In Provincia di Lecco l'indice di boscosità più elevato in Lombardia, i dati del rapporto Ersaf
La Provincia di Lecco risulta essere l’unica in Lombardia ad avere più della metà del proprio territorio ricoperto da boschi (che occupano il 52,7% della superficie totale), seguita da Como che raggiunge il 50%, Varese e Bergamo che si fermano al 45,7 e 41,8%.
Il dato, relativo al 2015, emerge dal Rapporto sullo stato delle foreste della Lombardia pubblicato nei giorni scorsi, un documento aggiornato annualmente predisposto da ERSAF (Enet regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste).
Analizzando la consistenza e qualità delle foreste presenti in Lombardia, emerge come la superficie boscata regionale al 31 dicembre 2015 è stimata in 625.906 ettari, con un aumento di 1.524 ettari (pari allo 0,24% in più) rispetto all’anno precedente. Il 79,2 % di questa estensione è distribuito in territori montani, il 13,2% in collina e il 7,6% in pianura.
La nostra Provincia non è certo la più “boscosa” in Regione, attestandosi in sesta posizione dopo Brascia, Sondrio, Bergamo, Como e Varese:
L’andamento annuale della superficie boscata vede un bilancio positivo per tutte le Province, favorito anche dai pochi ettari trasformati.
In 12 mesi anche il territorio lecchese ha “guadagnato” 35,5 ettari:
La variazione annuale incide in modo limitato sull’indice di boscosità delle diverse Province determinando un aumento pari allo 0,1% per quelle di Como, Varese, Bergamo, Brescia, Pavia Monza Brianza e Cremona.
Lecco è ancora l’unica ad avere più della metà del proprio territorio ricoperto da boschi, seguita da Como che raggiunge quest’anno il 50%. Anche Varese e Bergamo hanno indici sostenuti, superiori al 40% mentre Brescia raggiunge solo il 35%. Quest’ultima provincia infatti oltre a possedere la maggior quantità di boschi in valore assoluto è anche quella con la maggior superficie territoriale, fattore che ne riduce in proporzione la rappresentatività. Le tre province di pianura di Mantova,
Cremona e Lodi si collocano in fondo alla lista.
La provincia in cui le Imprese boschive hanno tagliato di più è Sondrio, con 56.815 mc (28% del legname totale prelevato dalle imprese), seguono Brescia (22%), Bergamo (16%) e Varese (13%).
Questo il prospetto regionale:
Nel corso del 2015 si sono iscritte all’Albo regionale 14 nuove imprese boschive, facendo salire il totale a 281. Il numero delle imprese boschive iscritte all’Albo (IB) è aumentato nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, e Sondrio; nelle rimanenti il numero è costante. La provincia con il maggior numero di nuove IB è Bergamo, con 5 aziende in più. Le province con più IB iscritte all’albo rimangono Varese e Brescia, seguite da Bergamo e Como. Tra le ditte iscritte all’Albo vi sono 11 Consorzi Forestali. Nel lecchese figurano 22 attività, distribuite in 18 comuni.
Nelle 281 Imprese boschive iscritte al Nuovo Albo Regionale lavorano almeno 689 persone tra titolari, dipendenti assunti e in alcuni casi anche stagionali. A questi addetti si affiancano prestatori di manodopera in possesso di propria partita iva, collaboratori familiari e soci lavoratori che, nel complesso, possono raggiungere un numero anche piuttosto elevato (stimato intorno alle 493 unità). Varese è la provincia con più lavoratori (il 24% del totale degli addetti dichiarati su scala regionale). Nel lecchese risultano essere 34.
