Lecco: la storia della statua di Alessandro Manzoni dal 1891 fino ad oggi
Subito dopo la morte di Alessandro Manzoni, avvenuta il 22 maggio 1873, il Consiglio comunale di Lecco, su proposta del sindaco Giuseppe Resinelli, si riunì d’urgenza (24 maggio) e deliberò di fare erigere un monumento al grande letterato che visse una parte della sua vita in città, dove aveva ambientato I Promessi Sposi, capolavoro del romanzo storico italiano. Furono stanziate 3.000 lire e si propose un comitato che rimase pressoché inattivo negli anni successivi.
Nel 1885, primo centenario dalla nascita di Manzoni, fu riproposto un Comitato presieduto da Antonio Stoppani che rilanciò il progetto per un monumento nazionale. Egli fu l’instancabile promotore del monumento all’amico letterato, così come lo fu per il monumento a Antonio Rosmini a Milano. L’appello nazionale, seguito da molteplici iniziative per la raccolta di fondi, lotterie, feste, spettacoli e conferenze, fruttò complessivamente 30.000 lire. Contribuirono i Sovrani d’Italia, il duca D’Aosta, Don Pedro d’ Alcantara, imperatore del Messico, molte città italiane e anche le colonie; Giuseppe Verdi fece una cospicua donazione, Ponchielli un concerto con la partecipazione di numerosi artisti.
Lo scultore incaricato Francesco Confalonieri aveva preventivato 31.000 lire per la statua e il basamento. Poiché era desiderio dei cittadini lecchesi di corredare il monumento con quattro altorilievi, si trovarono altri modi per aumentare le raccolte di fondi, compresa la richiesta di un oggetto personale alla Regina Margherita, la quale donò due grandi vasi giapponesi che fruttarono 900 lire. Si superarono complessivamente le 40.000 lire, che permisero di pagare lo scultore Confalonieri, la statua (Officina F.lli Barzaghi, Milano), i quattro rilievi (officina F.lli Romani, Milano), il basamento (Giuseppe Fumagalli, Lecco), la cancellata (Antonio Badoni, Castello di Lecco), il capomastro (Giuseppe Todeschini, Lecco), il direttore dei lavori (ing. Enrico Gattinoni, Lecco), i fuochi d’artificio e il palchetto per l’inaugurazione. L’architetto Cerruti e il pittore Induno diressero l’operazione.
Lo scultore ticinese Vincenzo Vela, visto il bozzetto sentenziò: “ Lecco potrà vantarsi di possedere un bel monumento”. Del resto era lui il riferimento di Confalonieri e di tanti scultori italiani.
Nel corso degli anni la posizione della statua ha subito alcune traslazioni, a causa delle diverse scelte viabilistiche cittadine e della copertura del Torrente Caldone.
Il monumento allo scrittore sorge al centro della piazza omonima in un’ampia aiuola spartitraffico, ma chissà se questa sarà la sua posizione definitiva: c’è chi ha proposto di creare una grande rotatoria tra Corso Martiri e viale Costituzione e posizionare al centro proprio la statua del letterato.
Nel 1885, primo centenario dalla nascita di Manzoni, fu riproposto un Comitato presieduto da Antonio Stoppani che rilanciò il progetto per un monumento nazionale. Egli fu l’instancabile promotore del monumento all’amico letterato, così come lo fu per il monumento a Antonio Rosmini a Milano. L’appello nazionale, seguito da molteplici iniziative per la raccolta di fondi, lotterie, feste, spettacoli e conferenze, fruttò complessivamente 30.000 lire. Contribuirono i Sovrani d’Italia, il duca D’Aosta, Don Pedro d’ Alcantara, imperatore del Messico, molte città italiane e anche le colonie; Giuseppe Verdi fece una cospicua donazione, Ponchielli un concerto con la partecipazione di numerosi artisti.
Lo scultore incaricato Francesco Confalonieri aveva preventivato 31.000 lire per la statua e il basamento. Poiché era desiderio dei cittadini lecchesi di corredare il monumento con quattro altorilievi, si trovarono altri modi per aumentare le raccolte di fondi, compresa la richiesta di un oggetto personale alla Regina Margherita, la quale donò due grandi vasi giapponesi che fruttarono 900 lire. Si superarono complessivamente le 40.000 lire, che permisero di pagare lo scultore Confalonieri, la statua (Officina F.lli Barzaghi, Milano), i quattro rilievi (officina F.lli Romani, Milano), il basamento (Giuseppe Fumagalli, Lecco), la cancellata (Antonio Badoni, Castello di Lecco), il capomastro (Giuseppe Todeschini, Lecco), il direttore dei lavori (ing. Enrico Gattinoni, Lecco), i fuochi d’artificio e il palchetto per l’inaugurazione. L’architetto Cerruti e il pittore Induno diressero l’operazione.
Lo scultore ticinese Vincenzo Vela, visto il bozzetto sentenziò: “ Lecco potrà vantarsi di possedere un bel monumento”. Del resto era lui il riferimento di Confalonieri e di tanti scultori italiani.
Nel corso degli anni la posizione della statua ha subito alcune traslazioni, a causa delle diverse scelte viabilistiche cittadine e della copertura del Torrente Caldone.
Il monumento allo scrittore sorge al centro della piazza omonima in un’ampia aiuola spartitraffico, ma chissà se questa sarà la sua posizione definitiva: c’è chi ha proposto di creare una grande rotatoria tra Corso Martiri e viale Costituzione e posizionare al centro proprio la statua del letterato.
