Lecco: dentro la proposta di concordato della Pietro Carsana. Una vittoria di Pirro, una stranezza e debiti per 75 milioni di €

Ad una settimana esatta dall'adunanza dei creditori - tenutasi giovedì scorso all'interno dell'ufficio del giudice Giordano Lamberti, sostituto del delegato Dario Colasanti impegnato in altra attività - proponiamo ai nostri lettori un "breve ma intenso" excursus sull'Impresa Pietro Carsana. Si tratta di una panoramica sulla storica attività con sede in via Gorizia a Lecco tracciata sfogliando la proposta di concordato datata 14 dicembre 2015, a firma del legale rappresentante dell'azienda, la signora Alessandra Carsana e degli avvocati Marina Pezza, Roberto Lupone, Carlo Manzoni e Giovanni Colombo, fruibile sul Portale dei Fallimenti del Tribunale di Lecco (chiaramente nelle sezione dedicata alla "altre procedure"), la stessa al momento sottoposta alla valutazione dei creditori che - dopo i chiarimenti ricevuti sette giorni fa dall'avvocato Marco Scaranna, commissario giudiziale insieme al commercialista dr. Silvio Giombelli - hanno ora tempo fino al 4 maggio per esprimere il proprio voto. "In ballo", al momento, vi è infatti l'omologazione del piano.

La sede di via Gorizia a Lecco
Vanta una lunga storia l'impresa di costruzioni Carsana. Sorta come ditta individuale per iniziativa del fondatore Pietro, nel 1947, nel pieno fermento della ricostruzione postbellica, divenne società in nome collettivo nel 1965 per trasformarsi a responsabilità limitata nel 1981. Nel 2008 la società Ci.Pi. Spa, facente capo a Alessandra Carsana, è stata incorporata nell'Impresa Carsana.
Il capitale sociale è oggi di 2 milioni e 500 mila euro: il 70% è nelle mani della Fondazione Carsana, costituita nel 2009 da Alessandra Carsana per perseguire finalità di pubblica utilità nell'ambito della beneficenza, dell'assistenza e della formazione professionale, di cui è esempio il progetto "Imparare a lavorare", e dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese; il restante 30% fa riferimento direttamente ad Alessandra Carsana. Quest'ultima presiede il Consiglio di Amministrazione ed è consigliere con tutti i poteri, ricevendo, un compenso pari a 175 mila euro. Gli altri amministratori sono Daniele Conti, che è pure direttore generale, con poteri di firma fino a un milione di euro e un compenso di 15 mila euro e il professor Marco Saverio Spolidoro, avvocato e docente di diritto societario all'Università Cattolica di Milano, che viene retribuito con 10 mila euro all'anno.
Il Collegio sindacale, dal costo annuo di 29 mila euro, è presieduto da Rosita Forcellini di Lecco - da ottobre 2015 sostituisce il ragionier Luigi Balderacchi -  e vi siedono Attilio Picolli di Milano e Paolo Ripamonti di Lecco.
La Carsana si occupa di costruzioni civili, industriali e monumentali e della loro compravendita. L'oggetto sociale reca inoltre i lavori stradali e di demolizione, interventi ferroviari, acquedotti, gasdotti, oleodotti e fognature.

I bilanci
Il bilancio del 2011 si è chiuso con un utile di 967 mila euro, sceso l'anno successivo a 535 mila euro. Nel 2013 i conti hanno segnato un avanzo di 657 mila euro, rimasti in attivo, anche se ridotti, pure nel 2014: ultimo anno positivo a 224 mila euro, quando il consolidato del gruppo non faceva registrare scostamenti, visto che il valore della partecipazione nella controllata Realizzazioni Immobiliari è pari all'iscrizione a bilancio della controllante. Già nel 2014 le avvisaglie della crisi si erano manifestate tanto che i vertici aziendali avevano prospettato una progressiva riduzione delle esposizioni nel settore immobiliare e dei lavori stradali a vantaggio dei cantieri conto terzi. In quell'anno si iniziava a parlare di riduzione degli impiegati e di cassa integrazione. L'attivo patrimoniale nel 2014 è stato indicato in oltre 113 milioni di euro. I debiti scaduti superiori a 500 mila euro.

