Olginate: non ancora chiuse le indagini su Alberto Villa. Il deep web? un bazar fetente

Alberto Vlla. A destra il Questore Gabriella Ioppolo e il capo della Squadra Mobile
Marco Cadeddu con parte del materiale sequestrato nell'abitazione dell'olginatese
Marco Cadeddu con parte del materiale sequestrato nell'abitazione dell'olginatese
“Dalla prima analisi e dalle risultanze investigative già acquisite – è scritto nel comunicato diffuso dalla Polizia a seguito dell’arresto – è emerso con chiarezza che Villa Alberto gestiva, di fatto, da casa sua un traffico internazionale di sostanza stupefacente, nonché altre attività criminali online utilizzando tuttavia non la tradizionale rete internet bensì il deep web”.

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Una cosa quindi va precisata fin da subito: entrare in quel “sottobosco” del deep web oltre ad essere piuttosto facile non è nemmeno illegale seppur lo stesso sia stato definito “il lato oscuro del web”. “In effetti, addentrandosi nei meandri del deep web si ha la sensazione di trovarsi in un surreale bazar, affollato e maleodorante, fatto di bancarelle sulle quali è possibile trovare di tutto” argomenta l’ufficiale, autore di una serie di articoli sul tema di cui uno dei più recenti, datato agosto 2015, è fruibile cliccando qui. “Una sorta di market place dell’incredibile, ove nulla è proibito; tutto è progettato per essere libero da regole e dove venditori provenienti da ogni parte del pianeta, privi di scrupoli, sono pronti a contrattare su tutto”. Il deep web diventa così il regno dei pedofili ma anche il luogo “immateriale” dove assoldare, per esempio, un killer o dove acquistare facilmente armi e droga. Proprio questo mondo, stando alle risultanze emerse nel corso dell’indagine, parrebbe essere l’ambiente nel quale – dallo “studio” con più pc di ultimo modello e stampanti, anche 3D, allestito nella sua abitazione – operava Alberto Villa, acquistando partite di coca purissima da tagliare e reimmettere sul mercato – anche con spedizioni fuori dai confini nazionali, come dimostrato da plichi in partenza per l’Austria e l’Australia – al dettaglio.
“Riteniamo che anche la pistola (una calibro 9x18 con matrice abrasa di fabbricazione austriaca ndr) trovata nel corso della perquisizione sia stata acquistata nel deep web” aveva sostenuto durante la conferenza stampa il numero uno della Squadra Mobile Marco Cadeddu a cui spetterà ora arrivare alla quadratura del cerchio prima del fine indagini, quando la vicenda si trasferirà nelle aule giudiziarie.
A.M.