
Marco Ruscini e l'avvocato Enrico Giarda
L'aggravante di cui all'articolo 7 DL 152/1991, ovvero l'aver agito per favorire la supposta associazione di stampo mafioso operante in Lecco, non è stata esclusa: non è stata presa in considerazione nel calcolo finale della pena proposta una settimana fa al collegio giudicante ma sul punto "non ho rinunciato formalmente all'appello". Lo ha puntualizzato nel pomeriggio odierno il sostituto procuratore generale Laura Barbaini, in relazione alla posizione dell'ingegner Marco Rusconi. Il "la" per la specifica è arrivato direttamente dall'avvocato difensore dell'ex sindaco di Valmadrera sul quale "grava" la richiesta di condanna a 3 anni e 6 mesi per Turbativa d'asta e Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio "sottoscritta" lunedì scorso dalla pubblica accusa, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Lecco (2 anni, con sospensione condizionale e non menzione, in riferimento soltanto al primo capo d'imputazione), senza fare alcun esplicito riferimento all'ulteriore "macchia", di cui sembrava essersi persa traccia. L'aggravante, ostativa ad alcuni "benefici" in caso in cui dovesse essere effettivamente riconosciuta - è stato chiarito oggi - sia per il sostituto procuratore della DDA Bruna Albertini, titolare del fascicolo in primo grado, sia per la dottoressa Barbaini, suo alter ego in Appello, limitatamente all'ipotizzata turbativa d'asta, va applicata. Di parere - chiaramente - diametralmente opposto il legale milanese Enrico Giarda, in Aula anche in sostituzione del padre Angelo, dalla cui discussione in primo grado - una vera e propria lezione di diritto, come sovviene ad un professore - ha "mutuato" l'introduzione alle controdeduzioni proposte quest'oggi, in coda ai colleghi Antonio Giarletta per il geometra Alessio Ghilaslanzoni e alle sorella Marilena e Patrizia Guglielmana per l'imprenditore Claudio Crotta. Prosegue dunque di buona lena il processo di secondo grado originato dall'inchiesta Metastasi: presenti in Aula, oltre ai già citati tre imputati, anche Claudio Bongarzone e i detenuti Mario Trovato, Antonello Redaelli, Massimo Nasatti e Antonino Romeo (le cui misure scadranno il prossimo 1° giugno, motivo per il quale si è impressa un'accelerata al procedimento, fissando udienze ravvicinate) nonché Giacomo Trovato, condannato (all'ergastolo) per altra causa. Assenti tutti gli altri "coinvolti" a cominciare dai fratelli Stefania, Franco e Rolando Trovato, Gilvana Goncalves, Gianguido Mazza, Gaetano Mauri, Alexandra Ivanshova e Saverio Lilliu, il ferraiolo sardo ritenuto dalla PG parte della supposta Locale di Lecco con richiesta di condanna a 11 anni, contro i due irrogati in primo grado. A tal proposito ha invitato i giudici della quinta sezione penale della Corte d'Appello di Milano a rileggere per intero le intercettazioni sintetizzate dalla pubblica accusa e la sentenza a firma delle toghe lariane Manzi-Catalano-Arrighi, l'avvocato Vito Zotti, convinto di come le stesse fotografino al meglio la vicenda, comprovando "l'impossibile coinvolgimento" del proprio cliente.

Il tribunale di Milano
Le condotte, se analizzate in concreto, non sono idonee a ledere il bene della libera concorrenza: questo, invece, l'assunto dal quale è partita la discussione dell'avvocato Giarda, per arrivare a chiedere l'assoluzione di Marco Rusconi dall'accusa di turbativa d'asta e da lì anche dal reato di corruzione. Due, nello specifico, le "azioni" contestate dagli inquirenti all'allora primo cittadina di Valmadrera, in relazione alla gara per l'assegnazione dell'area a lago di Parè: l'aver fornito informazioni privilegiate e l'aver consigliato di estromettere un socio gravato da precedenti dalla srl in lizza per l'aggiudicatone del Pratone. Entrambe sono state ricondotte dal difensore in confini ben diversi da quelli tracciati dalla PG. Le famose annotazioni a matita sull'altrettanto celebre bando fornito dal borgomastro ad Ernesto Palermo, null'altro sarebbero che "dritte" sulla destinazione diurna dalla nuova attività, già nota ai valmadreresi dalla campagna elettorale del 2009 e già oggetto a più riprese di articoli sulla stampa locale, con un pezzo sul tema uscito - neanche a farlo apposta - proprio il 28 marzo 2011, giorno dell'incontro per il passaggio del capitolato (della gara esperita nel 2008, non essendo tra l'altro nemmeno pronto, in quella data, quello nuovo). In relazione invece alla sostituzione di Saverio Lilliu - considerato dalla Procura "uomo di fiducia di Trovato" e già condannato per droga - nell'assetto societario della Lido di Parè srl, il penalista ha evidenziato come il giovane sindaco sia stato inizialmente mal consigliato dal Segretario comunale - "che confonde l'estinzione della pena con l'estinzione del reato" - ricordando poi una frase dell'assessore Zangari: "non c'era felicità nel dare un posto del genere a una persona con precedenti". Vale a dire che l'amministrazione - e non Rusconi quale elemento distaccato rispetto ad un gruppo - si è posta un problema d'immagine, con il cambio ipotizzato non per by-passare la normativa antimafia (il capo di Gabinetto della Prefettura tra l'altro, dopo l'informativa atipica, evidenzierà come di solito i Comuni non tengano nemmeno conto di tali indicazioni) come invece ritiene l'accusa che, stando a quanto sostenuto dall'avvocato Giarda, avrebbe basato la propria ricostruzione su una serie di fatti messi uno in fila all'altro tralasciando però ciò che avviene tra un momento e l'altro. "Bisogna contestualizzare le intercettazioni" ha ammonito il legale, ricordando come le stesse - "o meglio le interpretazioni date dal Gico della Guardia di Finanza alle intercettazioni" - siano state poste alla base dell'inchiesta senza premurarsi di acquisire ulteriori riscontri. Un discorso, quest'ultimo, che ben calza in relazione alla supposta "mazzetta" ricevuta da Rusconi: di tale dazione parla infatti Palermo in più conversazioni - alle volte lasciando intendere che debba avvenire, in altre che è già avvenuta - ma non vi sono né fotografie del passaggio della busta né intercettazioni a carico del valmadrerese circa l'eventuale denaro chiesto o ricevuto. "E' tutta una messa in scena" ha concluso l'avvocato Giarda, tratteggiando l'ex consigliere comunale di Lecco Ernesto Palermo con le parole scelte in aula dal sindaco Virginio Brivio e dunque come una persona che tende all'esagerazione nonché "un soggetto che ha continuo bisogno di denaro, per barcamenarsi tra la famiglia e l'uso smodato delle macchinette". Chiesta dunque, per entrambi i capi d'imputazione, l'assoluzione perché il fatto non sussiste. E l'aggravante? Da escludersi, come è già stata esclusa dai giudici lecchesi, anche in caso di condanna perché "infondata" in assenza della piena consapevolezza dell'imputato dell'agire "in aiuto" del sodalizio.
Si torna in Aula per l'escussione degli ultimi difensori - compreso l'avvocato Marcello Perillo per Mario Trovato definito dalla PG il "Padre Eterno di Lecco" - giovedì.
A.M.