Da Questore di Lecco... a imputato. Per un 'finto' poliziotto chiesti quasi 3 anni di reclusione

Truffa ma anche una serie di reati di falso, sostituzione di persona, usurpazione di titoli e di onori nonché ricettazione, con quest'ultimo capo d'imputazione "trasformato" - all'esito dell'istruttoria dibattimentale - in furto aggravato dal viceprocuratore onorario Mattia Mascaro, titolare della pubblica accusa. Queste le accuse mosse nei confronti di Fabiano Luca Guadagno, 37enne milanese rintracciato e denunciato nel gennaio del 2014 dalla Digos di Lecco all'esito di una rapida attività investigativa "scattata" dopo l'esposto della proprietaria di un bar di Sirone, accortasi di essere stata "raggirata" dall'uomo, non comparso nella mattinata odierna al cospetto dal presidente della sezione penale del Tribunale di Lecco, dr. Enrico Manzi. A "rappresentarlo", in Aula, era presente l'avvocato d'ufficio Alfredo Casaletto che, per rispetto di un cliente mai incontrato, ha chiesto di poter posticipare la discussione ad altra data, per poter assicurare la miglior difesa. Primo ad essere sentito è stato il sovrintendente della Polizia di Stato Rodolfo Ratti, "vice" del dottor Domenico Nera alla testa della Digos cittadina. L'operante - quello vero - ha così esposto "le gesta" del "collega" - solo sulla carta - spiegando come si sia arrivati alla sua identificazione.

Fabiano Luca Guadagno e il certificato mostrato alle sue vittime per attestare le sue "capacità" di Questore


Guadagno, stando all'impianto accusatorio, ritenuto provato nel corso del processo dal VPO che ha poi chiesto la condanna dello stesso, avrebbe carpito la fiducia della barista - incontrata in chat - tanto da convincere la giovane donna a farsi ospitare presso la sua abitazione. "Ogni mattina partiva, dicendo di essere impegnato in operazioni importanti" ha riferito il poliziotto, citando addirittura l'arresto di Bernardo Provenzano tra i "successi" vantati dall'imputato, in realtà nullafacente e senza fissa dimora dopo essere stato allontanato dalla famiglia d'origine nonché già tratto precedentemente in arresto nel monzese per rapina.
Guadagno, avrebbe poi raccontato di poter accedere, in virtù proprio della sua posizione di Questore di Lecco, a delle aste giudiziarie particolarmente vantaggiose, riservati a uomini dello Stato, riuscendo così ad ottenere del denaro dalla commerciante - divenuta per tutti la sua fidanzata - nonché dalla socia della donna e da un loro cliente, tutti quest'oggi sfilati dinnanzi al giudice in qualità di persone offese, per dettagliare quanto già sintetizzato dal sovrintendente Ratti che ha parlato anche, quale elemento di supporto alle "bugie" raccontate dal milanese, di un certificato "taroccato" ad arte dall'allora 34enne, sfruttando un'attestazione a firma di un collega, rilasciata dopo una denuncia per lo smarrimento della patente e un secondo documento dal quale era stata "estratta" la sigla dell'allora presidente del Tribunale di Lecco, dr. Renato Bricchetti. Ma non solo. Il finto Questore avrebbe mostrato anche ai suoi nuovi "amici" una targa, ricevuta in dono a Natale quale attestato di riconoscenza nei suoi confronti da giudici e magistrati. E come tutti i personaggi del suo calibro, girava armato, dettaglio questo che, alla presentazione della denuncia della barista sironese, ha portato gli operatori della Digos a muoversi velocemente per "stanare" il "ricercato" trovato poi a Cesana, con una borsa contenente effettivamente una pistola, risultata però "finta" (la seconda, a salve, è stato invece poi trovata dai Carabinieri in una cantina in cui si presume Fabiano Luca Guadagno avesse trovato ospitalità).

La pistola trovata nelle disponibilità dell'uomo

Ad integrare infine il quadro accusatorio, come anticipato, l'accusa di ricettazione, tramutata in furto aggravato dal VPO: l'imputato, durante la propria permanenza presso l'abitazione della fidanzata, le avrebbe infatti sottratto dei monili in oro - tra cui una collana appartenuta alla madre, quindi con un valore non solo economico ma anche affettivo - vendendoli poi ad un compro-oro della zona per intascare il corrispettivo in denaro. Condotte, quelle descritte all'agente Ratti confermate dalla persone offese, tanto da non rendere necessaria l'escussione di altri tre testi citati per la mattinata odierna, in relazione a circostanze specifiche.
Ritenuta provata la penale responsabilità in relazione ai fatti a lui ascritti, il dr. Mascaro ha chiesto l'applicazione, nei confronti del Guadagno, di una pena di 2 anni e 8 mesi, con una multa da 5.000 euro.
A luglio l'arringa dell'avvocato Casaletto e il "verdetto" del dr. Manzi.


Articolo correlato:
Lecco: si spacciava per il Questore e proponeva 'affari' legati a Aste giudiziarie fasulle. Denunciato dalla DIGOS un 34enne
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.