Cambia Calolzio: un video contro l’amianto, ''incentiviamo le bonifiche, basta morti''

Il gruppo di “Cambia Calolzio”, che si prepara a correre alle prossime elezioni comunali, ha presentato ieri sera il video-denuncia che ha voluto produrre per tenere alta l’attenzione sui rischi del troppo amianto prodotto in città.
Alcune decine di cittadini hanno partecipato alla serata andata in scena presso la Banca BCC, in via Bergamo 1. Un luogo non causale: proprio dall’altro lato della strada si trova l’ex Trafileria del Lario (già Brambilla) con i tetti in eternit.

Diego Colosimo, Fulvio Arena, Giuliano Barachetti e Cinzia Manzoni

“Solo le ex trafilerie hanno una superficie di amianto grande come 2 campi da calcio. Purtroppo in paese ci sono 335 edifici che contengono il pericoloso materiale, tra cui 22 condomini ma anche immobili pubblici” ha spiegato Giuliano Barachetti.
Il filmato racconta i rischi dell’eternit, fotografa la realtà calolziese ma lancia anche alcune proposte: “Serve un piano organico di investimenti per favorire la bonifica. Il Comune deve occuparsi della rimozione dell’amianto dai suoi edifici ma anche concedere incentivi ai privati, in particolare per la sostituzione delle coperture con impianti fotovoltaici” ha continuato Diego Colosimo. “Il primo passo deve essere una mappatura dei siti, con un controllo costante di quelli più compromessi”.

Presente alla serata anche Fulvio Arena dell’ Associazione italiana esposti amianto (Aiea).
“Questo materiale è certamente presente nelle coperture in eternit ma non dobbiamo dimenticare che può trovarsi nelle cantine, nelle coibentazioni, nelle caldaie. Capire dove si trova e in che condizioni deve essere il nostro primo impegno. Prevedo che qualcuno dirà che la presenza di eternit non è una priorità da affrontare, che il Comune ha tanti altri problemi da risolvere: ma stiamo parlando del diritto costituzionale di ogni cittadino alla salute” è stato il suo messaggio. “A Calolzio vi confrontate con la presenza delle Trafilerie. Quello dell’inquinamento dei grandi siti produttivi è un problema serio, con un copione già visto: le grandi industrie falliscono e lasciano le vecchie fabbriche senza che si proceda alla bonifica. E’ stato così anche per la Falck o per la Montedison”.

Da Calolzio si è alzato anche l’appello di Cinzia Manzoni, dell’'Associazione Gruppo Aiuto Mesotelioma. “Confrontando le nostre esperienze abbiamo sentito l'esigenza di fare qualcosa di concreto su questo tema così importante. Quando abbiamo iniziato ci accusavano di fare terrorismo, dicevano che a Lecco non c’era l’eternit. Eppure abbiamo incontrato tantissimi famigliari delle vittime, ad ogni banchetto o iniziativa si avvicina qualcuno che ci racconta di aver avuto parenti che hanno dovuto fare i conti con il mesotelioma e con le malattie dell’amianto: allora abbiamo capito che il problema è serio. Nel lecchese c’è un’incidenza altissima, perché ancora non si è bonificato” ha concluso.

“Mio padre è morto a causa dell’amianto, nonostante lavorasse in banca: purtroppo è presente in tanti edifici e non si ammalano solo coloro che hanno lavorato direttamente a contatto con l’eternit. Morire di mesotelioma è terribile, significa sapere di non avere alcuna cura: non lo auguro a nessuno. Per questo oggi è importante bonificare, rimuovere l’enorme quantità di amianto ancora presente”.
P.V.
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