Olginate celebra la festa di San Rocco con la Processione, 'storico' rito del 16 agosto
Come da tradizione quasi secolare, anche quest’anno a Olginate si sono rinnovate le celebrazioni per la ricorrenza liturgica di San Rocco, al quale in paese è dedicata la chiesetta nell’omonima via, a pochi passi da Villa Sirtori e dunque dal lago.

Dopo la vendita, nel corso della giornata di ieri, di torte e biglietti della lotteria a sostegno della Parrocchia, la serata è stata interamente dedicata alla fede e alla preghiera: come di consueto, intorno alle 20.30 ha infatti preso il via la processione con la statua di San Rocco, che dalla chiesetta ha raggiunto Piazza Garibaldi per poi ritornare al punto di partenza attraverso via Manzoni e via Sant’Agnese.


Un breve percorso ad anello, con le litanie e i canti che hanno lentamente scandito i passi dei fedeli in cammino per ricordare quello che è unanimemente riconosciuto come un emblema di solidarietà umana e di carità cristiana, un giovane uomo che – come ha sottolineato il parroco don Eugenio Folcio – “può tuttora costituire un importante esempio per i nostri giovani, sempre più alla ricerca di punti di riferimento concreti e di stimoli”.


“Prego San Rocco per le vittime di Genova, per le loro famiglie in cerca di risposte nel momento della sofferenza più grande, ma anche per chi, in generale, porta nel proprio cuore tante domande e vive in una condizione di attesa” ha proseguito il sacerdote, che tra poche settimane consegnerà le redini della comunità a don Matteo Gignoli. “Lo invoco anche per il nostro Oratorio, rinnovato da cima a fondo, con la speranza che possa davvero essere vissuto “a tempo pieno”, non soltanto nei momenti liberi, come ripiego, per poter diventare una fucina di sogni, idee e progetti per le famiglie e i più giovani”.


Come dicevamo, da almeno un’ottantina di anni a questa parte, a Olginate la ricorrenza di San Rocco ha sempre portato con sé diverse celebrazioni comunitarie, che in passato erano solite protrarsi anche per più giorni. “I bambini si riunivano nei cortili delle case per vendere o scambiarsi libri, giocattoli e caramelle, mentre le vie si “vestivano” a festa per quella che per il rione era la giornata più importante dell’anno” hanno ricordato alcuni “storici” residenti in zona, non senza un pizzico di nostalgia. “Con il passare del tempo alcune usanze sono andate perse, ma non quelle della processione con la statua di San Rocco e della benedizione della reliquia, che hanno sempre fatto parte del nostro 16 agosto”.


Secondo le antiche fonti scritte, Rocco era nato da un’agiata famiglia di Montpellier, in Francia, intorno al 1350: perduti i genitori in giovane età, distribuì i suoi averi ai poveri e si incamminò in pellegrinaggio verso Roma, arrivando in Italia proprio nel periodo in cui imperversava la peste, già conosciuta dal ragazzo nella sua terra natale.

Invece che fuggire dai luoghi ammorbati, però, Rocco iniziò a soccorrere gli ammalati che incontrava lungo la strada, finché a Piacenza non venne egli stesso contagiato dal terribile morbo: per non mettere a rischio altre persone, si trascinò fino a una grotta lungo il fiume Trebbia dove, secondo la leggenda, fu quotidianamente nutrito e curato da un cane, che dopo la sua guarigione continuò a seguirlo nel suo pellegrinaggio al punto da essere sempre raffigurato, nell’iconografia, ai piedi del Santo con in bocca un pezzo di pane.

Quello che avrebbe dovuto essere il ritorno definitivo di Rocco a Montpellier si interruppe in terra italiana, probabilmente a Voghera, dove, scambiato per una spia, fu incarcerato senza processo, finendo la sua vita, a soli trentadue anni, nel silenzio e nella solitudine della prigionia, nonostante la sua totale innocenza. Numerose, ancora oggi, sono le feste dedicate a San Rocco in Italia e in Europa, sorprendentemente diffuse anche in luoghi mai toccati dal suo peregrinare.
B.P.