La Cassa Integrazione
Nella domanda di concordato presentata in Tribunale a Lecco lo scorso anno, l'Impresa Carsana dichiarava di avere 138 dipendenti, di cui 90 operai, 5 dirigenti, un quadro e 42 impiegati.
Nella seconda parte del 2015 la società ha chiesto e ottenuto dapprima la Cassa ordinaria di 13 settimane per 25 dipendenti, poi la Cassa straordinaria per crisi improvvisa per tutti i dipendenti. Attualmente tutti i dipendenti ancora in pancia all'azienda sono in Cassa integrazione e nessuno di loro lavora. Il destino della società è infatti la liquidazione. Insomma, tutti i beni saranno venduti per tentare di pagare, quanto più possibile, i creditori.

La revoca del Banco di Desio e la vittoria di Pirro contro Mosa
A generare la crisi finanziaria è stata la repentina riduzione dell'attività, conseguenza della crisi generale che attraversa l'economia del Paese e che colpisce in particolare modo il mondo dell'edilizia. In particolare a fare deflagrare la situazione è stato l'inadempimento di un cliente che non è stato in grado di far fronte agli impegni presi con Carsana. Dal canto suo, la società lecchese, pur avendo a disposizione moti beni immobili, avrebbe potuto mettere in liquidazione parte del patrimonio per fronteggiare i creditori ma i tempi lunghi di realizzo e l'entità dei debiti hanno fatto propendere per una soluzione drastica.
Se a far scattare lo stato di tensione finanziaria sono stati alcuni decreti ingiuntivi emessi contro la società guidata da Alessandra Carsana dai creditori - vale 32 mila euro quello notificato da Gusella Group Srl e 17 mila quello chiesto da Emmezeta Srl - il colpo di grazia è stata la revoca degli affidamenti per un milione e 335 mila euro che il Banco di Desio Spa ha comunicato il 29 settembre 2015. Probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma non solo: decisivo è stato l'esito dell'appalto per il cantiere in via Pecori Giraldi a Milano, di proprietà di Mosa Srl. Almeno secondo lo studio legale R&A di Milano, che ha curato la domanda di concordato della Carsana, il quale afferma che l'interruzione dei pagamenti da parte della Mosa Srl, con contestazioni pretestuose, ha costretto la Carsana a ricorrere ad un complesso arbitrato che ha condannato la Mosa al pagamento di oltre 3 milioni e mezzo di euro, a cui si aggiunge un secondo credito per oltre 500 mila euro per altre opere svolte. Ma è stata una vittoria di Pirro: l'esito favorevole del giudizio è servito a poco all'impresa di via Gorizia, visto che non più tardi di un mese dalla decisione degli arbitri la Mosa ha presentato domanda di concordato preventivo, vanificando ogni tentativo di Carsana di recuperare i rilevanti crediti.

Il padiglione della Coca Cola a Expo 2015
Appalti dall'Università Cattolica e da Coca Cola

Tra i più rilevanti contratti di appalto stipulati dalla Carsana, spiccano quelli per la realizzazione di una casa di riposo a Civo per quasi 9 milioni di euro, per gli interni di un palazzo in via Arrighi a Milano con Bracco Imagining Spa del valore di 8 milioni e 600 mila euro e per un palazzo di corso Indipendenza a Milano facente capo a H2A property Srl per quasi 10 milioni di euro.  Di valore inferiore ma pur sempre cantieri significativi quelli di Cama Srl per la costruzione di edifici residenziali in via Adamello a Lecco per un milione e 400 mila euro, delle Suore di Santa Croce per la loro casa di Besozzo per 2 milioni e 700 mila euro, con l'Università Cattolica di Milano per il restauro di un edificio per complessivi un milione e mezzo di euro. Tra gli appalti figura anche quello concluso con Coca Cola, per la costruzione e lo smontaggio del padiglione di Expo 2015. A causa della crisi, la demolizione non è stata più eseguita da Carsana, che secondo i commissari avrebbe diritto a ricevere dalla multinazionale ancora 187 mila euro.

