CISL: numerose le vertenze nonostante la ripresa. Todeschini: 'si rispettino le regole'

Nonostante sia ormai assodato che una ripresa è in corso e che la somma degli stipendi recuperati sia notevole (10.323.075 euro dei lavoratori che sarebbero andati in fumo senza azioni legali), l’analisi dell’attività vertenziale svolta nel 2017 dai sindacati non è considerata dagli stessi totalmente positiva. Anzi, lascia ancora spazio a troppe perplessità. Dati alla mano, i 1.546 lavoratori che si sono rivolti all’ufficio vertenze della CISL Monza Brianza Lecco nel 2017, tra i quali 417 del nostro territorio, sono ancora tanti. Così come lo sono le 940 pratiche di vertenze e fallimenti avviate da gennaio a dicembre dello scorso anno. Le valutazioni di chi opera negli organismi confederali, in questo caso CISL, non possono che essere scettiche anche per il 2018.



L’andamento delle vertenze, divise per tipologie, dal 2011 al 2017

''In coerenza con quanto era successo nel 2016 si è ancora molto caratterizzata, nel corso del 2017, l’attività di debiti maturati in seguito alle non retribuzioni, conseguenti a volte a fallimento o procedura concorsuale dell’azienda – ha affermato Mario Todeschini, segretario CISL Monza Brianza Lecco, nel corso della conferenza stampa convocata dal sindacato nella tarda mattinata di mercoledì 11 aprile nel quartier generale del sindacato, in via Besonda Inferiore – Anche sulla previsione del 2018 pensiamo che ci sarà una convivenza tra ripresa e quelli che possiamo definire fallimenti. Nel lecchese continueremo ad assistere a questa situazione già evidente di miglioramento del lavoro, ma molto probabilmente assisteremo ancora ad una serie di criticità, che si manifestano con fallimenti, o delocalizzazioni di impresa o le cosiddette scelte strategiche''.



Dati sui licenziamenti, il 2017 a confronto con il 2016

Scelte imprenditoriali o tragiche conseguenze di queste che spingeranno ancora, con molta probabilità, centinaia di lavoratori a rivolgersi all’ufficio vertenze della CISL. E considerato che questa non è nemmeno l’unica organizzazione sindacale, saranno anche molti di più. Il cui più grande problema, se il dato sarà allineato a quello degli ultimi 7-8 anni, sarà recuperare stipendi e TFR arretrati. Nel 2017, infatti, 148 lecchesi lo hanno fatto per recuperare i propri crediti.

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''E' indubbiamente la parte più rilevante del nostro lavoro – ha commentato Stefano Goi, responsabile dell’ufficio per CISL Monza Brianza Lecco – Mentre una volta i lavoratori venivano tutelati, adesso c’è quasi la tendenza opposta. Ora la questione è entrata in campo politico, dove ognuno la pensa come vuole, secondo le sue convenzioni. Io credo invece che chi lavora debba essere pagato, che questo sia un diritto sacrosanto''. Quello che in altri paesi sarebbe una cosa gravissima, ''roba da essere additati per strada'' come ha affermato Goi, in Italia (e pure nel Lecchese), il mancato pagamento dei dipendenti avviene ormai con troppa facilità.



Mario Todeschini, segretario CISL Monza Brianza Lecco

Succede innanzitutto per effetto della crisi che ora sembrerebbe essere lasciata alle spalle da gran parte dell’industria lecchese. ''Quando un’azienda inizia a non pagare apriamo una vertenza, spesso e volentieri andiamo a parlare con i consulenti del lavoro e con Confindustria – ha proseguito Stefano Goi – Ci viene detto che l’azienda non ha soldi e io allora mi ritrovo a litigare. Cosa significa non ha soldi? Che vendano le automobili di lusso. Poi però ho le mani legate perché la normativa facilita spesso e volentieri l’indirizzo di portare le aziende verso la soluzione concorsuale del concordato preventivo. L’azienda va quindi avanti a lavorare scaricando di fatto sul lavoratore, e perciò sulla collettività, il rischio di impresa''.



Stefano Goi, responsabile dell’ufficio vertenze

Secondo quanto hanno riferito i sindacalisti CISL, le persone che potrebbero fare vertenza verso la propria azienda sono molti di più rispetto a quanto rilevano i dati elaborati. ''Noi consigliamo ai lavoratori dopo massimo due mesi di mancati pagamenti di dare dimissioni per giusta causa e iniziare subito una vertenza – ha proseguito Goi – Tendenzialmente tendiamo a fare in maniera abbastanza aggressiva. Se ne abbiamo la possibilità facciamo un decreto ingiuntivo, altrimenti passiamo all’istanza di fallimento. A quel punto parte il ricatto occupazionale, ci dicono 'non fateci fallire, altrimenti perdono il posto anche gli altri lavoratori'. Ma sono lavoratori non retribuiti che probabilmente stanno più volentieri a casa per non essere pagati''. Le problematiche che richiedono un intervento di vertenza sono parecchie, esattamente quanto lo sono le tipologie di danni che possono subite i lavoratori. Goi ha analizzato a fondo l’aspetto del TFR non accantonato, ad esempio, spiegando come molto spesso l’ufficio si trovi a fare ricorso contro l’INPS (''la maggior parte delle volte vincendo'', ha commentato il responsabile) quando non vuole riconoscere la somma spettante al lavoratore perché l’azienda non ha mai versato nulla.



Stefano Goi e Mario Todeschini

''Ci dicono 'dobbiamo attivare le indagini per capire come mai mancano questi soldi'
– ha proseguito Goi – E magari sono tre anni che l’azienda non accantona quei soldi nel fondo di tesoreria. Il problema è che parliamo di lavoratori che hanno perso il posto, e hanno bisogno di quei soldi''. Una diminuzione dei casi, e quindi dell’accesso all’ufficio vertenze, deve necessariamente passare, secondo il segretario Todeschini, da un maggiore rispetto delle regole. ''Quello che noi diciamo è che se deve esserci la ripresa, che sia basata sul rispetto delle regole – ha spiegato il segretario – Il ché significa soprattutto rispettare le aziende che ne hanno fatto una virtù di questo, che oltre a dirlo lo hanno fatto veramente, investendo sui propri lavoratori e non riducendo i costi, tagliando personale, riducendo gli spazi di formazione o i fondi per la sicurezza''.
A.S.
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