Lecco: cuore e diabete, un incontro sulla prevenzione e i nuovi sviluppi terapeutici
Cuore e diabete, due elementi strettamente interconnessi tra loro. E' stato il tema al centro dell'incontro che si è tenuto nei giorni scorsi presso l'aula magna dell'ospedale Manzoni di Lecco. In "cattedra" sono saliti il dottor Pier Franco Ravizza, responsabile del Centro Riabilitativo Cardiologico dell'ospedale lecchese e il dottor Gianni Balza, diabetologo del presidio di via dell'Eremo.
Prendendo in prestito le parole del primo professionista, "il miglior diabete è quello che riusciamo ad evitare": la dieta quotidiana e un sano esercizio fisico sono una prevenzione fondamentale ma nuovi sviluppi terapeutici, sempre più innovativi, si stanno affacciando nella cura di questa malattia cronica che porta a un'elevazione impropria del livello di glicemia nel sangue.
"L'inadeguatezza metabolica del pancreas parte molto tempo addietro, fino a vent'anni prima: in questo tempo, è lecito pensare che se tengo sotto controllo i fattori di rischio e obesità, faccio qualcosa di utile per evitare lo sviluppo del diabete. Quando la malattia inizia ci sono già la pressione alta, le anomalie dell'elettrocardiogramma, l'alterazione della circolazione nelle arterie periferiche. Il diabete e i danni cardiovascolari sono interconnessi: nei diabetici si è registrato 30-40% di morte in più rispetto ai non diabetici perchè la malattia altera la struttura basale portando danni in tutti i tessuti" ha proseguito il medico, illustrando come, tra l'altro, la presenza di fattori di rischio possa moltiplicare il rischio di morte cardiovascolare.
Oltre a praticare almeno una mezz'ora di attività fisica aerobica quotidiana, sarebbe importante conoscere l'indice glicemico (definita come il rapporto tra la glicemia misurata dopo il consumo di un alimento e quella misurata dopo un carico standard, moltiplicato per cento) degli alimenti e mettere in pratica il suo utilizzo nella dieta. Occorre però fare una distinzione con il carico glicemico, vale a dire l'indice glicemico corretto per la quantità di alimento. L'indice glicemico varia in base al tipo di alimento, ma il carico di una pietanza dipende da qualità e quantità dell'alimento: per esempio, i cibi ad alto contenuto glicemico possono essere assunti, ma in quantità limitata, mentre cibi con un indice glicemico contenuto possono incidere parecchio sulla glicemia se assunti in grandi quantità.
"Il diabete è una malattia metabolica che deve essere curata perché diventa una malattia cardiovascolare con rischio di ictus, infarti..." ha esordito il diabetologo, precisando come la "terapia debba prendere in considerazione in maniera sartoriale un paziente". Una terapia su misura, dunque, per il diabete di tipo 2 che rappresenta oltre il 95% della popolazione diabetica. Sono quasi una decina le cause di malfunzionamento degli organi che portano, come risultato finale, alla malattia.
Attualmente sono cinque gli ipoglicemizzanti orali prevalentemente utilizzati per il trattamento della malattia: biguanidi (metformina), sulfaniluree, glinidi, inibitori di alfa-glucosidasi e glitazoni (pioglitazone). Sono però apparsi nuovi farmaci che vanno ad agire sulle incretine, ormoni di cui i diabetici sono carenti. "Il cibo che entra nell'intestino quando mangiamo stimola la produzione di questi ormoni che a loro volta stimolano la produzione del 50% di insulina" ha spiegato il diabetologo. Due sono le classi di farmaci in commercio che agiscono diversamente sulle incretine: quelli orali, che riducono la distruzione di quello che viene prodotto con il cibo e le iniezioni sottocute, considerate la variante sintetica dell'ormone che il diabetico produce in quantità ridotta. "Le nuove terapie sono molto efficaci nel ridurre la glicemia e il peso e sono sicure nei confronti dell'ipoglicemia" ha detto Balza, facendo conoscere anche il glifozine che riduce la glicemia aumentandone la secrezione con la diuresi.
Prendendo in prestito le parole del primo professionista, "il miglior diabete è quello che riusciamo ad evitare": la dieta quotidiana e un sano esercizio fisico sono una prevenzione fondamentale ma nuovi sviluppi terapeutici, sempre più innovativi, si stanno affacciando nella cura di questa malattia cronica che porta a un'elevazione impropria del livello di glicemia nel sangue.
Il dr. Ravizza
"L'inadeguatezza metabolica del pancreas parte molto tempo addietro, fino a vent'anni prima: in questo tempo, è lecito pensare che se tengo sotto controllo i fattori di rischio e obesità, faccio qualcosa di utile per evitare lo sviluppo del diabete. Quando la malattia inizia ci sono già la pressione alta, le anomalie dell'elettrocardiogramma, l'alterazione della circolazione nelle arterie periferiche. Il diabete e i danni cardiovascolari sono interconnessi: nei diabetici si è registrato 30-40% di morte in più rispetto ai non diabetici perchè la malattia altera la struttura basale portando danni in tutti i tessuti" ha proseguito il medico, illustrando come, tra l'altro, la presenza di fattori di rischio possa moltiplicare il rischio di morte cardiovascolare.
Il dr. Balza
Oltre a praticare almeno una mezz'ora di attività fisica aerobica quotidiana, sarebbe importante conoscere l'indice glicemico (definita come il rapporto tra la glicemia misurata dopo il consumo di un alimento e quella misurata dopo un carico standard, moltiplicato per cento) degli alimenti e mettere in pratica il suo utilizzo nella dieta. Occorre però fare una distinzione con il carico glicemico, vale a dire l'indice glicemico corretto per la quantità di alimento. L'indice glicemico varia in base al tipo di alimento, ma il carico di una pietanza dipende da qualità e quantità dell'alimento: per esempio, i cibi ad alto contenuto glicemico possono essere assunti, ma in quantità limitata, mentre cibi con un indice glicemico contenuto possono incidere parecchio sulla glicemia se assunti in grandi quantità.
"Il diabete è una malattia metabolica che deve essere curata perché diventa una malattia cardiovascolare con rischio di ictus, infarti..." ha esordito il diabetologo, precisando come la "terapia debba prendere in considerazione in maniera sartoriale un paziente". Una terapia su misura, dunque, per il diabete di tipo 2 che rappresenta oltre il 95% della popolazione diabetica. Sono quasi una decina le cause di malfunzionamento degli organi che portano, come risultato finale, alla malattia.
Attualmente sono cinque gli ipoglicemizzanti orali prevalentemente utilizzati per il trattamento della malattia: biguanidi (metformina), sulfaniluree, glinidi, inibitori di alfa-glucosidasi e glitazoni (pioglitazone). Sono però apparsi nuovi farmaci che vanno ad agire sulle incretine, ormoni di cui i diabetici sono carenti. "Il cibo che entra nell'intestino quando mangiamo stimola la produzione di questi ormoni che a loro volta stimolano la produzione del 50% di insulina" ha spiegato il diabetologo. Due sono le classi di farmaci in commercio che agiscono diversamente sulle incretine: quelli orali, che riducono la distruzione di quello che viene prodotto con il cibo e le iniezioni sottocute, considerate la variante sintetica dell'ormone che il diabetico produce in quantità ridotta. "Le nuove terapie sono molto efficaci nel ridurre la glicemia e il peso e sono sicure nei confronti dell'ipoglicemia" ha detto Balza, facendo conoscere anche il glifozine che riduce la glicemia aumentandone la secrezione con la diuresi.
Michela Mauri