Il Palazzo da 19 milioni di euro in Piazza Cairoli

L'Impresa Pietro Carsana e C. S.r.l. detiene l'intera partecipazione sociale della Pietro Carsana Realizzazioni Immobiliari S.r.l., data in pegno a banca Unicredit a garanzia di un finanziamento alla controllata di oltre 14 milioni di euro.
Questa società del gruppo è stata costituita per portare a termine un'operazione di acquisto di un importante immobile in centro a Milano.
Rientrata per il maggior peso del debito, la Realizzazioni Immobiliari, costituita deve restituire all'istituto guidato da Federico Ghizzoni poco più di un milione e 700 mila euro.
La creazioni di Realizzazioni Immobiliari risale a novembre 2013, un anno e mezzo dopo che la Carsana aveva firmato il preliminare di acquisto con Finteco Spa del palazzo milanese di via Cusani 18, a due passi dal Castello Sforzesco, tra piazza Cairoli e Foro Bonaparte.
Prezzo dell'acquisto 19 milioni di euro. 6 versati al preliminare, un altro milione entro la fine del 2012 e il resto a rogito.
Contestualmente al preliminare di vendita, Finteco ha affidato a Carsana i lavori di risanamento conservativo del palazzo per 3 milioni e 800 mila euro che da lì a poco sarebbe passato nelle mani della stessa realtà lecchese. Quel che appare strano dell'affare immobiliare è che il venditore affidi alla stessa società che acquista la ristrutturazione del palazzo. Un po' come se prima di vendere casa il proprietario affidi al suo compratore il rifacimento del parquet. Un'inusuale appendice che non brilla per linearità.
Tuttavia al rogito non ci va l'Impresa Carsana ma la Realizzazioni Immobiliari, nel frattempo messa in piedi da Carsana e finanziata da Unicredit con un'iniezione da 14 milioni di euro. Denari tutti garantiti con un pegno su tutte le quote della Realizzazioni Immobiliari e un'ulteriore garanzia dell'Impresa Carsana. E, ovvviamente, un'ipoteca sul palazzo.
L'operazione che, nonostante i tempi e a dispetto della situazione complessiva, brilla per lungimiranza e risultati.

75 milioni di debiti, 24 i privilegiati e 45 senza garanzie
Complessivamente il passivo privilegiato arriva a 24 milioni di euro a cui si sommano quasi 6 milioni di crediti in prededuzione.
Quanto ai privilegiati, ai crediti delle banche si sommano interessi, importi connessi alla Cassa integrazione e, ovviamente, quanto dovuto a dipendenti, artigiani e professionisti. A dicembre 2015 la Carsana doveva corrispondere complessivamente ai propri dipendenti circa 1 milione e mezzo di euro oltre a 455 mila euro a Inps e Cassa edile, 260 mila euro verso i professionisti e 3 milioni e 200 mila euro verso artigiani e aziende agricole. I debiti per tributi e enti locali, anch'essi privilegiati, ammontavano a circa 300 mila euro. Ma la fetta più grossa del privilegio è delle banche, con 15 milioni e 555 mila euro.
Tra i privilegiati troviamo il Credito Valtellinese che vanta da Carsana circa 9 milioni di euro, 875 mila euro spettano al Credito Bergamasco, 344 mila è quanto pretende Bnl, circa 5 milioni e 200 mila euro il credito di Intesa San Paolo. Questi importi sono stati concessi di volta in volta dagli istituti per operazioni immobiliari per le quali è stata iscritta ipoteca.
Il buco non finisce certo con i privilegiati: guardando i crediti chirografari, quelli cioè che non sono assistiti da garanzie e pertanto svantaggiati nella distribuzione di quanto si ricaverà dalla liquidazione, si contano 45 milioni e 534 mila euro. Anche qui la fetta maggiore è delle banche che hanno un esposizione per 23,7 milioni di euro. Il debito non privilegiato verso i fornitori ammonta invece a 15 milioni e 125 mila euro. Oltre 2 milioni i debiti non privilegiati per anticipi e caparre, 3,1 milioni verso le società controllate

