Tre giovani artisti ospiti della conviviale del Rotary Lecco Manzoni
Ancora una serata dedicata ai giovani artisti quella di giovedì 11 maggio, quando il Rotary Club Lecco Manzoni ha ospitato la cantante e musicista, Gaia Banfi, unitamente a due studenti del Politecnico di Milano, legati dalla passione comune per il design, Stefano Maddalon e Lucia Ratti.
Graditi ospiti, tra gli altri, il Comandante provinciale dei carabinieri Pasquale del Gaudio con la Sua signora Alessandra, l’Ingegner Gaetano Papa con la Sua signora.
È stato un momento di sommessa convivialità perché proprio in questi giorni è venuta a mancare una persona molto cara al Club e al mondo rotariano in genere. A Lei abbiamo dedicato un minuto di raccoglimento e l”Hallelujah” di Leonard Cohen, sublimemente interpretato da Gaia Banfi.
“Sin da piccola ho questa forte attrazione per la musica che ho ereditato da mio papà. Già dalle elementari il mio insegnante di musica mi faceva spesso cantare da solista nel nostro coro; e questa era una delle cose che più mi dava soddisfazione e mi riempiva il cuore.
Da sempre, quindi, il mio sogno è stato quello di vivere di musica; fare concerti di fronte ad un vasto pubblico che potesse apprezzare quello gli presentavo.
Questa passione si è protratta negli anni finché non è diventata quotidianità. Ho iniziato a studiare musica da quando avevo 6 anni e continuerò a farlo per tutta la vita, se mi sarà possibile. Ho cercato di rendere questa quotidianità anche una sorta di "primo-lavoro", che mi è utile per finanziarmi parte degli studi.
Ma ciò che più mi ha spinto a intraprendere questa carriera artistica, consapevole delle difficoltà e degli enormi sacrifici che incontrerò lungo il mio percorso, è semplicemente questa enorme passione ed attrazione che io ho nei confronti della musica stessa. Per me fare musica, e quindi non solo cantare, ma anche produrre, è adrenalina ed emozione pura, ed è ciò che più mi riempie l'animo di gioia. Si tratta solo di sensazioni, emozioni forti e positive che purtroppo, devo ammettere, non sono sempre presenti.
Un'altra cosa che mi ha spinto a continuare con la musica è l'amore per il benessere non solo quindi per me stessa ma anche per gli altri.
Mi piacerebbe condividere e spargere queste emozioni forti a tante persone; quale migliore strumento se non quello di cui sono più capace?
Mi piacerebbe lasciare un segno nel cuore e , perché no, nella mente delle persone.
Infine, mi piace vivere d'arte e di creatività e trovo che la musica sia una delle migliori espressioni di tutto ciò.”
La parola è passata allo studente designer Stefano Maddalon che, suscitando vivo interesse nei presenti, ha rammostrato, con il supporto di video, il percorso progettuale eseguito con la giovane collega Camilla Bernardo per ottenere la loro versione della “seduta: OZIO. Ispirandosi al dondolio che accompagna i momenti del “dolce far niente” ed ai giochi per bambini, hanno creato una spirale/molla/seduta, una poltrona fuori dal comune, dalle linee essenziali e pulite, versatile nell’arredamento.
Stefano ha concluso con alcune sue considerazioni, condivise dalla collega Lucia Ratti, considerazioni qui di seguito riportate alla lettera.
““Il sogno dell'artista è comunque quello di arrivare al Museo, mentre il sogno del designer è quello di arrivare ai mercati rionali.” (da Artista e designer, Bruno Munari)
“ Un buon progetto non nasce dall’ambizione di lasciare un segno, il segno del designer, ma dalla volontà di instaurare uno scambio anche piccolo con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da noi progettato.” (Achille Castiglioni)
Prendendo come “testo sacro” le parole di questi due giganti, la nostra vita può essere differente da quella di un ingegnere o di un disegnatore, non tanto per le azioni compiute nel quotidiano, ma per il punto di vista!
Non è diverso un disegnatore meccanico da un designer, se lo si guarda per quel che fa, entrambi disegnano, anni fa con un tecnigrafo e ora su una macchina informatica, o un ingegnere, entrambi studiano e calcolano una soluzione ad un problema.
Quello che li differenzia è l’approccio, lo scopo.
È forse questa visione che ha spinto noi e tanti altri ad intraprendere la strada dei designer, a vedere questa carriera come una continua sfida e un continuo divertimento.
Ci si mette alla prova continuamente, con le tecnologie, con altre persone, con altre culture, con altre forme, materiali, situazioni atmosferiche, con lo scibile!
Cosa c’è di più intrigante???
Quando il proprio genitore ti diceva: Nella vita, l’unico modo per essere contenti, è quello di trasformare la tua passione nel tuo lavoro.
A mio parere non c’è nulla di più gratificante di vedere un tuo prodotto, un progetto, nelle mani di un fruitore sconosciuto.