Le imprese boschive hanno tagliato legname, nel corso del 2015, nelle seguenti quantità:
Le operazioni di taglio effettuate dalle IB hanno riguardato prevalentemente i tagli di utilizzazione boschiva (83,4% della massa totale prelevata dalle IB), in aumento di quattro punti percentuali rispetto al 2014, quando si era riscontrata la medesima tendenza. Le altre attività svolte hanno riguardato i diradamenti (5,7% della massa, in calo) e il taglio di alberi morti, spezzati o deperienti (4,9%, anch’esso in calo); meno significative sono state invece anche quest’anno le attività relative alla conversione o avviamento all’alto fusto (3,1%), i tagli di manutenzione (2,9%, in aumento) ed in qualche caso il taglio di alberi di Natale. Quasi tutto il legname tagliato dalle IB è destinato alla commercializzazione (98%) e utilizzato per il 51,6% come legname da opera e per la restante quota (48,4%) per fini energetici. Il legname tagliato dalle IB proviene, come per il 2014, principalmente da proprietà private (57%) e da proprietà comunali (41%), mentre per la restante quota (2%) da proprietà di altri Enti pubblici, Stato e Regione.
“Le due province lariane sono ai vertici lombardi per la crescita del bosco ma gli spazi di valorizzazione economica di una filiera sempre più strategica e ‘multifunzionale’ sono ancora enormi; basti pensare che su 5 nuovi alberi cresciuti in un anno, solo 1 viene tagliato e trasformato nonostante in Italia si registri l’importazione a basso costo di più dei due terzi del legno utilizzato”. Lo sottolinea la Coldiretti interprovinciale Como e Lecco, commentando i dati dell’ultimo rapporto Ersaf sullo stato delle foreste in Lombardia e in particolar modo l’elevato “indice di boscosità” che pone i due territori in testa alla “classifica” lombarda.
I boschi lombardi inoltre, prosegue Coldiretti, crescono molto più rapidamente di quanto li si possa ‘governare’: ogni anno, infatti, il volume forestale cresce di 3,1 milioni di metri cubi, ma se ne tagliano solo 551mila, ovvero meno del 20% della ricrescita annua, una percentuale che, tra l’altro nell’ultima rilevazione, è anche diminuita di quasi il 5%. Mediamente il 77% del prelievo di legname è destinato ad uso energetico, il 23% viene usato in falegnameria, per paleria o imballaggi e solo l’1% è scarto. Nei boschi ad accrescimento veloce si tagliano soprattutto robinia, castagno e faggio (387mila mc), mentre in quelli con piantagioni d’alto fusto, i più tagliati sono l’abete rosso, il larice e l’abete bianco (163mila mc). Sono 281 le imprese boschive attive in Lombardia; più di 1000 gli occupati, senza conteggiare l’indotto.
“La manutenzione delle aree forestali è un dovere ambientale per la salvaguardia dell’assetto idrogeologico, per la prevenzione di frane e smottamenti, oltre che per la tutela della biodiversità” – interviene Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco. “I boschi sono infatti popolati da mammiferi, uccelli e rettili, ma anche da una grande varietà di vegetali, senza dimenticare che ricoprono un ruolo centrale come assorbitori e contenitori di anidride carbonica, che è il principale gas ad effetto serra, e sono fondamentali nella mitigazione e nell`adattamento ai cambiamenti climatici in corso. Ma non è solo una questione ambientale” prosegue Trezzi “i boschi, infatti, se valorizzati attivamente con pratiche di gestione sostenibile, possono rappresentare un fondamentale strumento di investimento nella crescita dell’indotto produttivo ad esso collegato, garantendo così lo sviluppo socio-economico delle aree marginali, rurali e di montagna. E non penso soltanto all’uso energetico (principale fonte di reddito delle nostre imprese agroforestali) o edile; nelle nostre province, infatti, abbiamo due diversi territori con due straordinarie eccellenze del design: la brianza del mobile e il lago, con i suoi cantieri nautici. Non a caso, la baricentrica Erba è stata scelta per accogliere una delle fiere internazionali di riferimento per il settore, Forlener, in programma dal 12 al 14 maggio 2017”.
Secondo una ricerca di Coldiretti Como Lecco, proprio nella costruzione di imbarcazioni, gli artigiani del territorio oltre al legno tropicale apprezzano alcune varietà di legno locale come la robinia e il castagno che, essendo ricchi di sostanze tanniche, migliorano la conservazione del legno stesso in ambiente umido, rallentandone la degenerazione. Vengono, pertanto, utilizzati per le fiancate delle barche e per la ruota di prua. Abete e larice, invece, sono legni duri e resistenti, ottimi per realizzare la chiglia, la spina dorsale dell’imbarcazione.
