Lecco, bancarotta CM Costruzioni srl: 3 anni per l'amministratore

Il Tribunale di Lecco
Nulla, nulla di nulla. La dottoressa Mara Rusconi non avrebbe riscontrato alcunché in relazione alle scritture contabili e alla "vita societaria" della C.M. Costruzioni srl, impresa edile a lei affidata in qualità di curatrice dopo il fallimento decretato dal Tribunale di Lecco nel dicembre del 2012. O almeno, nulla a far data dalla sostituzione dell'amministratore e dunque, come quest'oggi puntualizzato dal pubblico ministero Paolo Del Grosso integrando con una specifica il capo d'imputazione, dall'anno 2008 essendo l'avvicendamento delle cariche avvenuto nell'estate 2007. Al banco degli imputati - idealmente essendo assente, dopo non aver mai nemmeno ritirato le raccomandate inviate al suo indirizzo dalla dottoressa Rusconi che non ha così avuto la possibilità di "interrogarlo" per chiedere lumi sulla società - Yuri Sala, subentrato in qualità di socio e AU a altri due soggetti, ritenuti dalle pubblica accusa, amministratori di fatto della fallita, già giudicati separatamente per bancarotta fraudolenta (anche distrattiva) ed ammessi dunque al patteggiamento in sede di udienza preliminare. Ha optato invece per il dibattimento l'ultimo anello della catena, difeso di fiducia da un avvocato di fuori Foro che quest'oggi non si è presentato al cospetto del collegio giudicante chiedendo all'avvocato Giuseppe Visconti di sostituirlo. Non è comparso - con tanto di giustifica inviata preventivamente in Procura - nemmeno il Luogotenente Di Blasi della Guardia di Finanza di Cernusco, teste a cui il PM ha poi rinunciato, ritenendo sufficiente la deposizione della curatrice, puntuale nell'evidenziare l'assenza delle scritture e dunque la configurabilità del reato di bancarotta fraudolenta documentale ascritta all'imputato, aggiungendo ulteriori dettagli come il non aver potuto nemmeno accedere alla sede legale dell'impresa in un immobile chiusa affacciato su Corso Emanuele Filiberto a Lecco oppure i 6 milioni di euro di cartelle già notificate delle quali sarebbe venuta a conoscenza attraverso gli accertamenti poi compiuti dalle Fiamme Gialle.
Tre anni di reclusione la richiesta di condanna avanzata dal dottor Del Grosso a cui si è aggiunto il risarcimento - 975.000 euro - quantificato per conto del fallimento dall'avvocato Stefano Pelizzari, legale di parte civile, oggi sostituito dalla collega Alessandra Carsana. L'assoluzione perché il fatto non sussiste, la proposta invece dell'avvocato Visconti, ritenendo il non aver provato a rintracciare in altra sede l'imputato una "grave pecca che mette in dubbio tutto quanto l'accusa sostiene". "Presumibilmente - ha aggiunto in un altro passaggio della propria arringa - l'attività è terminata nel 2007 con il cambio degli organi sociali. Il curatore non ha ricevuto a tal proposito domande di creditori sorti dopo la fine di quell'anno".
Tre anni la condanna irrogata all'imprenditore dal collegio giudicate - presidente Enrico Manzi, a latere Salvatore Catalano e Nora Lisa Passoni - riconoscendo altresì una provvisionale alla parte civile di 50.000 euro.
A.M.
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