Slot: un Robin Hood all'incontrario

Ogni azione di contrasto alla diffusione delle slot va sostenuto e premiato.
A margine di questo vorrei fare una riflessione.
Nei prossimi giorni Lecco vedrà diverse iniziative sia Istituzionali che Associative su questo tema.
Una di queste ha uno slogan efficace: "Non giochiamoci il futuro", un progetto di prevenzione e contrasto al gioco d'azzardo finanziato dal Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci che tra i vari obiettivi ha quello di "monitorare la diffusione del gioco d'azzardo nelle sue varie forme tra i cittadini del territorio attraverso un questionario anonimo".
Io non so se questa specifica modalità porterà dei frutti, sono un poco scettico, ma i dati di oggi sono allarmanti.
E ogni azione è importante.
Non si può abbassare la guardia.
Le stime infatti parlano di un numero che varia dai 1700 ai 7500 giocatori patologici residenti in provincia e di un numero doppio di giocatori problematici, cioè coloro che utilizzano una parte significativa del proprio reddito per il gioco.
La spesa media annua a persona (neonati compresi) per il nostro territorio è di circa 1.400 euro e per un totale di oltre 460 milioni di euro. All'anno.
Ci sarebbero quindi - ci sono - soldi, per un sostegno all'assistenza, per la promozione della cultura, per la riduzione della povertà ect ect. In altre parole per il benessere diffuso. E invece finiscono in tasca ai ricchi.
Un travaso, un Robin Hood all'incontrario
Credo che il motore per un'efficace azione di sostegno per un contrasto efficace sia però non colpevolizzare chi gioca ma sostenerlo in percorsi di consapevolezza e, far argine a chi non gioca perché non lo faccia.
Io credo che un serio impegno civico doveroso vada nell'ordine di costruire e non decostruire, almeno il più delle volte.
Per questo per azioni di prevenzione e contrasto al gioco d'azzardo, credo vadano seguite anche altre strade e
coinvolgere una pluralità di attori.
Ognuno per la sua parte di responsabilità civica collettiva.
Le strade secondo me più concrete sono: Quella Istituzionale con i rapporti tra Enti ed esercenti, quella diretta ai clienti e quella alla stampa.
La prima è quella più limitata che vede l'Ente Comunale, tramite un apposito Atto, vietare la sponsorizzazione, i patrocini e tutti quei rapporti non obbligatori per Legge, con i soggetti che, dopo un percorso di consapevolezza e confronto reciproco, scelgono lo steso di tenere queste slot e, come forma più persuasiva, anche con chi co-organizza iniziative con gli stessi.
La seconda,più formativa, è quella di rivolgersi direttamente ai clienti di questi esercizi per farli promotori diretti di una campagna "autoprodotta". Tipo: "(Bar/negozio)tu e noi assieme, senza più slot".
Potrebbe essere, secondo me, l'occasione buona per sostenere l'esercente in una presa di coscienza di un problema, di un'anomalia e anche di una convenienza economica.
La modalità storica nonviolenta del boicottaggio è una pratica di responsabilità, anche autoformativa.
La terza strada è rivolta alla stampa, ed è quella di chiedere di non enfatizzare vincite da "gratta e vinci", limitare la pubblicità di questo tipo di mercato, di informare con frequenza dell'ammontare, immane,di spesa complessiva e procapite sul nostro territorio del gioco diazzardo.
E ancora delle irrisorie, e a volte nulle - si nulle - possibilità di vincita del gioco di azzardo.
Nonché dei rischi e delle patologie che l'abuso da gioco genera.
E'probabile che si fallirà su tutta la linea, ma perché non provarci?
Sono convinto che anche gli esercenti, i bar, i circoli, i negozi, nonché gli stessi giocatori e famigliari se sostenuti e affiancati,
siano di grandissimo aiuto per risultati efficaci.