Calolzio, incontro con don Rizzi: 'anche la chiesa ascolti le richieste degli immigrati'
La parrocchia di Calolzio si interroga sul tema della migrazione: un fenomeno che pone domande e chiede risposte anche alla Chiesa.
"Papa Francesco ha detto che il volto dei profughi è il volto di Gesù: ma quanti di noi quando incrociano uno straniero pensano di avere di fronte agli occhi il volto di Cristo?" è stata la provocazione del sacerdote. "Migranti e rifugiati oggi ci interrogano profondamente ma spesso rimaniamo insensibili, ci dispiace forse della loro sofferenza ma pensiamo che non sia affar nostro".
"Quando guardiamo al fenomeno della migrazione - e dunque non solo ai richiedenti asilo - non dobbiamo però vederlo esclusivamente come una problematicità: il migrante non è solo una persona in una condizione di fragilità. Certo non avendo reti famigliari gli stranieri sono a rischio, ma sono anche una risorsa per il paese. Non dimentichiamo che l'imprenditoria più attiva è proprio quella degli immigrati, generalmente più intraprendenti degli italiani proprio perché non hanno quasi nulla da perdere. Inoltre ci sono interi settori che oggi sono in mano agli stranieri: penso ad esempio alla cura delle persone anziani o con problematiche che abbiamo affidato quasi interamente a immigrati, che svolgono lavori come badanti e colf. E' interessante notare come spesso abbiamo paura degli stranieri ma allo stesso tempo abbiamo deciso di affidare loro i nostri affetti più cari" ha continuato don Massimo. "Non dimentichiamo mai che si parte non solo perché si fugge da qualcosa: si può partire anche in cerca di qualcosa. Chi di noi non vuole una vita migliore?".
La Diocesi di Bergamo ad esempio ha istituito delle vere e proprie missioni in città con sacerdoti originari di altri paesi o missionari per dare la possibilità ai cattolici che provengono da altre nazioni di vivere la loro fede nella propria lingua e anche con le proprie tradizioni e i propri modi di fare.
Il parroco Don Giancarlo con don Massimo
Di questo nei giorni scorsi si è discusso con don Massimo Rizzi, direttore dell'ufficio per il dialogo tra le religioni e della pastorale dei migranti della diocesi di Bergamo, ospite all'interno del ciclo di incontri con "donne e uomini di Carità"."Papa Francesco ha detto che il volto dei profughi è il volto di Gesù: ma quanti di noi quando incrociano uno straniero pensano di avere di fronte agli occhi il volto di Cristo?" è stata la provocazione del sacerdote. "Migranti e rifugiati oggi ci interrogano profondamente ma spesso rimaniamo insensibili, ci dispiace forse della loro sofferenza ma pensiamo che non sia affar nostro".
"Quando guardiamo al fenomeno della migrazione - e dunque non solo ai richiedenti asilo - non dobbiamo però vederlo esclusivamente come una problematicità: il migrante non è solo una persona in una condizione di fragilità. Certo non avendo reti famigliari gli stranieri sono a rischio, ma sono anche una risorsa per il paese. Non dimentichiamo che l'imprenditoria più attiva è proprio quella degli immigrati, generalmente più intraprendenti degli italiani proprio perché non hanno quasi nulla da perdere. Inoltre ci sono interi settori che oggi sono in mano agli stranieri: penso ad esempio alla cura delle persone anziani o con problematiche che abbiamo affidato quasi interamente a immigrati, che svolgono lavori come badanti e colf. E' interessante notare come spesso abbiamo paura degli stranieri ma allo stesso tempo abbiamo deciso di affidare loro i nostri affetti più cari" ha continuato don Massimo. "Non dimentichiamo mai che si parte non solo perché si fugge da qualcosa: si può partire anche in cerca di qualcosa. Chi di noi non vuole una vita migliore?".
La Diocesi di Bergamo ad esempio ha istituito delle vere e proprie missioni in città con sacerdoti originari di altri paesi o missionari per dare la possibilità ai cattolici che provengono da altre nazioni di vivere la loro fede nella propria lingua e anche con le proprie tradizioni e i propri modi di fare.
P.V.