Ballabio: il giudice Moccia e la psicologa Tarfani ospiti alla serata su omicidio stradale
La psicologa Paola Tarfani e il giudice Ambrogio Moccia
All'incontro, allestito all'interno della sala consiliare, erano presenti anche il sindaco Alessandra Consonni, il vicesindaco Giovanni Bruno Bussola, la Polizia Locale, e il maestro Giuseppe Mazzoleni, il quale ha allietato i presenti in sala eseguendo alcuni intermezzi musicali al pianoforte e violino tratti da alcune sue recenti composizioni.
"Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale e' punito con la reclusione da due a sette anni. Chiunque ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psico-fisica conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope cagioni per colpa la morte di una persona, e' punito con la reclusione da otto a dodici anni...". Questo è quanto recita "un inadeguato articolo 589 bis" come l'ha definito il giudice Moccia.
I fattori da considerare quando si parla di incidenti stradali sono tre: strada, contesto e fattore umano. La legge, il cui intento dovrebbe essere anche quello di prevenire e diminuire il numero potenziale di omicidi stradali, si sofferma sul fattore umano.
Secondo quanto illustrato dal giudice ogni legge che il governo ha presentato negli ultimi anni si sarebbe rivelata tutt'altro che un deterrente, e anche in questo nuovo articolo ci sono diverse mancanze che anzichè diminuire potrebbero fare aumentare i reati. Da quanto scritto nell'articolo infatti si legge che il conducente che si ferma e presta assistenza a coloro che hanno subito danni alla persona non è soggetto all'arresto stabilito per il caso di flagranza di reato. Qualora però il conducente abbia commesso un omicidio stradale, una volta fermatosi deve essere arrestato.
Questo dettaglio, come ha spiegato Moccia, indurrebbe il conducente a non fermarsi, poichè ricollegandosi all'art.189 comma bis, chi si costituisce entro 24 ore dall'omissione di assistenza non può essere arrestato. Questo significa che un conducente che abbia bevuto o fatto uso di sostanze potrebbe non fermarsi di fronte a un incidente di cui è stato autore, e presentarsi entro le successive 24 ore, una volta scomparso l'effetto psicofisico che lo confermerebbe colpevole di reato. Inoltre si potrebbe incappare in dinamiche quali l'utilizzo di altre persone che si prendano la responsabilità dell'incidente al posto del vero autore. "Questa legge andrebbe modificata di corsa, altrimenti c'è il rischio che il numero di omissioni di soccorso si impenni" ha commentato il giudice Moccia, aggiungendo poi: "anzichè continuare a chiedere leggi per ogni torto subito, sarebbe utile potenziare gli elementi giudiziari e potenziare la prevenzione. Solo così avremo più legalità" .
Della stessa linea di pensiero è apparsa anche la psicologa Tarfani, la quale ha invece descritto la questione da un punto di vista psicologico.
Anche qui i fattori da considerare sono gli stessi tre: strada, contesto e fattore umano. Il compito della psicologia è concentrarsi su quest'ultimo, tenendo conto delle diverse sfumature che possono portare il soggetto a incorrere in un incidente: erronea percezione di uno stimolo; sovrastima delle proprie capacità di guida (in riferimento a principianti, ma anche esperti in situazioni di stress o di alterazione psicofisica attraverso sostanze); patologie pischiatriche (tendenza a trasgredire).
Secondo quanto illustrato dalla dottoressa per ognuno di questi casi è importante lavorare sulla prevenzione, sperimentando diversi tipi di sensibilizzazione per ogni fascia d'età. Per i neopatentati, ovvero i soggetti con meno esperienza su strada, la proposta avanzata è quella di simulare situazioni di pericolo in modo da immagazzinare un'esperienza che si è poi in grado di recuperare automaticamente quando si manifesta il pericolo.
Per quanto riguarda invece la terza fascia d'età, o meglio quarta come l'ha definita la psicologa, non essendo facilmente praticabile una valutazione dettagliata dello stato psicofisico durante il rinnovo della patente, è importante lavorare sulla consapevolezza della propria diminuzione di reattività sensoriale e capacità di attenzione, oltre che sul buonsenso.
Laddove la prevenzione non sia stata efficace c'è la possibilità che si verifichi un incidente, a cui può seguire un trauma psicologico. In caso di omicidio stradale il trauma è quasi certo, e si manifesta con uno stato di shock iniziale dopo il quale il soggetto torna a condurre una vita normale. Se dopo alcune settimane si presentano dei disagi che rimandano all'incidente (flashback, instabilità, ovattamento, ...) significa allora che il trauma non è stato elaborato ed è necessario intraprendere un percorso con uno psicologo che ricostruisca il trauma fino a superarlo.
Il maestro Giuseppe Mazzoleni durante l'esecuzione di uno dei suoi brani
Al momento non ci sono dati oggettivi che dimostrino l'efficacia di questo processo, ma sono gli i pazienti stessi che con il loro benessere confermano la riuscita della terapia.
Ciò che è emerso dalle analisi di entrambi gli ospiti è che il modo migliore per combattere l'omicidio stradale, così come altri tipi di situazioni pericolose, sono la prevenzione e il buonsenso. Due elementi fondamentali per un comporamento civile e rispettoso che miri alla salvaguardia di noi stessi e soprattutto di chi ci circonda.