Il suicidio dei kamikaze corrisponde ad un atto suicidario-omicidario di tipo altruistico: si immola per salvare l’imperatore, la sua terra, la sua patria

Enrico Magni
Quello della globalizzazione economica, informatica, mediatica è il terrore-globale caratterizzato da guerre regionali in quasi tutti i continenti e da uccisioni molecolari di massa. Sin da subito le governance mondiali sono state incapaci di leggere le nuove contraddizioni e di produrre mappe cognitive in grado di rispondere a questi eventi. La risposta da una parte e dall'altra è sempre stata simmetrica: forza contro aggressione, aggressione contro forza, generando un processo permanente di scontro.
Le prime reazioni di fronte a quello che è accaduto a Parigi sono state di paura, stupore, incredulità, terrore, follia. Sono tutte espressioni che caratterizzano lo stato emozionale dell'individuo e del collettivo; anche la modalità suicidaria dell'aggressore si colloca all'interno di questo mondo emozionale.
Il suicidio può generarsi per un motivo egoistico come è quello ricattatorio/dimostrativo, altruistico come è quello passionale, anomico come è quello dell'esclusione sociale, psicosomatico come è quello causato da una malattia fisica o psichica oppure come è quello mistico-religioso che sollecita il desiderio di espiare il male per il bene. Tutte queste modalità suicidarie esprimono un bisogno di rinascita.
Il suicidio come rinascita nega la morte in sé, la morte è un passaggio necessario indispensabile per raggiungere una condizione più solida, consistente e forte del proprio Sé.
Il suicidio dei kamikaze corrisponde ad un atto suicidario-omicidario di tipo altruistico: si immola per salvare il suo imperatore, la sua terra, la sua patria.
Il pensiero magico-animistico è una modalità di pensare che appartiene a tutti gli individui di ogni latitudine e longitudini ed è presente in tutte le narrazioni cosmogoniche raccontate dalle grandi religioni.
Invece la dimensione illusionale è un prodotto della globalizzazione e interessa il cyberspazio. E' un pensiero magico-illusionale in cui la dimensione della realtà scompare e prevale la dimensione magica della resurrezione, dell'invincibilità.
La morte per il suicida-terrorista è un passaggio che superato potrà essere fonte di soddisfazione e di benessere. E' una morte in cui il bene dentro di Sé uccide l'altra parte di Sé che è espressione del male: la morte degli Altri e di Sé serve per purificarsi.
Ciò che conta per il suicida-omicida è l'illusione che l'atto compiuto causerà un evento così forte e ridondante da coinvolgere ogni angolo della terra: la globalizzazione è funzionale a questo gioco illusionale.
La morte corrisponde di più alla rappresentazione magica-illusionale del risorgere. Per il suicida-omicida è il risarcimento per aver compiuto un atto benevolo. Non è come per il suicida anomico che si vendica perché è annienta nell'anonimato dalla sua società di appartenenza.
Prima della globalizzazione certi accadimenti si limitavano a essere rievocati soltanto in uno spazio territoriale ben delimitato. Oggi lo spazio non è il territorio ma è il cyber.
E' il cyberspaziale ad offrire a questi suicidi-omicidi il potere illusionale di possedere lo strumento di conquista del mondo che è l'espressione massima dell'onnipotenza.
Il suicida-omicida illusionale lo fa per risorgere come soggetto purificato in un regno di gioia.
E' questo paradosso mentale, questa elaborazione deformante che genera terrore.
dr. Enrico Magni