Lecco: emergenza abitativa, confronto in commissione. Pochi alloggi per tanti casi

Quella dell'emergenza abitativa è una problematica sempre più presente nei comuni italiani, Lecco compresa. Proprio per questo motivo, anche dopo le sollecitazioni da parte di alcuni membri del consiglio comunale, la commissione "Politiche sociali - casa e lavoro" si è riunita nella serata di giovedì per affrontare il tema insieme ad alcuni protagonisti del territorio: Marina Panzeri (direttrice settore Politiche Sociali comune di Lecco), Lucia Buizza (coordinatrice Servizio Famiglia) e Raffaella Gaviano (coop. Arcobaleno).

Da sinistra Raffaella Gaviano (coop. Arcobaleno), Lucia Buizza (coordinatrice Servizio Famiglia),
Marina Panzeri (direttrice settore Politiche Sociali comune di Lecco)

A introdurre la questione è stato l'assessore Riccardo Mariani: "si tratta di un tema complesso che non può essere solo affrontato in ottica emergenziale. La stessa persona che chiede aiuto e viene aiutata deve collaborare sotto il profilo della responsabilità, altrimenti si cadrebbe in una logica puramente assistenziale. Non è pensabile che lo affronti il Comune al posto delle persone che ne hanno bisogno. Ci deve essere una alleanza e non semplicemente una richiesta a cui dare una risposta, il rischio sarebbe una non evoluzione". Dopo la precisazione dell'assessore la parola è dunque passate alle tre ospiti della serata, le quali hanno analizzato la questione dal punto di vista tecnico, sottoponendo ai consiglieri le varie procedure che spettano ai servizi sociali prima e dopo l'assegnazione delle abitazioni alle persone che vivono in situazioni di disagio. Come ha spiegato la dott.ssa Marina Panzeri, gli alloggi a destinazione socio assistenziale sono stati dati in convenzione con Aler, ma l'individuazione dei soggetti da collocare è fatta da una commissione, attraverso un regolamento approvato da consiglio comunale. Quest'ultimo prevede alcuni criteri secondo cui vengono assegnati punteggi alle situazioni che ci si trova ad affrontare (sfratto esecutivo, alloggio non adeguato, famiglia con problematiche socio sanitarie o invalidità). Di fronte a questi casi spetta poi alla commissione tecnica, composta da responsabili dei servizi, la determina di assegnazione. Le famiglie possono rimanere per una durata temporanea e in cambio pagano un contratto d'affitto, che viene calcolato in base alla situazione economica delle stesse. Spesso nelle fasi iniziali i costi vengono ulteriormente ridotti, in modo da agevolare il superamento del momento di difficoltà. Le abitazioni in questione sono circa una ventina, e sono quasi tutti di proprietà del comune di Lecco.

"Questo servizio non deve essere preso come il 'supermercato della casa'. Il problema riguarda innanzitutto la persona stessa, infatti il nostro lavoro con queste famiglie non è solo garantire un tetto, ma anche costruire insieme un progetto che porti a superare le problematiche che hanno portato queste persone in questa situazione" ha spiegato la dottoressa Panzeri rifacendosi alle parole dell'assessore sulla questione responsabilità. Significativo anche l'intervento di Raffaella Gaviano che ha illustrato ai presenti il lavoro della Cooperativa Arcobaleno, che da 12 anni si occupa della gestione e dello sviluppo di questo servizio: "Abbiamo a che fare con utenti di servizi sociali che vivono situazioni di precarietà abitativa e sociale. Il nostro compito è di offrire una casa temporanea (massimo 18 mesi) e lavorare insieme alla persona o alla famiglia su un progetto per mettere loro un tetto sopra la testa, e provare a superare la fatica legata alla perdita di lavoro o la modifica di alcune situazioni che hanno portato alla perdita della casa". Secondo quanto riscontrato da Raffaella Gaviano l'emergenza abitativa purtroppo è in continua crescita: "Negli ultimi anni la nostra cooperativa ha moltiplicato il numero degli appartamenti a disposizione (da 5 nel 2005 a 21 nel 2016) per provare a dare più risposte in virtù di un bisogno che è andato aumentato". Nonostante l'impegno di servizi sociali e cooperative, il numero di "sfollati" rimane comunque più elevato di quello degli alloggi a disposizione. Come spiegato da Lucia Guizza del Servizio Famiglia, sono circa 90 i nuclei famigliari problematici segnalati nel lecchese lo scorso anno, mentre il numero delle abitazioni ammonta a circa 30/40. "Si tratta di un dato consistente, sulla base del quale si è deciso di attivare un percorso con operatori sociali, il cui compito è prevenire lo sfratto esecutivo nei limiti del possibile" ha spiegato Lucia Guizza.

Il consigliere Luigi Comi e l'assessore Riccardo Mariani

La questione che più premeva i consiglieri che hanno sollecitato la convocazione di questa commissione è invece uscita solo alla fine, con gli interventi dei consiglieri Alberto Anghileri e Filippo Boscagli, che hanno chiesto se il comune di Lecco sia in grado di dare risposta anche a quelle persone che non riescono nemmeno a trovare un posto per dormire. "Ci sono casi in cui non si arriva in tempo. Qual è allora il ruolo dei servizi sociali, se arrivano fino a un certo punto? Come procedure interne siamo all'efficienza assoluta, ma fuori?" sono state le domande sollevate dal consigliere Boscagli. Anghileri ha invece chiesto la messa a disposizione da parte del comune di un dormitorio per andare incontro alle esigenze di chi non ha possibilità di un posto per dormire per una o più notti. "Molto spesso c'è una chiusura di fronte al ruolo assistenziale. Mi sembra che le richieste riguardino una necessità a bassa soglia di interventi continuativi, il nostro obiettivo invece è lavorare in alleanza per costruire un progetto. Il lavoro di dare risorse a persone è intenso da parte nostra" ha ribadito la dott.ssa Panzeri.

Sulla questione è tornato anche l'assessore Mariani, che ha così concluso: "tante volte da fuori si pensa: che cosa fa il Comune? Fa tanto. Ci sono persone che dopo essere state aiutate tornano in una situazione di marginalità, alcune rifiutano di essere aiutate nonostante le si esorti più volte. Questa è una complessità di fondo di fronte alla quale i nostri servizi hanno sempre risposto in maniera egregia. Il Comune può farsi promotore per creare una proposta diffusa di accoglienza, ma non può farsi carico mettendo a disposizione un luogo fisico che comporti investimenti e persone che non è in grado di sostenere. Quello che c'è, ritenute le risorse che abbiamo, è già tanto". Tra le domande poste dal consiglio c'è stata infine anche quella sugli alloggi di via Belfiore, tutt'oggi inutilizzati. A rispondere è stata la dott.ssa Panzeri, che ha precisato che gli appartamenti in questione sono di A.R.E.A., e non essendo a norma non possono essere riassegnati ad altre famiglie.
P.M.
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