Migranti: padre Solalinde racconta la sua esperienza in Messico, 'mi hanno cambiato la vita'

Migranti, Messico e fede: sono questi i tremi che padre Alejandro Solalinde, il sacerdote sudamericano difensore dei diritti umani dei migranti candidato al Premio Nobel per la Pace 2017, ha intrecciato ieri sera per la platea che ha voluto incontrarlo alla Casa Sul Pozzo, ennesima tappa del suo tour in lungo e largo per l'Italia con l'obiettivo di portare testimonianza e verità circa la questione dei migranti e di promuovere il suo nuovo libro, "I narcos mi vogliono morto". E già, e non è un modo di dire: tocca il milione di dollari, infatti, la cifra che i narcotrafficanti sono disposti a pagare per avere 'la testa' di Alejandro Solalinde, che non a caso dal 2011 vive sotto scorta. Un prezzo salato, insomma, quello che deve pagare il più importante difensore dei migranti in Messico, nonché responsabile di un centro di accoglienza a Ixtepec, città nel sud del Paese, nel quale ogni anno transitano ben 20 mila esseri umani. Una condanna a morte, la sua, sostanzialmente dovuta alla denuncia della corruzione delle autorità pubbliche relativamente alla questione dei flussi migratori.

padre Alejandro Solalinde

Eppure, nella voce limpida e ferma di padre Alejandro Solalinde, non c'era traccia di paura mentre raccontava ai lecchesi che la forza di condurre questa battaglia la ritrova ogni giorno in Dio: "non ho paura, nonostante in qualsiasi momento mi possano uccidere, perché ho fede nel Signore, so che la mia vita è nelle sue mani. Sono convinto che la mia missione sia quella di continuare a denunciare quello che succede, anche se è una battaglia difficile".
Il suo racconto è partito quindi proprio dal profilo dei migranti, coloro che lo hanno cambiato più di tutto: "mi hanno trasformato la vita completamente. I migranti sono i più ricchi del mondo. Sono come un seme che contiene tutti gli elementi che dovrebbe possedere una società".

Le loro vite, le loro storie raccontate sottovoce, la loro fede, sono ciò che ha portato quindi il sacerdote messicano ad affermare che il mondo dei migranti è "un universo straordinario, che abbatte le barriere comuni, i parametri consueti, le barriere della religione e delle varie paure, quella del pericolo e quella di cambiare modo di pensare". Chiamando in causa quindi il Messico, tra l'amore per la terra natia e l'odio per un paese che si attesta al secondo posto in tutto il mondo per tasso di violenza, padre Solalinde ha parlato proprio dei profughi, della verità che si cela dietro la scomparsa di molti di loro, delle atrocità, delle attività criminali di chi li considera mera merce di scambio e quindi i Narcos e gli stessi esponenti del governo: "Provo vergogna a dire che non c'è altro paese al mondo responsabile in tale misura della scomparsa di persone: è un crimine contro l'umanità, è l'olocausto dei migranti" ha detto puntando il dito proprio contro gli addetti all'immigrazione, " i veri criminali": "abbiamo fatto centinaia e centinaia di denunce, ma solo il 2% di queste sono state accolte".

Una triste verità, questa, che tuttavia non si traduce in sconforto bensì in impegno, sempre in misura maggiore, sempre con maggiore intensità: il risultato dei suoi sforzi e di quelli di tanti alti volontari impegnati a fianco dei migranti, si realizza così proprio nel centro di accoglienza che padre Solalinde dirige a Ixtepec, e che dona loro occasioni di lavoro oltre a contenere al suo interno dormitori, mense, aree per la consultazione psicologica, aree per i volontari, zone per lo svago e uffici per le registrazioni dei migranti ("chiaramente eseguite in linguaggio criptato, per la loro sicurezza"). "In questo centro si vive la vita di tutti i giorni, ma tanti che ci entrano vivono una rinascita spirituale" ha confessato il sacerdote raccontando alcune storie. E proprio da questo centro, una volta ricevuta l'assistenza, parte la battaglia dei migranti per ottenere un visto regolare, obiettivo primario per la permanenza nel paese, e proprio dal centro nascono le battaglie per cambiare la legge messicana in materia di migranti, quella legge che dal 2011 è di certo più attenta e giusta anche se, lo dice il padre Solalinde, "è il governo che la applica sempre male, sempre a proprio comodo". Dietro il buio e la crudeltà di un mondo che conosce fin troppo bene, però, padre Solalinde non smette di vedere una luce: "è la speranza che questa situazione sia soltanto temporanea, che avremo di nuovo la possibilità di dialogare tra di noi e con Dio".

E sempre a lui, il Dio dai tanti nomi ma un unico concetto e un solo grande amore, che Solalinde continua ad appellarsi, quel Dio che ha conosciuto nelle storie dei migranti, che cammina al loro fianco, che li accarezza e li rende ogni giorno un po' più forti: "non ho mai sentito un migrante incolpare il Signore per quello che gli è accaduto nella vita. Hanno capito loro più di altri che l'unico responsabile delle cose atroci non è Dio, è solo l'uomo. I migranti hanno capito e ci insegnano la gerarchia delle cose importanti: il Signore, le persone e solo dopo il denaro".
Giulia Achler
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.