Il dato, relativo al 2015, emerge dal Rapporto sullo stato delle foreste della Lombardia pubblicato nei giorni scorsi, un documento aggiornato annualmente predisposto da ERSAF (Enet regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste).
Analizzando la consistenza e qualità delle foreste presenti in Lombardia, emerge come la superficie boscata regionale al 31 dicembre 2015 è stimata in 625.906 ettari, con un aumento di 1.524 ettari (pari allo 0,24% in più) rispetto all’anno precedente. Il 79,2 % di questa estensione è distribuito in territori montani, il 13,2% in collina e il 7,6% in pianura.
La nostra Provincia non è certo la più “boscosa” in Regione, attestandosi in sesta posizione dopo Brascia, Sondrio, Bergamo, Como e Varese:
L’andamento annuale della superficie boscata vede un bilancio positivo per tutte le Province, favorito anche dai pochi ettari trasformati.
In 12 mesi anche il territorio lecchese ha “guadagnato” 35,5 ettari:
La variazione annuale incide in modo limitato sull’indice di boscosità delle diverse Province determinando un aumento pari allo 0,1% per quelle di Como, Varese, Bergamo, Brescia, Pavia Monza Brianza e Cremona.
Lecco è ancora l’unica ad avere più della metà del proprio territorio ricoperto da boschi, seguita da Como che raggiunge quest’anno il 50%. Anche Varese e Bergamo hanno indici sostenuti, superiori al 40% mentre Brescia raggiunge solo il 35%. Quest’ultima provincia infatti oltre a possedere la maggior quantità di boschi in valore assoluto è anche quella con la maggior superficie territoriale, fattore che ne riduce in proporzione la rappresentatività. Le tre province di pianura di Mantova,
Cremona e Lodi si collocano in fondo alla lista.
La provincia in cui le Imprese boschive hanno tagliato di più è Sondrio, con 56.815 mc (28% del legname totale prelevato dalle imprese), seguono Brescia (22%), Bergamo (16%) e Varese (13%).
Questo il prospetto regionale:
Nel corso del 2015 si sono iscritte all’Albo regionale 14 nuove imprese boschive, facendo salire il totale a 281. Il numero delle imprese boschive iscritte all’Albo (IB) è aumentato nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, e Sondrio; nelle rimanenti il numero è costante. La provincia con il maggior numero di nuove IB è Bergamo, con 5 aziende in più. Le province con più IB iscritte all’albo rimangono Varese e Brescia, seguite da Bergamo e Como. Tra le ditte iscritte all’Albo vi sono 11 Consorzi Forestali. Nel lecchese figurano 22 attività, distribuite in 18 comuni.
Nelle 281 Imprese boschive iscritte al Nuovo Albo Regionale lavorano almeno 689 persone tra titolari, dipendenti assunti e in alcuni casi anche stagionali. A questi addetti si affiancano prestatori di manodopera in possesso di propria partita iva, collaboratori familiari e soci lavoratori che, nel complesso, possono raggiungere un numero anche piuttosto elevato (stimato intorno alle 493 unità). Varese è la provincia con più lavoratori (il 24% del totale degli addetti dichiarati su scala regionale). Nel lecchese risultano essere 34.
Le imprese boschive hanno tagliato legname, nel corso del 2015, nelle seguenti quantità:
Le operazioni di taglio effettuate dalle IB hanno riguardato prevalentemente i tagli di utilizzazione boschiva (83,4% della massa totale prelevata dalle IB), in aumento di quattro punti percentuali rispetto al 2014, quando si era riscontrata la medesima tendenza. Le altre attività svolte hanno riguardato i diradamenti (5,7% della massa, in calo) e il taglio di alberi morti, spezzati o deperienti (4,9%, anch’esso in calo); meno significative sono state invece anche quest’anno le attività relative alla conversione o avviamento all’alto fusto (3,1%), i tagli di manutenzione (2,9%, in aumento) ed in qualche caso il taglio di alberi di Natale. Quasi tutto il legname tagliato dalle IB è destinato alla commercializzazione (98%) e utilizzato per il 51,6% come legname da opera e per la restante quota (48,4%) per fini energetici. Il legname tagliato dalle IB proviene, come per il 2014, principalmente da proprietà private (57%) e da proprietà comunali (41%), mentre per la restante quota (2%) da proprietà di altri Enti pubblici, Stato e Regione.
