Lecco, l'avvocato del barista arrestato per spaccio di droga: ''perquisizioni negative, da più di 7 mesi nessuna anomalia''

Oscar Delle Vedove
“Ho chiesto la revoca del provvedimento perché non più attuale e in subordine una misura meno restrittiva quale i domiciliari o l’obbligo di dimora”. A parlare è l’avvocato Graziana Gatti, legale di Oscar Delle Vedove, il 57enne destinatario, nella giornata di ieri, di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal Gip del Tribunale di Lecco su richiesta del PM Paolo Del Grosso, titolare del fascicolo ora provvisoriamente nelle mani della collega Silvia Zannini, magistrato di turno in questi giorni in Procura.
Il barista, finito al centro dell’operazione antidroga etichettata dalla Polizia con il nome del suo locale (il “Galleria” di via Carlo Cattaneo), nella mattinata odierna, tradotto dalle guardie del carcere di Pescarenico, è comparso dinnanzi al Giudice Massimo Mercaldo per l’interrogatorio di garanzia. Ha scelto di non avvalersi della facoltà di non rispondere, interloquendo per un paio d’ore.
“Il mio assistito è stato sottoposto ad un lungo periodo di osservazione ma “retrodatato” nel tempo” ha spiegato il legale, puntualizzando come negli ultimi sette mesi non sia stata riscontrata alcuna irregolarità nel comportamento – a suo dire – tenuto dal 57enne, già “pizzicato” nel corso dell’indagine con dello stupefacente e della sostanza da taglio. “Se ci sono stati degli episodi di spaccio, sono lontani nel tempo” ha così puntualizzato l’avvocato Gatti, ritenendo non ci siano i presupposti per la custodia in carcere dell’esercente. “Nella giornata di ieri è stato poi sottoposto a perquisizione, sia a casa sia al bar: l’esito è stato negativo. Non ci sono dunque elementi nuovi a sostegno della richiesta della Procura” ha rimarcato, riferendo quando argomentato nella mattina odierna in Aula. Sul punto il giudice si è riservato la decisione.
Stando all’impianto accusatorio, chiaramente ancora tutto da provare, Dalle Vedove avrebbe affiancato – “ma non come copertura perché comunque il bar funziona” ha precisato il suo difensore – la somministrazione di colazioni e aperitivi allo spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina e hashish nello specifico), servendo così non solo cappuccini e stuzzichini ai clienti “regolari” ma anche dosi di polvere bianca e “fumo” ad avventori in cerca… di sballo. Secondo gli inquirenti, poi, il commerciante si sarebbe perfino reso disponibile ad effettuare consegne a domicilio, servendosi di un collaboratore per il “recupero crediti” in caso di mancato celere pagamento del pattuito da parte degli acquirenti i cui nominativi venivano annotati su “pizzini” rinvenuti dagli operanti nel corso di una precedente “visita”, costata all’uomo, come già accennato, una segnalazione all’Autorità giudiziaria.
In attesa della decisione dottor Mercaldo, il barista al momento resta in carcere. E oggi il locale ha tenuto, per propria scelta, le serrande abbassate. Ancora da valutare, infine, da parte dell’ufficio preposto del Comune di Lecco, la segnalazione per un’eventuale revoca della licenza o provvedimento di chiusa avanzata dalla Questura.
A.M.
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