Freddo e lucido il dottor Paolo Tricomi compie 40 anni d'attività: da chirurgo pediatra a maestro delle autopsie. Ha contribuito a risolvere i maggiori delitti del lecchese

Il dottor Paolo Tricomi
Oggi, 2 novembre, compie quarant'anni di professione e, mutuando da lui lo humor britannico che lo contraddistingue, ci permettiamo di dire che per la gioia dei bambini non ha fatto il pediatra, dove la sua tesi invece lo avrebbe indirizzato.
Il dottor Paolo Tricomi è l'anatomopatologo dell'azienda ospedaliera di Lecco e, per il grande pubblico, il suo volto è associato a sopralluoghi su scene del crimine o tragedie, l'ultima quella che sabato ha portato a ritrovare il cadavere di un anziano scomparso. Prima arriva la chiamata al 112, poi sul posto giungono il magistrato e il medico legale. Discreto, silenzioso, carnagione diafana, generalmente giacca o impermeabile, il dottor Tricomi è una vera istituzione in provincia di Lecco ma se alla cronaca è noto per questa attività legata all'ambito giudiziario, in realtà il suo apporto professionale è molto più ampio e variegato, dall'analisi cellulare fino alle ricerche e agli studi di approfondimento.
Classe 1948, papà siciliano, mamma emiliana, Paolo Tricomi è nato in Toscana ma per gli studi ha scelto Pavia, per la specialità Milano, Modena come prima sede di lavoro e infine Lecco dove è appunto giunto nell'ottobre 1974.
"La sua "prima volta" con un cadavere?" chiediamo.
"Si trattava di un caso di infarto" risponde "ero in Emilia in qualità di assistente di un professore anziano. Sono arrivato e mi sono sentito dire: meno male che sei qui, si è licenziato il tecnico, non ho nessuno che può chiudere i cadaveri, ci pensi tu ora a cucire".
L'autopsia è un centesimo dell'attività dell'anatomopatologo che ha come finalità quella di fornire un riscontro medico/legale alle indagini delle forze dell'ordine. "In realtà c'è la parte diagnostica, con la citologia e lo screening. C'è tutto da indagare ed esaminare e l'anatomopatologo ha un compito importantissimo nella diagnosi precoce e o nel dettaglio delle informazioni per la terapia da seguire, non facili per le decine di combinazioni che la malattia può assumere. Se oggi non ci fosse la sua figura a fornire la tipizzazione, la medicina sarebbe ferma". Prima le tonalità erano del bianco/nero, adesso ci sono sfumature intermedie che solo un anatomopatologo può fornire. "Oggi il numero degli esami istologici è aumentato enormemente. Siamo passati dai 10mila del 2000 ai 25mila attuali. Il tipo di esami è aumentato anche qualitativamente, con una migliore e maggiore completezza".

L'arrivo dell'anatomopatologo a Chiuso, il giorno del rinvenimento dei cadaveri delle tre sorelline

Al lavoro individuale si è affiancato quello di équipe. "Un tempo facevo la diagnosi e la mandavo in laboratorio, poi non ne sapevo più nulla. Oggi, invece, ci sono incontri anatomo-clinici con tutta l'équipe, con una continua revisione dei casi sottoposti ad esame. In quarant'anni di attività è bello vedere questo miglioramento della qualità della professione".
Una sfumatura grigia c'è, ed è la difficoltà a sviluppare, sotto forma di pubblicazione, anni di studio. "Non sempre c'è stata la possibilità di rielaborare al meglio e con frequenza i lavori scientifici più complessi, le pubblicazioni, i congressi che abbiamo realizzato". Tra le prime in Italia, l'azienda ospedaliera vanta il fiore all'occhiello delle autopsie sui morti da AIDS (1985). Importanti anche i lavori con i nefrologi, possibili grazie all'interazione tra i diversi settori. "Il vantaggio della nostra azienda ospedaliera è che possiede un po' tutti i reparti ed è a misura d'uomo, quindi non così enorme da essere incontrollabile".
Primario per sette anni dell'anatomia patologica, il suo esordio con i cadaveri del lecchese è stato grazie al procuratore, Stanislao Franchina. "Ho risposto all'appello e da quel momento non ho più smesso".

Ieri a Sala al Barro sul luogo del ritrovamento del cadavere dell'uomo scomparso da giorni

Tra le qualità che una figura come la sua deve incarnare ci sono la freddezza, la lucidità, la competenza e l'intuito, stimolato dall'amore per il lavoro. "Non bisogna accontentarsi mai. La pignoleria è fondamentale perché ogni dettaglio può essere decisivo"...per la serie...ogni morto parla.
Una professionalità che, negli anni e in questi mesi, lo ha portato ad acquisire una capacità di distacco di fronte a tragedie che coinvolgono bambini. "In questi casi subentra l'attenzione medica per comprendere le lesioni, le origini. Si cerca di non pensare che si ha di fronte un bimbo, lasciando lontana la pulsione sentimentale".
Tolto il camice, Paolo Tricomi è papà orgoglioso di un'avvocatessa e di una veterinaria. È un amante degli animali, tanto che spesso lo si trova ai bordi delle competizioni cinofile, è un appassionato di libri gialli, in particolare Agatha Christie "il primo libro l'ho letto che avevo 12 anni", delle serie televisive "sono verosimili...l'unica differenza è che loro hanno tutti gli esiti dopo tre minuti...per noi servono tre mesi".
Ottimista di natura, pacato per via forse dei pazienti non troppo frettolosi, Tricomi ha uno humor davvero spiazzante che lo porta a congedarci, confidandoci il suo cruccio di sempre: "In realtà il mio problema vero è quello di potermi fare l'autopsia da solo".
Saba Viscardi
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