“Le due province lariane sono ai vertici lombardi per la crescita del bosco ma gli spazi di valorizzazione economica di una filiera sempre più strategica e ‘multifunzionale’ sono ancora enormi; basti pensare che su 5 nuovi alberi cresciuti in un anno, solo 1 viene tagliato e trasformato nonostante in Italia si registri l’importazione a basso costo di più dei due terzi del legno utilizzato”. Lo sottolinea la Coldiretti interprovinciale Como e Lecco, commentando i dati dell’ultimo rapporto Ersaf sullo stato delle foreste in Lombardia e in particolar modo l’elevato “indice di boscosità” che pone i due territori in testa alla “classifica” lombarda.
I boschi lombardi inoltre, prosegue Coldiretti, crescono molto più rapidamente di quanto li si possa ‘governare’: ogni anno, infatti, il volume forestale cresce di 3,1 milioni di metri cubi, ma se ne tagliano solo 551mila, ovvero meno del 20% della ricrescita annua, una percentuale che, tra l’altro nell’ultima rilevazione, è anche diminuita di quasi il 5%. Mediamente il 77% del prelievo di legname è destinato ad uso energetico, il 23% viene usato in falegnameria, per paleria o imballaggi e solo l’1% è scarto. Nei boschi ad accrescimento veloce si tagliano soprattutto robinia, castagno e faggio (387mila mc), mentre in quelli con piantagioni d’alto fusto, i più tagliati sono l’abete rosso, il larice e l’abete bianco (163mila mc). Sono 281 le imprese boschive attive in Lombardia; più di 1000 gli occupati, senza conteggiare l’indotto.
“La manutenzione delle aree forestali è un dovere ambientale per la salvaguardia dell’assetto idrogeologico, per la prevenzione di frane e smottamenti, oltre che per la tutela della biodiversità” – interviene Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco. “I boschi sono infatti popolati da mammiferi, uccelli e rettili, ma anche da una grande varietà di vegetali, senza dimenticare che ricoprono un ruolo centrale come assorbitori e contenitori di anidride carbonica, che è il principale gas ad effetto serra, e sono fondamentali nella mitigazione e nell`adattamento ai cambiamenti climatici in corso. Ma non è solo una questione ambientale” prosegue Trezzi “i boschi, infatti, se valorizzati attivamente con pratiche di gestione sostenibile, possono rappresentare un fondamentale strumento di investimento nella crescita dell’indotto produttivo ad esso collegato, garantendo così lo sviluppo socio-economico delle aree marginali, rurali e di montagna. E non penso soltanto all’uso energetico (principale fonte di reddito delle nostre imprese agroforestali) o edile; nelle nostre province, infatti, abbiamo due diversi territori con due straordinarie eccellenze del design: la brianza del mobile e il lago, con i suoi cantieri nautici. Non a caso, la baricentrica Erba è stata scelta per accogliere una delle fiere internazionali di riferimento per il settore, Forlener, in programma dal 12 al 14 maggio 2017”.
Secondo una ricerca di Coldiretti Como Lecco, proprio nella costruzione di imbarcazioni, gli artigiani del territorio oltre al legno tropicale apprezzano alcune varietà di legno locale come la robinia e il castagno che, essendo ricchi di sostanze tanniche, migliorano la conservazione del legno stesso in ambiente umido, rallentandone la degenerazione. Vengono, pertanto, utilizzati per le fiancate delle barche e per la ruota di prua. Abete e larice, invece, sono legni duri e resistenti, ottimi per realizzare la chiglia, la spina dorsale dell’imbarcazione.
