Manzoni, dall'infezione alla vaccinazione: il papilloma virus 'spiegato' dalla ginecologa Tiziana Dell'Anna

Si è tenuto nei giorni scorsi, presso l'Aula Dipartimento Materno Infantile, l'incontro dal titolo "Papilloma virus: dall'infezione alla vaccinazione", organizzato da Tiziana Dell'Anna, ginecologa di Via dell'Eremo e indirizzato alla popolazione femminile in occasione della Seconda Giornata Nazionale dedicata al benessere della donna.
Come ha subito spiegato la dottoressa - novello membro dello staff medico del Manzoni - il primo passo consiste nell'informarsi, scegliendo accuratamente le fonti a cui ci affidiamo, per sviluppare un senso critico riguardo al tema della vaccinazione: proprio per questo motivo la parte iniziale della riunione è stata dedicata alla descrizione del papilloma virus, precursore di alcune delle patologie a maggior impatto femminile, epidemiologico e clinico.

La dottoressa Tiziana Dell'Anna

Noto più semplicemente come HPV, il papilloma virus è un'infezione virale frequente, che comprende 118 diversi genotipi e che la gran parte della popolazione potrebbe, senza esserne cosciente, aver già incontrato nel corso della propria vita. Questo piccolo virus a DNA - in grado di attaccare sia l'apparato sessuale maschile che quello femminile - è nella maggior parte dei casi eliminato in maniera silente dal sistema immunitario senza dare disturbi, ma ne esistono circa 40 varianti ad alto potenziale oncogeno (come l'HPV 16 e 18) capaci di infettare la mucosa genitale della donna, originando diverse lesioni tumorali e degenerando in cancro del collo dell'utero.
Come ha spiegato la dott.ssa Dell'Anna, principale via di trasmissione del virus è il diretto contatto sessuale, sebbene esista anche una "trasmissione verticale", possibilità più rara per cui una donna in gravidanza potrebbe trasmettere l'HPV al feto durante il parto.
"Nonostante molti HPV a basso rischio diano come risultato l'insorgenza di condilomi genitali che possono essere adeguatamente curati, in Italia esiste un'altra realtà, in cui ogni anno si verificano 3.000 casi di tumori dell'utero di cui quasi la metà va incontro a decesso" ha affermato la ginecologa che, sebbene concordi sul fatto che si tratti di numeri certamente ridotti rispetto alla popolazione nazionale, ha ricordato come sia sufficiente un semplice vaccino per prevenire una patologia di tale gravità, con cui ella si confronta ogni giorno in ambito professionale.
L'insorgenza del tumore della cervice uterina - che può manifestarsi a seguito di una prima infezione da HPV 16 e 18 (responsabili del 70% dei tumori) - ha un'incidenza massima tra i 35 ai 50 anni e il suo sviluppo può essere determinato da diversi fattori esterni, tra cui l'attività sessuale, il fumo che agisce da catalizzatore delle lesioni pretumorali o una precedente condizione di immunodepressione.

"Per curare il papilloma virus non esistono terapie o antibiotici, ma essenziale è la prevenzione" ha dichiarato il medico, sensibilizzando il pubblico di ascoltatrici su due tipi di profilassi: una primaria, data in parte dall'utilizzo del profilattico ma soprattutto dalla vaccinazione, e una secondaria, che attraverso il Pap-test consente una diagnosi precoce dell'infezione e delle lesioni pretumorali.
Introdotto agli inizi degli anni '80, il Pap-test ha provocato un drastico calo delle morti e con lo sviluppo medico e scientifico ha posto le basi per la creazione di un nuovo strumento di prevenzione, noto come HPV-test, che a differenza del predecessore ricercherà genotipi oncogeni di DNA virale, verrà utilizzato solo negli screening di popolazione e proposto a donne di età inferiore a 35 anni e non superiore a 65.
"La vaccinazione, che rappresenta una forma di prevenzione primaria, è utile anche per la popolazione maschile, per prevenire la comparsa di tumori al pene, anali o dei più rari tumori orofaringei" ha asserito il medico, presentando all'audience in rosa due tra i vaccini più noti e consigliati, Gardasil e Cervarix, i quali si sono dimostrati efficaci quasi al 100% nei confronti delle lesioni portare dal papilloma virus 16 e 18.
"Sebbene la vaccinazione, raccomandata e gratuita per le bambine che hanno compiuto gli 11 anni di età, garantisca una protezione di almeno 10 anni da quando viene somministrata" ha assicurato l'esperta "nell'ultimo anno si è notato uno spaventoso calo delle vaccinazioni dal 70% al 55%, in molti casi per colpa di notizie forvianti e informazioni senza basi fondate che pullulano sui social network o in fonti mediatiche non specializzate".

A fare scalpore in questi ultimi giorni è stata anche la polemica del caso Report, in cui si è parlato dei possibili effetti avversi a questo tipo di vaccinazione, ma nel merito del quale la dott.ssa Dell'Anna ha preferito non entrare. "Non voglio assolutamente fare polemica rispetto al programma, ma mi è molto dispiaciuto che una trasmissione del servizio pubblico abbia dato un taglio di questo tipo" ha ammesso. "Non giudico la veridicità delle cose dette, ma credo che abbiano dato un taglio forviante, per cui se io fossi non un medico ma semplicemente una madre che deve decidere se far vaccinare o meno la propria figlia ne sarei uscita con mille paure e dubbi".
"Quando mi trovo di fronte ad un tumore del collo dell'utero sono di fronte a due sconfitte" ha affermato la ginecologa a conclusione dell'incontro. "La prima è il fallimento dello screening e delle procedure di prevenzione, e la seconda ce l'abbiamo quando il tumore colpisce una donna giovane: in molti casi il trattamento demolitivo le toglie la possibilità di diventare madre, quantomeno in maniera naturale".
Al termine della conferenza è stato lasciato spazio alle domande e ai dubbi del pubblico, il quale si è dimostrato particolarmente interessato e coinvolto rispetto al tema proposto, auspicando l'organizzazione di altri seminari dello stesso calibro da parte dell'ASST.
Francesca Amato
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