Lecco, indagine 'All Clean': patteggiano l'imprenditore Pozzi e l'ex funzionario Asl Policaro. 2 richieste accolte, altre respinte
Si è chiusa stamani dinnanzi al gip Paolo Salvatore - con una prima serie di patteggiamenti - la vicenda giudiziaria scaturita dall'indagine "All Clean" a cura della Guardia di Finanza di Lecco e coordinata dal sostituto procuratore Paolo Del Grosso.
Confermata la pena di due anni e sei mesi all'imprenditore lecchese Paolo Pozzi, difeso dall'avvocato Marcello Elia del foro di Milano, oggi sostituito dalla collega Barbara Belloni. Dopo il risarcimento di 20mila euro liquidato secondo le richieste del pubblico ministero, l'ex amministratore di "Tecnologia & Ambiente" di Lecco - destinatario sul finire del 2015 di un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari - ha definito dunque la propria posizione giudiziaria. Lo stesso ha fatto l'altro ''nome illustre'' dell'inchiesta, il funzionario dell'Asl (oggi Ats) di Lecco Francesco Policaro, 59enne con casa a Ballabio, già candidato consigliere comunale tra le fila della lista civica "Bodega sindaco sì".
Affiancato dall'avvocato De Luca del foro di Reggio Calabria (che ha raccolto il testimone dal precedente difensore, il lecchese Sergio Colombo), Policaro ha patteggiato la pena di tre anni e sei mesi. Respinta la richiesta di revoca della precedente proposta di patteggiamento, avanzata in apertura di udienza dal difensore del funzionario, vero e proprio "perno" dell'indagine dei baschi verdi, partita dall'esposto presentato da un cameriere extracomunitario contro il proprio ex datore di lavoro. Stando all'impianto accusatorio, per "non avere problemi", gli esercenti "controllati" dal responsabile del servizio Igiene dell'Azienda sanitaria locale avrebbero assecondato le richieste del "controllore" indagato per corruzione, concussione, violazione del segreto d'ufficio. Policaro poi avrebbe anche, nel corso delle visite ispettive, "sponsorizzato" l'imprenditore Paolo Pozzi, accusato di corruzione, allo scopo di spingere gli esercenti ad usufruire dei servizi offerti dall'azienda "Tecnologia & Ambiente", di cui il lecchese era appunto amministratore all'epoca dei fatti contestatigli, dietro compensi di vari tipo.
Oltre alla pena già menzionata, nei confronti di Policaro il giudice Salvatore ha stabilito altresì l'interdizione dai pubblici uffici e l'estinzione del rapporto professionale con la pubblica amministrazione, determinando di fatto la fine della collaborazione con l'Ats.
Hanno patteggiato pene decisamente più lievi - stimate rispettivamente in quindici e sedici giorni - anche gli indagati difesi dagli avvocati Paolo Giudici e Luca Marsigli: imprenditori il cui ruolo nella complessa vicenda giudiziaria è stato ritenuto marginale.
Sono state infine respinte le richieste di patteggiamento presentate da Saverio Megna e Nicola Brenna per conto di ulteriori due indagati; non congrua, a detta del giudice Paolo Salvatore, la pena di sei mesi proposta dalle difese. Si tornerà dunque in aula nelle prossime settimane per un nuovo tentativo di accordo, sempre che si riesca a trovare il giusto equilibrio tra le parti.
Soltanto la metà degli indagati sono comparsi stamane in tribunale a Lecco; si tratta di coloro per i quali i rispettivi legali hanno presentato richiesta di patteggiamento a indagini non ancora concluse. Sono infatti tredici i coinvolti, in gran parte titolari di bar, ristoranti, negozi di alimentari ma anche studi professionali, sparsi tra la città e l'hinterland lecchese.
Confermata la pena di due anni e sei mesi all'imprenditore lecchese Paolo Pozzi, difeso dall'avvocato Marcello Elia del foro di Milano, oggi sostituito dalla collega Barbara Belloni. Dopo il risarcimento di 20mila euro liquidato secondo le richieste del pubblico ministero, l'ex amministratore di "Tecnologia & Ambiente" di Lecco - destinatario sul finire del 2015 di un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari - ha definito dunque la propria posizione giudiziaria. Lo stesso ha fatto l'altro ''nome illustre'' dell'inchiesta, il funzionario dell'Asl (oggi Ats) di Lecco Francesco Policaro, 59enne con casa a Ballabio, già candidato consigliere comunale tra le fila della lista civica "Bodega sindaco sì".
Affiancato dall'avvocato De Luca del foro di Reggio Calabria (che ha raccolto il testimone dal precedente difensore, il lecchese Sergio Colombo), Policaro ha patteggiato la pena di tre anni e sei mesi. Respinta la richiesta di revoca della precedente proposta di patteggiamento, avanzata in apertura di udienza dal difensore del funzionario, vero e proprio "perno" dell'indagine dei baschi verdi, partita dall'esposto presentato da un cameriere extracomunitario contro il proprio ex datore di lavoro. Stando all'impianto accusatorio, per "non avere problemi", gli esercenti "controllati" dal responsabile del servizio Igiene dell'Azienda sanitaria locale avrebbero assecondato le richieste del "controllore" indagato per corruzione, concussione, violazione del segreto d'ufficio. Policaro poi avrebbe anche, nel corso delle visite ispettive, "sponsorizzato" l'imprenditore Paolo Pozzi, accusato di corruzione, allo scopo di spingere gli esercenti ad usufruire dei servizi offerti dall'azienda "Tecnologia & Ambiente", di cui il lecchese era appunto amministratore all'epoca dei fatti contestatigli, dietro compensi di vari tipo.
Oltre alla pena già menzionata, nei confronti di Policaro il giudice Salvatore ha stabilito altresì l'interdizione dai pubblici uffici e l'estinzione del rapporto professionale con la pubblica amministrazione, determinando di fatto la fine della collaborazione con l'Ats.
Hanno patteggiato pene decisamente più lievi - stimate rispettivamente in quindici e sedici giorni - anche gli indagati difesi dagli avvocati Paolo Giudici e Luca Marsigli: imprenditori il cui ruolo nella complessa vicenda giudiziaria è stato ritenuto marginale.
Sono state infine respinte le richieste di patteggiamento presentate da Saverio Megna e Nicola Brenna per conto di ulteriori due indagati; non congrua, a detta del giudice Paolo Salvatore, la pena di sei mesi proposta dalle difese. Si tornerà dunque in aula nelle prossime settimane per un nuovo tentativo di accordo, sempre che si riesca a trovare il giusto equilibrio tra le parti.
Soltanto la metà degli indagati sono comparsi stamane in tribunale a Lecco; si tratta di coloro per i quali i rispettivi legali hanno presentato richiesta di patteggiamento a indagini non ancora concluse. Sono infatti tredici i coinvolti, in gran parte titolari di bar, ristoranti, negozi di alimentari ma anche studi professionali, sparsi tra la città e l'hinterland lecchese.
G.C.