Avv. L. Castagna: la tutela dei bambini spettatori di violenza

L'avv. Lorella Castagna
“Una forma di maltrattamento dimenticata”: così l’avvocato Lorella Castagna ha definito la violenza assistita, la violenza patita cioè da minori spettatori dei soprusi, fisici o anche “solo” psicologici, patiti dalla madre tra le mura domestiche da un padre-padrone che troppo spesso viene comunque indicato dalla sua vittima come “un bravo papà”. “Non le è, non è così” ha evidenziato il legale sottolineando come nessun figlio è troppo piccolo per non capire e di come dunque questi bambini portino i segni di un’infanzia vissuta in un clima pesante sotto il tetto famigliare.
“La prima indagine in Italia è stata curata dall’Istat nel 2006: il 62% delle donne maltrattate ha raccontato che, a volte, i loro figli sono stati implicati in maniera diretta o indiretta. ll 15% ha parlato di violenza diretta. Una percentuale questa che, nel 2015, è salita al 19%: voglio pensare – forse ottimisticamente – che tale incremento sia forse ascrivibile ad una maggiore emersione di ciò che prima era rimasto sommerso”.
Nell’ordinamento italiano, ha poi proseguito la toga lecchese, non esiste un reato specifico in questo senso ma il legislatore ha introdotto una aggravante specifica che oggi, dalla locale Procura, viene applicata quasi di ruotine, con una maggiore sensibilizzazione anche dei giudici chiamati a pronunciarsi sulle pene da irrogare a mariti e padri responsabili di maltrattamenti perpetrati al cospetto di bambini. “Il minore va tutelato anche se non vittima diretta” ha asserito l’avvocato Castagna, evidenziando la “conseguenze pesanti dal punto di vista psicologico” patite dal piccolo spettatore che, se prova a reagire, magari in difesa della mamma, spesso finisce a sua volta per subire percosse o sottomissione verbale.
Da non sottovalutare, poi, il rischio della “ripetizione intergenerazionale della violenza con ragazzi esponenzialmente soggetti a diventare a loro volta maltrattanti o vittime di violenza, cercando una figura autoritaria come il padre a cui legarsi. Dobbiamo garantire dunque ai figli supporto per interrompere questa catena. Il 10% dei così detti bulli ha problemi connessi con la violenza a casa” ha aggiunto poi, evidenziando come molto spesso, infine, si registrino anche condotte impulsive, disturbi del sonno o dell’alimentazione nonché spinte suicidarie.
Da considerarsi poi come, “da madri troppo fragile per occuparsi dei propri problemi, i figli spesso vengono lasciati a loro stessi” ingenerando così altre criticità.
Essenziale, ancora una volta, a detta del legale, pronta a citare una massima dell’ex Segretario generale dell’Onu Kofi Annan, risulta essere la prevenzione, con coordinamento interforze. “Sono convita – ha poi sostenuto - che il primo aiuto può venire dalla scuola che dovrebbe essere attento osservatore”.
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