Un comasco di Fratelli d’Italia calato a Lecco è puro masochismo

Marco Calvetti
Un tam tam dell'ultima ora segnala da Milano un possibile ravvedimento (ma ci credo assai poco) sulla candidatura, per il centro-destra, del comasco Alessio Butti nel collegio uninominale di Lecco per la Camera. Già il solo averlo pensato a me pare un suicidio, una sfida al buonsenso nel segno della tracotanza. Altro che temere l'astensionismo: queste operazioni di puro paracadutismo si sono rivelate anche in passato un boomerang, una sorta di tafazzismo che la dice lunga sulla coerenza e sulla lungimiranza dei dirigenti. L'uomo appartiene a Fratelli d'Italia ed è stata figura di spicco di AN con quel bellimbusto di Gianfranco Fini. Una formazione, quella della Meloni, che nel nostro territorio non ha traccia. Ditemi come possa rappresentare Lecco una forza politica che non è neppure presente in Consiglio comunale. Inoltre conoscono questi saccenti capipartito la rivalità storica tra Lecco e Como, sintetizzata dall'astio feroce che si consumava ad ogni derby calcistico?
Sarebbe come candidare un livornese a Pisa o viceversa che poi il proverbio dice che di giorno litigano e di notte rubano insieme. Che dalle nostre bande invece se le danno di santa ragione in ogni campo ben oltre il prato verde. Basti ricordare che ai tempi della Prima Repubblica alle elezioni politiche i comaschi ci fottevano sempre, forti di una popolazione che è il doppio della nostra. Non ricordo un “favore” dei comaschi e fanno eccezione le presidenze della Provincia assegnate ad Aldo Rossi e a Giovanni Fiamminghi  in virtù di spartizione di potere, a prescindere dal consenso popolare. Lo stesso vale per Vico Valassi, nominato alla guida della Camera di Commercio quando Lecco non era ancora autonoma.
Si provino a candidare un lecchese a Como : sarebbe respinto con i forconi o con i remi considerando la fucina lacustre.
Del resto questa malattia della calata dall'alto non risparmia nessuna forza; basti pensare che Maria Elena Boschi, dopo avere dichiarato di volersi misurare tra  i suoi aretini sta facendo un corso accelerato di tedesco per imparare almeno un “danke schön” per il dopo 4 marzo.
Ci teniamo pronti per intervenire non appena gli oracoli pronunceranno i nomi dei candidati, anche perchè in questi giorni, è più soddisfacente chiedere un'orata fresca a un macellaio che un'anticipazione ai segretari provinciali dei partiti.
Marco Calvetti
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