Lecco: la Basilica gremita per l'ultimo saluto ad Anna Licini, combattiva e sorridente fino alla fine. 'Arrivederci occhi blu'

"Arrivederci occhi blu". Così gli amici nel pomeriggio odierno hanno salutato la "piccola" Anna Licini, strappata alla vita a soli 24 anni da quel brutto male che già l'aveva privata della possibilità di crescere avendo affianco la propria mamma - che alle cure, preferì il portare a termine la gravidanza in corso per poter stringere a sé, anche se per pochissimo tempo, la sua terza figlia - e contro il quale ella stessa aveva già combattuto in tenera età.

Da tempo non si vedeva per una cerimonia pubblica una Basilica così gremita. Ma l'addio ad Anna, ha catalizzato la commozione di cittadini d'ogni età colpiti tanto dalla storia della sua vita che dalla sua morte.
Già a tre anni la lecchese è stata colpita dalla stesso tumore osseo che l'aveva resa orfana di madre e da quel giorno è stato un calvario scandito da illusioni e da improvvise ricadute. Terapie dure da sopportare ma Anna era una ragazza coraggiosa e tosta al punto da percorrere una carriera scolastica che l'ha condotta alla laurea in psicologia, una passione che voleva fortemente diventasse la sua professione. Poi quando il male sembrava debellato, si è trovata immersa in una lotta impari che l'ha condotta alla morte.

Anna Licini

La giovane non ha però mai perso il sorriso, anche nei momenti più bui, come ricordato da due ragazze salite all'altare al termine delle funzione funebre presieduta da monsignor Cecchin il quale, rammentando di aver perso anch'egli un fratello poco più che ventenne per colpa di un incidente stradale, non ha esitato a sostenere come la vita sia un mistero e come sia proprio "la sofferenza degli innocenti ad interrogare ogni uomo ed ogni donna credenti" spiegando infine, dopo aver citato le letture selezionate per l'occasione, come "la morte senza senso diventa donazione" e come "Gesù è la risposta", invitando a fare del momento del dolore il momento del ricordo per poi affermare come, in dinnanzi alla crisi, anche valoriale, come quello che stiamo vivendo, la nostra società abbia "bisogno di persone come Anna".
Alla 24enne il prevosto ha affidato dunque tutti i suoi famigliari e tutti i giovani il cui pensiero, anche quest'oggi, è volato ai tanti progetti rimasti tali perché la malattia non ha concesso alla lecchese il tempo per realizzarli. "Nessuno di noi vorrebbe essere qui a salutarti" hanno ammesso gli amici ringraziando poi pubblicamente Anna per gli anni trascorsi insieme, per la sua autenticità e la sua allegria ma anche per i momenti tristi che li hanno avvicinati a lei. Un grazie è stato rivolto alla ragazza "per averci insegnato a guardare le cose con un punto di vista diverso" così come "per averci insegnato a lottare".

Un applauso ha così salutato il feretro all'uscita della Basilica dove i presenti si sono stretti attorno al papà Franco, noto medico lecchese, ai fratelli Pietro e Marta nonchè ai nonni e agli zii tra i quali Chiara, l'avvocato che ha curato Anna come una figlia dopo la scomparsa dell'amata sorella, madre della ragazza ai tempi ancora bambina. "Le sono stata affianco ogni giorno della sua malattia e da lei ho ricevuto una lezione che mi resterà per sempre, anche se oggi mi pare che tutte le mie forze se ne siano andate con lei e non so davvero come potrò guarire la profonda ferita".
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