L’oggetto diventa un tramite, un legame che ti unisce, seppur inconsciamente, ad un’altra persona.
È quasi un atto mistico.”
Graditi ospiti, tra gli altri, il Comandante provinciale dei carabinieri Pasquale del Gaudio con la Sua signora Alessandra, l’Ingegner Gaetano Papa con la Sua signora.
È stato un momento di sommessa convivialità perché proprio in questi giorni è venuta a mancare una persona molto cara al Club e al mondo rotariano in genere. A Lei abbiamo dedicato un minuto di raccoglimento e l”Hallelujah” di Leonard Cohen, sublimemente interpretato da Gaia Banfi.
“Sin da piccola ho questa forte attrazione per la musica che ho ereditato da mio papà. Già dalle elementari il mio insegnante di musica mi faceva spesso cantare da solista nel nostro coro; e questa era una delle cose che più mi dava soddisfazione e mi riempiva il cuore.
Da sempre, quindi, il mio sogno è stato quello di vivere di musica; fare concerti di fronte ad un vasto pubblico che potesse apprezzare quello gli presentavo.
Questa passione si è protratta negli anni finché non è diventata quotidianità. Ho iniziato a studiare musica da quando avevo 6 anni e continuerò a farlo per tutta la vita, se mi sarà possibile. Ho cercato di rendere questa quotidianità anche una sorta di "primo-lavoro", che mi è utile per finanziarmi parte degli studi.
Ma ciò che più mi ha spinto a intraprendere questa carriera artistica, consapevole delle difficoltà e degli enormi sacrifici che incontrerò lungo il mio percorso, è semplicemente questa enorme passione ed attrazione che io ho nei confronti della musica stessa. Per me fare musica, e quindi non solo cantare, ma anche produrre, è adrenalina ed emozione pura, ed è ciò che più mi riempie l'animo di gioia. Si tratta solo di sensazioni, emozioni forti e positive che purtroppo, devo ammettere, non sono sempre presenti.
Un'altra cosa che mi ha spinto a continuare con la musica è l'amore per il benessere non solo quindi per me stessa ma anche per gli altri.
Mi piacerebbe condividere e spargere queste emozioni forti a tante persone; quale migliore strumento se non quello di cui sono più capace?
Mi piacerebbe lasciare un segno nel cuore e , perché no, nella mente delle persone.
Infine, mi piace vivere d'arte e di creatività e trovo che la musica sia una delle migliori espressioni di tutto ciò.”
La parola è passata allo studente designer Stefano Maddalon che, suscitando vivo interesse nei presenti, ha rammostrato, con il supporto di video, il percorso progettuale eseguito con la giovane collega Camilla Bernardo per ottenere la loro versione della “seduta: OZIO. Ispirandosi al dondolio che accompagna i momenti del “dolce far niente” ed ai giochi per bambini, hanno creato una spirale/molla/seduta, una poltrona fuori dal comune, dalle linee essenziali e pulite, versatile nell’arredamento.
Stefano ha concluso con alcune sue considerazioni, condivise dalla collega Lucia Ratti, considerazioni qui di seguito riportate alla lettera.
““Il sogno dell'artista è comunque quello di arrivare al Museo, mentre il sogno del designer è quello di arrivare ai mercati rionali.” (da Artista e designer, Bruno Munari)
“ Un buon progetto non nasce dall’ambizione di lasciare un segno, il segno del designer, ma dalla volontà di instaurare uno scambio anche piccolo con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da noi progettato.” (Achille Castiglioni)
Prendendo come “testo sacro” le parole di questi due giganti, la nostra vita può essere differente da quella di un ingegnere o di un disegnatore, non tanto per le azioni compiute nel quotidiano, ma per il punto di vista!
Non è diverso un disegnatore meccanico da un designer, se lo si guarda per quel che fa, entrambi disegnano, anni fa con un tecnigrafo e ora su una macchina informatica, o un ingegnere, entrambi studiano e calcolano una soluzione ad un problema.
Quello che li differenzia è l’approccio, lo scopo.
È forse questa visione che ha spinto noi e tanti altri ad intraprendere la strada dei designer, a vedere questa carriera come una continua sfida e un continuo divertimento.
Ci si mette alla prova continuamente, con le tecnologie, con altre persone, con altre culture, con altre forme, materiali, situazioni atmosferiche, con lo scibile!
Cosa c’è di più intrigante???
Quando il proprio genitore ti diceva: Nella vita, l’unico modo per essere contenti, è quello di trasformare la tua passione nel tuo lavoro.
A mio parere non c’è nulla di più gratificante di vedere un tuo prodotto, un progetto, nelle mani di un fruitore sconosciuto.
L’oggetto diventa un tramite, un legame che ti unisce, seppur inconsciamente, ad un’altra persona.
È quasi un atto mistico.”
