Mandello: 'taccuino' della discesa nelle viscere della grotta dell'Acquabianca, luogo incontaminato, con le guide di Evo
Se siete degli speleologi mancati, la grotta dell’Acquabianca è quello che fa per voi. Conosciuta anche con il nome di Ferrera, la cavità naturale si trova nel comune di Mandello del Lario, sulla sponda orientale del Lago di Como. L’associazione sportiva Evo (Experience Valsassina Outdoor) da qualche tempo, per la prima volta, organizza delle escursioni volte a far conoscere, in sicurezza, questo ambiente particolare. E già dalle informazioni reperibili sul sito capisco che non si tratta di un’esperienza banale.
Arrivo (in leggero ritardo) alle 10.30 nella frazione di Rongio e vengo subito accolto con entusiasmo da Davide Bellelli, amministratore del sodalizio, che mi porge il caschetto azzurro che mi toccherà indossare una volta entrato nella grotta. Dopo le presentazioni di rito con il resto dei partecipanti, Eugenio, la nostra guida alpina, ci spiega come si svolgerà la nostra “gita”: dopo una passeggiata di 40 minuti lungo il sentiero per il rifugio Elisa che risale l'imponente versante occidentale della Grigna settentrionale, entreremo in una cavità ad una quota di circa 600 metri. Si tratta di una grotta composta da due grandi saloni, separati tra loro da un leggero abbassamento della volta.
Armati di buona volontà, iniziamo la nostra risalita verso l’Acquabianca. Accompagnati dal suono del torrente, mi viene spiegato che a fine Quattrocento Leonardo da Vinci si trovò di passaggio nel lecchese e rimase colpito da un impressionante paesaggio naturale. Nel codice Atlantico, la più vasta raccolta al mondo di disegni e scritti autografi del genio fiorentino oggi conservato presso la biblioteca Ambrosiana di Milano, viene descritta la scalinata della grotta che stiamo per visitare. "E i magior sassi scoperti che si truovno in questi paesi sono le montagnie di Mandello, visine alle montagnie di Leche e di Gravidonia - si legge nel codice. - In verso Bellinzona a 30 miglia a Leco, è quelle di valle Ciavenna; ma la maggiore è quella di Mandello, la quale à nella sua basa una busa di verso il lago, la quale va sotto 200 scalini e qui d’gni tempo è diaccio e vento".
Seppure di origine naturale, nel corso dei secoli la grotta è stata modificata dall'attività dell'uomo, che l'ha utilizzata come miniera per l'estrazione di materiale ferroso. E' possibile far risalire lo sfruttamento minerario dell'Acquabianca al Medioevo e la sua cessazione al XV secolo d.C.
Guidati da Eugenio e dalla luce della sua torcia, percorriamo i 170 metri di lunghezza della grotta traverso i cunicoli tortuosi che dal pavimento scendono a profondità di 40- 50 metri. Di fatto, come ci spiega la nostra guida, percorriamo quello che un tempo era la volta della grotta, ora crollata. Il percorso è in generale di facile percorrenza, anche se in alcuni punti il fango non favorisce sempre una discesa disinvolta. Ci imbattiamo in un paio di piccoli pipistrelli, che non gradiscono le nostre chiacchierate da novelli speleologi.
Dopo circa un’ora, riemergiamo dalle viscere della terra; un po’ stanchi ma contenti per aver visitato un luogo insolito e particolare.
Saluto Davide, Eugenio e i miei compagni di avventure. Il fango dei miei scarponi si è ormai asciugato.
Beniamino Valeriano