Olcio (Mandello): un tuffo nelle cantine del borgo alla scoperta di sapori e usanze
Secondo un vecchio detto "chi ha buon vino in casa, ha sempre i fiaschi alla porta": in quest'occasione a spalancarsi è stata quella delle "cantine" della frazione mandellese di Olcio, che sabato hanno accolto i 450 estemporanei "sommelier" della 7^ edizione di "Olcio in Cantina".
Il percorso enogastronomico - organizzato come sempre dalla Olciosportiva e già "sold out" dopo soli quattro giorni - si è aperto alle ore 18.30 diramandosi per le arterie del borgo e indirizzando i convitati verso le quattordici tappe predisposte per l'evento, tutte firmate dai nomi della tradizione popolare: dalla Cantina de Armenu e del Bìgiu fino all'antico Torchio del Duardu, datato 1848, per poi proseguire con la Cantina della Lena e quella di Giusèp del Runsciu, il Crott del Vescuven, la Cantina de Abèl e quella del Muiöö, la Corte dei Ronchi, la Cantina del Mario e infine l'Andito del Portico.
Insieme a questi anche alcuni luoghi simbolici, evidenti testimonianze sia della passata manodopera della frazione, come la Butega del Seghezzat nella quale spiccano i tipici attrezzi da lavoro della storica officina Fasoli, sia della tradizione culinaria, rappresentata sabato dalle "pattole" di Esino Lario, i ravioli di patata bianca conditi con burro e salvia tipici della gastronomia lombarda.
All'interno delle bottiglierie incastonate nel cuore della frazione si sono susseguiti i vari assaggi del Rosso di Valtellina, del Capezzana Rosso, del Morellino di Scansano e del "nostrano" Rostigo di Olcio del Bonarda, insieme ai gusti intensi del Cabernet Sauvignon e del Rosso Sicilia Terra dei Sogni, del Chardonnay del Friuli, del Pinot grigio e nero vinificato bianco, del Cuvèe Spumante e del Cirò Rosato.
Una grande varietà di proposte, abilmente abbinate ad assaggi di formaggi, salumi, miele e dolci rustici che hanno soddisfatto il palato di tutti i presenti e hanno accompagnato la degustazione "a suon di brindisi" sullo sfondo degli antichi torchi e magli che ancora abitano le cantine.
Sulla scia dello stesso spirito di collaborazione che ha animato i proprietari delle "cantine", anche la scuola dell'infanzia di Olcio ha voluto lasciare un omaggio personale: una delle tappe del percorso enogastronomico è stata infatti dedicata a diversi lavoretti realizzati dai bambini - tra cui cartelloni, originali ricette culinarie e dei simpatici sottobicchieri offerti agli ospiti come gadget - esposti insieme alle fotografie di Celestino Panizzi nell'ambito della mostra intitolata "Vino...poesia della terra".
A ritagliarsi un posto d'onore durante questa settima edizione è stata infine la musica, in particolare quella di alcuni giovani musicisti di Mandello che grazie alle loro note hanno reso ancor più suggestiva la passeggiata tra le viuzze ciottolate.
Alle 23.30 l'evento si è infine concluso, riconfermando per l'ennesima volta la sua riuscita già preannunciata dal rapido "sold out" di biglietti avvenuto a soli quattro giorni dall'apertura della vendita: una chiara dimostrazione del fatto che, proprio come accade con una buona bottiglia di vino, la qualità e il successo delle "cantine" di Olcio migliorano con il passare degli anni.
Il percorso enogastronomico - organizzato come sempre dalla Olciosportiva e già "sold out" dopo soli quattro giorni - si è aperto alle ore 18.30 diramandosi per le arterie del borgo e indirizzando i convitati verso le quattordici tappe predisposte per l'evento, tutte firmate dai nomi della tradizione popolare: dalla Cantina de Armenu e del Bìgiu fino all'antico Torchio del Duardu, datato 1848, per poi proseguire con la Cantina della Lena e quella di Giusèp del Runsciu, il Crott del Vescuven, la Cantina de Abèl e quella del Muiöö, la Corte dei Ronchi, la Cantina del Mario e infine l'Andito del Portico.
Insieme a questi anche alcuni luoghi simbolici, evidenti testimonianze sia della passata manodopera della frazione, come la Butega del Seghezzat nella quale spiccano i tipici attrezzi da lavoro della storica officina Fasoli, sia della tradizione culinaria, rappresentata sabato dalle "pattole" di Esino Lario, i ravioli di patata bianca conditi con burro e salvia tipici della gastronomia lombarda.
Celestino Panizzi
All'interno delle bottiglierie incastonate nel cuore della frazione si sono susseguiti i vari assaggi del Rosso di Valtellina, del Capezzana Rosso, del Morellino di Scansano e del "nostrano" Rostigo di Olcio del Bonarda, insieme ai gusti intensi del Cabernet Sauvignon e del Rosso Sicilia Terra dei Sogni, del Chardonnay del Friuli, del Pinot grigio e nero vinificato bianco, del Cuvèe Spumante e del Cirò Rosato.
Una grande varietà di proposte, abilmente abbinate ad assaggi di formaggi, salumi, miele e dolci rustici che hanno soddisfatto il palato di tutti i presenti e hanno accompagnato la degustazione "a suon di brindisi" sullo sfondo degli antichi torchi e magli che ancora abitano le cantine.
Sulla scia dello stesso spirito di collaborazione che ha animato i proprietari delle "cantine", anche la scuola dell'infanzia di Olcio ha voluto lasciare un omaggio personale: una delle tappe del percorso enogastronomico è stata infatti dedicata a diversi lavoretti realizzati dai bambini - tra cui cartelloni, originali ricette culinarie e dei simpatici sottobicchieri offerti agli ospiti come gadget - esposti insieme alle fotografie di Celestino Panizzi nell'ambito della mostra intitolata "Vino...poesia della terra".
A ritagliarsi un posto d'onore durante questa settima edizione è stata infine la musica, in particolare quella di alcuni giovani musicisti di Mandello che grazie alle loro note hanno reso ancor più suggestiva la passeggiata tra le viuzze ciottolate.
Alle 23.30 l'evento si è infine concluso, riconfermando per l'ennesima volta la sua riuscita già preannunciata dal rapido "sold out" di biglietti avvenuto a soli quattro giorni dall'apertura della vendita: una chiara dimostrazione del fatto che, proprio come accade con una buona bottiglia di vino, la qualità e il successo delle "cantine" di Olcio migliorano con il passare degli anni.
Francesca Amato