Lecco: nei ricordi agrodolci dell'amico don Damiano, gli ultimi anni del cardinal Martini
È riuscito con la sue parole ad arrivare al cuore di milioni e milioni di persone, credenti e non credenti, con riflessioni mai banali, mai scontate, che sapevano raccontare il mistero della grandezza di Dio ma anche i dubbi, i limiti e le fragilità che riempiono l’Uomo nel momento in cui proprio con questo mistero si deve confrontare.

Il Cardinal Carlo Maria Martini
La forza comunicativa del cardinale Carlo Maria Martini derivava proprio dal non dimenticare mai di essere anzitutto un uomo. Di fede, certo, ma comunque uomo. Con tutte le debolezze che ci colpiscono soprattutto nei momenti di dolore e sofferenza. Durante i lunghi di anni della malattia l’arcivescovo emerito di Milano, affetto dal morbo di Parkinson, ha continuato infatti a raccontare con lucida profondità i suoi (e i nostri) dilemmi interiori, i suoi (e i nostri) travagli, i dubbi e le certezze, le paure e le speranze. Tra coloro che hanno conosciuto, forse meglio di chiunque altro, il cardinale Martini c’è sicuramente il suo segretario personale don Damiano Modena, che lo ha accompagnato, seguito ed aiutato durante gli anni della malattia.
Ed è stato proprio don Damiano a voler ricordare ai lecchesi i grandi insegnamenti che ha imparato dall’alto prelato durante quegli anni, terribili e bellissimi allo stesso tempo, durante la presentazione nella serata di venerdì 16 del libro nato proprio da quell’esperienza “Il silenzio della parola”.

Don Damiano Modena, segretario personale di Martini e mons. Stanislav Hovecar, arcivescovo di Belgrado
“Il nostro primo incontro è stato quasi casuale, quando mi è stato chiesto di accompagnarlo in un viaggio fuori Roma. Ne è nata una profonda sintonia, tanto che un giorno il cardinale mi ha detto “Te la senti di accompagnarmi fino alla morte?”” ha raccontato Don Damiano, che senza esitare in quell’occasione aveva risposto : “Se ritiene che io sia la persona giusta sì, Padre, anche oltre” . Da quel giorno il sacerdote è sempre stato al fianco di Martini, come segretario, come aiutante e come amico, nella prova più dura e dolorosa della vita del cardinale: il morbo di Parkinson, che lo ha portato fino alla morte sopraggiunta il 31 agosto 2012. Una malattia che ha sempre vissuto pubblicamente, anche nei momenti più faticosi: “Il Parkinson è una malattia devastante, che trasforma il corpo in una prigione ma allo stesso tempo mantiene una mente lucida, cosciente di ogni peggioramento, di scalino verso il basso, di ogni perdita di autonomia. Era una sofferenza assurda per un’anima cosi sensibile” ha ricordato il sacerdote. La malattia con il passare del tempo si fa sempre più dura. Durante i suoi ultimi anni passati a Gallarate il cardinale perde l’autosufficienza, la possibilità di camminare, perde anche la voce: “Martini ha perso la voce nei giorni di pasqua 2010 ed è rimasto cosi per circa 2 anni e mezzo - ha raccontato Don Damiano - Per l’uomo della Parola, dell’annuncio e del dialogo, perdere la voce è stata una condanna immane”. Ha cosi inizio per Martini quella faticosa discesa che metterà a dura prova il suo essere uomo e il suo essere fedele. “Da alcune frasi pronunciate si capiva stesse vivendo un dramma interiore profondissimo – ha raccontato don Damiano - sul quale noi non abbiamo mai voluto fare domande, rispettando l’intimità di quei pensieri”. Il cardinale nei suoi scritti, nelle sue lettere pubbliche, nelle interviste non si è mai vergognato di apparire fragile e spaventato, ha sempre mantenuto l’onesta di raccontare la sua paura per la morte, e in particolare per una morte dolorosa come quella cui il Parkinson l’aveva condannato.

Da sinistra, mons. Maurizio Rolla, mons. Hovecar, mons. Cecchin e don Damiano Modena
Una sofferenza che è riuscito a vivere come un’ultima prova di fede da parte di Dio: “Mi sono riappacificato col pensiero di dover morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle uscite di sicurezza. Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio” sostenne Martini durante un incontro pubblico. Nell’agosto 2012 le sue condizioni di salute precipitano: “Il mercoledì prima della sua scomparsa sentimmo il cardinale dire “Sono pronto per la morte”.
Due giorni dopo, il venerdì, ha esalato l’ultimo respiro”. Molte polemiche si susseguirono nei giorni successivi, con la notizia il cardinale Martini avesse rinunciato all’accanimento terapeutico. Aveva infatti detto una volta: “L’eutanasia è un gesto che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte. Come tale è inaccettabile. Diversamente va, invece, considerato il caso dell’accanimento terapeutico, ovvero dell’utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di esito positivo".

Su questo tema è voluto intervenire anche Don Damiano Modena, presente al fianco di Martini in quei dolorosissimi momenti: “Non è stata staccata alcuna spina anche perché non c’era nessuna spina da staccare - ha specificato - ma al cardinale sono stati solo somministrati alcuni farmaci e sedati per alleviare i terribili dolori”. Eppure, nonostante lo abbia conosciuto e assistito nel capitolo più cupo della vita, sono moltissimi i ricordi felici e gli insegnamenti che don Damiano porta ancora nel suo cuore: “Anche nelle sue condizioni non ha mai perso la sua ironia: abbiamo riso e giocato moltissimo. Cosi come non potrò mai dimenticare la sua immensa nobiltà d’animo”. Il segretario ha voluto concludere con una frase che Martini gli disse in una sera di primavera: “Ricorda a tutti che Gesù è sempre stato dalla parte dei peccatori, persino durante la morte ha voluto essere al fianco dei due ladroni”.

Il Cardinal Carlo Maria Martini
Ed è stato proprio don Damiano a voler ricordare ai lecchesi i grandi insegnamenti che ha imparato dall’alto prelato durante quegli anni, terribili e bellissimi allo stesso tempo, durante la presentazione nella serata di venerdì 16 del libro nato proprio da quell’esperienza “Il silenzio della parola”.

Don Damiano Modena, segretario personale di Martini e mons. Stanislav Hovecar, arcivescovo di Belgrado

Da sinistra, mons. Maurizio Rolla, mons. Hovecar, mons. Cecchin e don Damiano Modena
Due giorni dopo, il venerdì, ha esalato l’ultimo respiro”. Molte polemiche si susseguirono nei giorni successivi, con la notizia il cardinale Martini avesse rinunciato all’accanimento terapeutico. Aveva infatti detto una volta: “L’eutanasia è un gesto che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte. Come tale è inaccettabile. Diversamente va, invece, considerato il caso dell’accanimento terapeutico, ovvero dell’utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di esito positivo".

Paolo Valsecchi