La liquidazione: 30 milioni dagli immobili, 12 da crediti, partecipazioni e attrezzature
Tutto quanto in proprietà all'Impresa Carsana sarà venduto per pagare l'enorme massa di debiti. Si stima che il patrimonio immobiliare Carsana possa fruttare 30 milioni di euro. Mentre il realizzo di attrezzature e altri beni mobili dovrebbero assestarsi attorno a 1,7 milioni.
Dai crediti verso clienti, secondo una stima prudenziale, il concordato potrebbe ottenere 5,2 milioni di euro, e mezzo milione da altri crediti.
In totale la liquidazione dovrebbe portare nelle casse del concordato 42 milioni e 380 mila euro.
Ma vediamo più nel dettaglio quali sono gli immobili in pancia all'Impresa Carsana. Oltre un milione e mezzo è il valore di appartamenti e box in corso Matteotti e via Papa Giovanni XXIII, a Lecco. Superiore ai 5 milioni di euro la stima di uffici, appartamenti e box in via Gorizia, via Panigada e via Fritsch, sempre a Lecco. In passato Carsana aveva proposto ad alcuni fornitori il pagamento in natura: i creditori, secondo gli accordi, avrebbero avuto in permuta appartamenti e box. Ma ora, con il concordato questi preliminari perderanno di validità. Per rispettare la parità di trattamento dei creditori, i quali dovranno ricevere la stessa percentuale di credito, i commissari Marco Scaranna e Silvio Giombelli chiederanno al Tribunale lo scioglimento dei vecchi accordi.
Anche la sede sociale di via Gorizia sarà messa all'asta. L'immobile, raffinato quanto essenziale, dove si trova anche l'asilo nido dedicato ai figli dei dipendenti, è attualmente in leasing. Il concordato prevede versare poco più di 600 mila euro a Alba Leasing, società che è subentrata al Credito Valtellinese che aveva stipulato il contratto, che corrispondono ai canoni residui e al riscatto. Dal 2006, quando Carsana aveva firmato il contratto di locazione finanziaria, ha versato circa 4 milioni. Poiché si pensa che dalla vendita del palazzo si possa ricavare circa 5 milioni di euro, la scelta è stata quella di riscattare il bene per poi metterlo in vendita.
A bilancio Carsana si trovano alcuni negozi in via Mascari a Lecco per 155 mila euro, due appartamenti a Cantù per 412 mila euro, un appartamento a Mariano Comense per 136 mila euro e un appartamento a in via Palestro a Lecco per 285 mila euro.
Poco meno di 6 milioni sono stimate le cinque ville di viale Penati a Malgrate, di cui solo due completate e date in affitto. In viale Gorizia a Lecco si trovano alcuni immobili non completati, del valore di 5 milioni e 600 mila euro. Alcuni di questi erano stati promessi in cessione ai fornitori, ma anche in questo caso i preliminari saranno con tutta probabilità risolti.
Oltre 4 milioni è il valore della partecipazione totalitaria alla società Realizzazioni Immobiliari che ha in pancia parte dell'immobile di via Cusani a Milano.
In portafoglio la Carsana ha inoltre 16mila azioni di Banca Popolare di Sondrio, per un valore di 65 mila euro e fondi Arca paesi emergenti per circa 70 mila euro.
Circa 9 milioni e 200 mila euro è quanto, a fine 2015, la società aveva diritto a incassare per i lavori eseguiti o in corso ma prudenzialmente si stima che i commissari riusciranno a recuperare poco più di 5 milioni di euro.

Le previsioni di pagamento: il 27% ai chirografari
Saranno sicuramente pagati tutti i soggetti che a vario titolo intervengono nell'esecuzione del piano concordatario. Si tratta di un costo di poco superiore a 1,3 milioni di euro. Complessivamente, tra creditori privilegiati e crediti in prededuzione, verranno corrisposti 30 milioni di euro.
Considerato che dalla liquidazione, una volta pagati privilegiati e crediti in prededuzione, rimarranno circa 12 milioni di euro, il resto dei creditori, che avrebbe diritto ad ottenere oltre 45 milioni di euro, dovrà accontentarsi del 27,15% di quell'importo.
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