Olginate, crack della Fonderia San Martino: il curatore e altri 7 creditori ammessi come parti civili. Ipotizzati riti alternativi

Potrebbero optare per riti alternativi - ma quest'oggi nessuno dei legali difensori si è sbilanciato nell'indicare quali -  almeno alcuni dei sette soggetti per i quali il sostituto procuratore Nicola Preteroti ha chiesto il rinvio a giudizio all'esito degli accertamenti disposti in relazione "crack" milionario della Fonderia San Martino spa il liquidazione, con sede amministrativa e operativa a Olginate, dichiarata fallita con sentenza del Tribunale di Lecco nel luglio del 2014. Dopo la prima velocissima udienza dello scorso 30 marzo nel corso della quale il gup Massimo Mercaldo si era limitato ad aggiornare la causa dinnanzi al collega Paolo Salvatore essendosi occupato del fascicolo nella fase d'indagine, nella mattina odierna al cospetto del nuovo giudicante si è passati alla trattazione delle questioni preliminari relative alle parti civili. Oltre infatti alla richiesta di costituzione dell'avvocato Stefano Pelizzari per conto del curatore Mario Motta sono state formalizzate le analoghe domande di altri sette legali di fuori provincia su mandato di singoli creditori che hanno fatto leva sul comma 2 dell'articolo 240 della legge fallimentare che consente loro di inserirsi nell'eventuale processo per "far valere un titolo di azione propria personale". Il giudice, dopo essersi ritirato per analizzare quanto prospettato dal nutrito gruppetto di legali presenti in Aula, ha chiaramente ammesso in toto la costituzione del penalista indicato dal fallimento ed in parte quella degli altri avvocati.
I legali dei sette indagati dal canto loro hanno chiesto poi un rinvio proprio per valutare la possibilità di adire a riti alternativi. In "ballo" vi è il destino giudiziario di Roberto Rossi (amministratore prima di diritto fino al 21 gennaio 2009 e poi, stando all'impianto accusatorio, di fatto della Fonderia), Magni Ernestina (presidente del consiglio di amministrazione)  Maurizio Rossi, Enrico Rossi e Maria Luisa Rossi (consiglieri di amministrazione) nonché di Fernando Luigi Rossi (presidente del collegio sindacale) e Ezio Algarotti (sindaco effettivo). A quest'ultimi due, nello specifico, il sostituto procuratore imputa l'aver espresso parere favorevole alla scissione societaria eseguita in data 16 gennaio 2009 mediante conferimento dell'intero patrimonio immobiliare della Fonderia San Martino in favore alla neo costituita San Martino Immobiliare, con amministratore unico Maria Luisa Rossi nonché mediante il conferimento del 98% delle quote sociali della stessa Fonderia ceduta dalla "famiglia Rossi" alla nuova "San Martino Finance srl" con amministratore unico Roberto Rossi. Tramite tale artificio, dunque, secondo il titolare della pubblica accusa, i sette indagati avrebbero distratto, dissipato o comunque dissimulato in tutto o in parte i beni sociali: nel dettaglio, tramite le operazioni di "spin off" si sarebbe determinato una riduzione del 95% del capitale sociale della Fonderia (da 3.200.000 euro a 150.000 euro) con un conseguente azzeramento del patrimonio netto contabile della società scissa  che dal valore di 4.464.331 euro risultante al bilancio del 31.12.2008, dopo l'operazione di scorporo, sarebbe precipitato sotto zero, "in rosso" per 663.938 euro. 
Per effetto poi di altre "mosse" - analiticamente ricostruire dal magistrato nel formulare la propria richiesta di rinvio a giudizio - il "buco" totale cagionato ammonterebbe secondo la pubblica accusa a una cifra stimabile sui 10 milioni di euro. Si tornerà ad affrontare la questione, sempre dinnanzi al gup Paolo Salvatore, il prossimo 21 settembre quando già qualche indagato probabilmente definirà la propria posizione.
A.M.
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