Lecco: la guerra 'entra nelle scuole' con il racconto della giornalista Barbara Schiavulli agli studenti di Badoni, Fiocchi, Parini e Rota

Corrispondente di guerra e scrittrice, irriducibile giornalista freelance, Barbara Schiavulli , la 'penna' che  da  ormai 20 anni racconta i fronti caldi di Medio Oriente, Africa e Asia Centrale, è intervenuta giovedì mattina presso l'Istituto "A.Badoni" di Lecco per raccontare agli studenti il volto 'muto' del conflitto, quello che i nostri giornali tacciono perché poco interessa, quello che si vive e si conosce per le strade, tra razzi che fischiano e mine che esplodono, tra kamikaze che saltano in aria e vittime senza più  nomi, cognomi né storie da vivere. 

Barbara Schiavulli

Autrice del libro  'La guerra dentro', il terzo dopo 'Le farfalle non muoiono in cielo'  (2005) e 'Guerra e guerra'  (2010),  la Schiavulli ha di fatto preso parte all'edizione 2016 del Festival di Leggermente mettendo gli alunni del 'Badoni', 'Fiocchi', 'Parini' e dell''Istituto Superiore Rota' di Calolziocorte, faccia a faccia con le storie di chi la guerra la subisce, trascinandoli grazie all'ausilio delle sue  testimonianze fotografiche nel 'vivo della morte', quella morte che sa di polvere da sparo, di sangue, di paura, ma sa anche di coraggio, di orgoglio, voglia di rinascere, voglia di resistere: è la speranza della gente, 'persone', ha sottolineato la giornalista, 'non numeri', come il cuore  apatico e le orecchie distratte si sono abituati a sentire.

La giornalista con una soldatessa americana

Percorrendo le strade di Iraq, Afghanistan, Israele, Palestina, Pakistan, Yemen, Sudan e altri, conoscendone la gente, intervistandone i politici, raccogliendo testimonianze, dando voce all'urlo muto delle donne e alle grida dei bambini, Barbara Schiavulli ha sfidato il pericolo e la sorte con la sola arma della penna. Il suo inchiostro ha  raccontato degli scontri tra Hamas e Israele, di quel 'boom' a Gerusalemme che significa una cosa sola, 'qualcuno si è fatto esplodere',  di quel macello fatto di sangue,  urla, ambulanze, pianti, pezzi di corpi sparsi per terra e squadre di ebrei ortodossi che li raccolgono ad uno ad uno, perché 'il corpo va seppellito intero'.

La professoressa Giovanna Soccio con Barbara Schiavulli

E poi, i funerali palestinesi; le autobombe in Iraq; i razzi di Hezbollah che cadono vicino; il massacro tra sciiti e sunniti; il numero di telefono scritto sul braccio perché 'la morte è dietro l'angolo e se arriva i parenti lo devono sapere'. E ancora. La droga, le sterminate coltivazioni di oppio in Iran e la gente che 'si fa' liberamente nei quartieri;  le mine dappertutto, le schegge dei bombardamenti che colpiscono chiunque nei paraggi; Kabul, la capitale afghana che è da sempre sotto assedio ma non cede mai a nessuno;  il burqa obbligatorio durante il regime Talebano, il velo che rimane per la gelosia dei mariti, per la 'sicurezza' delle mogli, la furbizia delle ragazze di iraniane che lo indossano colorato.

Il preside Angelo De Battista e la professoressa Giovanna Soccio

E poi ancora le donne, storie di vita condannate: le violenze inflitte dai consorti, i pestaggi, l'acido versato sulle adultere, i nasi tagliati, le prigioni femminili che diventano l'unico luogo sicuro, la volontà di rimanerci per sfuggire alla furia dei mariti, la loro preghiera disperata ai giornalisti: "raccontatelo, così forse non accadrà più".  Una speranza, un'utopia, un'illusione anche nei paesi più 'moderni, eppure, un dovere.
Attenti, incuriositi, impressionati, gli studenti degli istituti lecchesi hanno ascoltato i racconti di Barbara Schiavulli avvolti in un silenzio rispettoso.  L'ultima parte delle due ore di intervento è stata poi dedicata alle domande: molte, quelle pervenute, espressione di un interesse giovanile che non è morto, ma va a dovere stimolato. "Nel suo libro scrive che 'non ci sono vite inutili, solo vite sprecate se non si decide di fare qualcosa per migliorarle'. Cosa possiamo fare allora noi?", ha domandato uno degli alunni. "Tenetevi  informati, scoprite il mondo che vi sta attorno. L'ignoranza non ha mai salvato nessuno, e non vi rende partecipi di questa società", ha risposto la scrittrice alludendo ad una colpa da dividere a metà: "Nei giornali italiani c'è molta ignoranza in materia di Esteri, ma voi dovete pretendere di ricevere un'adeguata informazione. Quando non ci si accorge più di quello che succede nel mondo significa che qualcosa non va: oggi voi ragazzi non manifestate più, eppure dovreste essere  arrabbiati a morte! Contro la violenza bisogna scendere in campo, bisogna 'fare casino' ".

Infine, il quesito più personale: 'Ha mai paura? Chi glie lo fa fare di rischiare così tanto?':  "A volte fa paura, ma è una paura che ti aiuta a non fare stupidaggini, che non ti paralizza. Poi pensi alle storie della gente, alle persone che ti hanno di raccontare: capisci lì che devi andare fino in fondo" ha concluso senza esitazioni.
Giulia Achler
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