Calolzio: in liquidazione la società che gestisce la discarica chimica alla Sali di Bario, ricorso al Tar e tanti interrogativi

L'accesso all'area
C'è un pezzetto di Calolzio che rischia di diventare un piccola "terra dei fuochi". Stiamo parlando della discarica (autorizzata) di rifiuti chimici presso l'ex fabbrica dei Sali di Bario, tra la stazione ferroviaria e l'Adda.              
La società che possiede l'area e che deve occuparsi della sua gestione - la "Gruppo Chimico Dalton" - si trova in stato di liquidazione: una situazione che apre molti interrogativi e dubbi sul futuro del sito. L'impresa dal 2009 ha acquisito l'area sedime del giacimento, subentrando alla I.C.S. Industria Chimica Subalpina (da non confondere con la ICS Ingegner Claudio Salini che invece si occupa della nuova Lecco-Bergamo, con cui condivide l'acronimo ma anche la vicinanza logistica, visto che il tunnel passerà proprio al di sotto della vecchia fabbrica dei Sali di Bario).
La Dalton ha dunque ha ricevuto in carico anche tutti gli obblighi di monitoraggio e controllo della discarica, previsti dal cosiddetto "Piano di Gestione post-operativa".          
Non è cosa da poco: sotto la collina che sorge di fianco alla ditta Fontana sono sepolti 35.000 mc di materiali tossici, derivati dalla bonifica della storica azienda dei Sali di Bario, fondata a inizio '900 e attiva per quasi un secolo. Non si tratta - lo sottolineiamo - di una discarica abusiva ma di un giacimento autorizzato dalla regione (con  D.G.R. n. VII/10953 del 04.11.2002).   
Il gestore deve occuparsi dello svuotamento dei pozzi che raccolgono il percolato (ovvero i liquidi dei fanghi chimici) e della manutenzione dello stato superficiale della collina, formato da materiale inerte per sigillare i rifiuti. Non devono essere lasciati crescere alberi e arbusti, perché con le radici potrebbero rovinare i teloni protettivi e dunque si potrebbe rischiare di avere delle perdite.  
Lo scorso marzo un piromane aveva anche appiccato una serie di roghi sulla collina: erano stati presto domati dai Vigili del Fuoco, intaccando solo lo strato di erba superficiale.
La discarica vista da viale De Gasperi
Ora, con la messa in liquidazione del Gruppo Chimico Dalton, il Comune di Calolzio ha deciso di fare le sue mosse: per due volte il responsabile del servizi del territorio, l'architetto Ottavio Federici, ha scritto al curatore Maurizio Fabbri chiedendo "l'adempimento delle obbligazioni contenute nel Piano di Gestione post-operativo della discarica".       
"C'è una precisa convenzione che regola la gestione e il monitoraggio della discarica, con precisi doveri. Per questo abbiamo deciso di chiedere l'escussione di una delle fideiussioni, dal valore di circa 60.000 euro, che era stata posta a suo tempo come garanzia" ha spiegato l'assessore Paolo Cola. "Di fronte alle nostre comunicazioni, la società ha deciso di rivolgersi al Tar, chiedendo al giudice una sospensiva della richiesta di escussione della fideiussione, per provare a guadagnare tempo".              
Il Comune ha deciso di far valere le proprie ragioni  resistendo in giudizio e affidandosi allo Studio Legale Zoppolato & Associati con sede in Via Dante a Milano (con un preventivo di spese di oltre 7.000 euro): il  25 luglio 2017 si riunirà la camera di consiglio per avviare la discussione presso il Tar.
In attesa di conoscere l'esito del dibattimento e indipendentemente dall'accoglimento o no della richiesta di sospensiva, sorgono già alcuni interrogati sul futuro della discarica.  
Se il Gruppo Chimico Dalton dovesse fallire, chi si occuperà della gestione dei rifiuti tossici? Chi svuoterà i pozzi? Chi effettuerà i rilievi per valutare le concentrazioni di inquinanti? Chi eviterà che la collina si trasformi in una zona abbandonata invasa da sterpaglie e arbusti? 
A pagare rischiano di essere ancora i cittadini: sia nel caso in cui il Comune dovesse farsi carico delle spese per la gestione del sito (ma con quali risorse?) sia nel caso in cui la collina dovesse diventare una terra di nessuno, lasciata a se stessa.             
E' una situazione che, potenzialmente, potrebbe diventare critica, su cui tenere gli occhi puntati.
P.V.
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