Lecco: a 64 anni è scomparso l'architetto Antonio Spreafico, ha lottato contro la Sla

Antonio con la moglie Emilia
in una fotografia apparsa sulla rivista “Credere”
in una fotografia apparsa sulla rivista “Credere”
La sclerosi aveva segnato profondamente i suoi ultimi anni, tanto da diventare un vero e proprio simbolo, un punto di riferimento per tutti - malati e non - che in lui avevano potuto trovare un bellissimo esempio di determinazione, coraggio e Fede nonostante il dolore e le difficoltà.
Di essere malato, Antonio l'ha scoperto una mattina dell'autunno del 2011, scendendo le scale del palazzo di giustizia di Lecco dove stava seguendo i lavori di ristrutturazione. All'improvviso i muscoli di una gamba non hanno risposto agli stimoli cerebrali.
La caduta sui gradini è stata dolorosa. Ma ancora di più lo è stata la diagnosi.
"Al San Raffaele mi è stato comunicato che ero malato di SLA senza troppi giri di parole, freddamente, professionalmente. Mi hanno congedato senza alcuna rassicurazione che non sarei rimasto solo con la malattia. Mi hanno dato una scatola di medicine e mi hanno invitato a ripresentarmi di lì a due mesi per un controllo. Ecco la 'macchina da guerra' della sanità lombarda. Efficiente, certo. Ma senz'anima." si legge nel libro "LUCE" nel quale il fratello Giorgio, giornalista, ha raccolto le riflessioni di Antonio.
L'architetto - sempre sostenuto dalla moglie Emilia - ha vissuto con immenso coraggio e tanta dignità la Sla, quella malattia che il calciatore Stefano Borgonuovo aveva soprannominato "la stronza".
La diagnosi manda all'aria i tanti progetti che Antonio coltivava per il futuro, per la sua pensione: "La Sla cambiava tutto nella nostra vita, ma non avrebbe cambiato niente di ciò che contava davvero. È questo che mi ha detto Emilia quando è riemersa dall'abisso della disperazione".
"Mio fratello ha vacillato - ha spiegato Giorgio Spreafico presentando il libro LUCE, che oggi suona come un vero e proprio testamento di vita - ma ha retto. Anche grazie alla sua famiglia. Si può dire che ha avuto il dono di accettare la disgrazia. Si è abbandonato con fiducia alla sua nuova condizione, cercando di capire quale è il suo nuovo ruolo. Ma quello che Antonio proprio non poteva sopportare - ha spiegato il giornalista - era l'idea di non poter più parlare. Così ho deciso di raccogliere le parole che di lì a poco non avrebbe potuto più dire. Quante cose importanti non abbiamo detto alle persone che amiamo? Quei giorni passati con Antonio ad appuntarmi in agenda le sue riflessioni sulla malattia, sulla vita e le tante storie che ora sono raccolte nel libro 'LUCE' sono stati giorni sacri. E' difficile da spiegare. Abbiamo ritrovato un'intimità che non avevamo più avuto da quando eravamo ragazzi. Quando gli ho mostrato il libro mio fratello è rimasto incredulo. Il suo desiderio è che 'LUCE' possa servire a familiari e malati. Anche solo a sorridere per un istante."
Era figlio di Luigi Spreafico, dipendente della Banca Popolare e conosciutissimo per essere stato anche cronista sportivo del Giornale di Lecco oltre che grande amante dell'enigmistica, passione che aveva trasmesso proprio ad Antonio, professionista molto stimato in città, dove era titolare di uno studio di architettura, professione che oggi è portata avanti dal figlio Michele.
Antonio Spreafico ha firmato diversi edifici pubblici come il Municipio di Calolziocorte, la sede degli scout di Lecco e soprattutto la Casa sul Pozzo, il gioiello per la Comunità di Via Gaggio dell'amico Padre Angelo Cupini.
Giovedì mattina la bara sarà portata proprio alla Casa sul Pozzo e da lì raggiungerà poi la Basilica di San Nicolò per le esequie che saranno celebrate alle 15.30.
P.V.