
Immagine scattata durante il recupero della vettura della donna
Era già stata vittima di un'aggressione lo scorso 11 marzo Diana Ricceri l'avvocato milanese protagonista di una vicenda che, al momento, ha ancora dell'incredibile. Stando infatti al racconto reso dalla stessa ai suoi soccorritori, nella mattinata di ieri, lunedì 13 ottobre, nel capoluogo meneghino, sarebbe stata sequestrata da uno sconosciuto che, minacciandola con un coltello, l'avrebbe costretta a mettersi alla guida della sua Peugeot famigliare per raggiungere dapprima la bergamasca e, di li, fare poi rotta verso Vendrogno. In località Comisara, lungo la strada che conduce a Taceno, quando ormai era calato il buio, l'uomo le avrebbe infine imposto di buttarsi con l'auto in una scarpata. Sopravvissuta al volo, probabilmente grazie ad una grossa pianta che ha arrestato la discesa della sua vettura, dopo aver guadagnato nuovamente a fatica il ciglio della strada, la 40enne avrebbe chiesto aiuto al primo automobilista incontrato supplicandolo, sanguinante, di salvarla dal suo persecutore che, nel frattempo, aveva già fatto perdere le proprie tracce. Raggiunta da un'ambulanza e dall'automedica, nonché dai vigili del fuoco che hanno provveduto al recupero del mezzo poi posto sotto sequestro, la donna è stata trasportata in codice giallo, quindi non in pericolo di vita, all'ospedale Manzoni di Lecco per essere sottoposta a tutti gli accertamenti del caso avendo anche riportato un leggero trauma cranico. A Vendrogno si sono poi portati gli agenti della Polizia Stradale ora affiancati dalla Squadra Mobile nelle indagini sull'accaduto coordinate dal sostituto procuratore Silvia Zannini. A loro spetterà raccogliere elementi che possano confermare o confutare la versione resa dall'avvocato, cercando riscontri ad esempio dai filmati delle registrazioni degli "occhi elettronici" posti lungo il tragitto compiuto dalla Ricceri e dal suo presunto sequestratore da Milano fino alla Valsassina passando per la bergamasca.

L'auto finita tra la vegetazione
Nessun indizio probabilmente arriverà ai Carabinieri della Stazione Duomo di Milano che, solo sei mesi fa si erano occupati degli accertamenti successivi all'aggressione subita dalla professionista nel suo studio di via Fontana, a pochi passi dal Tribunale. Un episodio riportato da tutti i giornali milanesi rimasto al momento impunito e anch'esso dai contorni quindi poco chiari.
La 40enne, in quell'occasione, sarebbe stata raggiunta in ufficio da uno sconosciuto che la stessa probabilmente aveva difeso d'ufficio in passato, senza riuscire però ad associare al suo volto un nome. L'uomo l'avrebbe colpita alla gola con un tagliacarte e poi più volte alla testa con un martello che avrebbe portato con sé. Le grida dall'avvocato, prima di perdere i sensi, avrebbero attirato l'attenzione di una collaboratrice la quale però, entrando nella stanza, non avrebbe visto l'aggressore. Dieci i giorni di prognosi rimediati dalla Ricceri, mamma di due bambini, dimessa dopo 24 ore trascorse in un letto del Policlinico, comprensibilmente sotto shock. Pochi, già allora, gli elementi forniti agli investigatori ai quali ora toccherà capire se vi è un nesso tra le due vicende per arrivare così all'identificazione dell'eventuale responsabile.
Sequestro di persona e tentato omicidio le ipotesi di reato per le quali la Squadra mobile sta procedendo, al momento contro ignoti.
A.M.