Ricordi calcistici di Serie A e B in vista di Lecco-Mantova

Cari, ma lontani, ricordi dei campionati di serie A e B accompagnano la partita Lecco-Mantova di Coppa Italia di serie D in programma alle 15 di mercoledì 10 ottobre, al Rigamonti. Nel campionato di serie B 1965/1966, al termine del girone di andata, il Lecco si laureava campione d’inverno, precedendo Venezia, Catanzaro e Mantova. Nella partita, disputata nella città virgiliana, il confronto era finito in parità e a reti inviolate: incredibile, invece, quello che avvenne nel girone di ritorno, quando il 10 aprile 1966, giocando al Rigamonti, il Lecco, primo in classifica, venne sconfitto per 5 a 0 dal Mantova che era alle spalle dei blucelesti. “Shock per 20.000” fu il titolo vistoso di prima pagina di un settimanale locale che commentava subito: “Giornata infausta per il Lecco, in occasione della partitissima della serie cadetta. Il Mantova è arrivato sul Lario con il pepe in corpo ed i blucelesti ne hanno portato le conseguenze, essendo incappati in una prova sconcertante ed incolore di massimo grado”.

Un altro organo di informazione scriveva: “Ahi, Mantova, Mantova, hai rovinato la festa dei lecchesi! Cessata la fastidiosa pioggia, tutto era pronto per la grande giornata. Un magnifico mazzo di fiori ti avevano regalato, come si fa di solito con la prima attrice e tu, purtroppo, questi variopinti fiori te li sei giustamente meritati. Però, hai esagerato! E via, non sei stata tanto elegante con l’ospitale Lecco”. La domenica successiva, nella trasferta a Pisa, il Lecco, purtroppo, perdeva ancora per 1 rete a 0, dopo aver subito il goal a freddo al 4° minuto. C’era, però, il pronto riscatto nella partita casalinga al Rigamonti, quando, vincendo con la Reggiana per 4 a 2, i blucelesti ritornavano in vetta alla classifica a pari punti con il Venezia. A fine campionato, il 12 giugno 1966, il Lecco, in trionfo al Rigamonti, celebrava la sua nuova promozione in serie A, avendo alle spalle il Mantova. Ironia della sorte, nell’infausta partita dello 0 a 5, il ruolo di goleador era stato di Beniamino Di Giacomo, autore di due reti. Beniamino di nome e di fatto per i tifosi lecchesi, perchè Di Giacomo, nel campionato 1961/1962, era stato il cannoniere del Lecco in serie A, con ben 14 reti. Ed era stato sempre lui, nella partita del 28 gennaio 1962, in  A, fra Lecco e Mantova, a segnare al 2° minuto del primo tempo la rete della vittoria per i blucelesti, che erano in difficoltà nel fondo classifica, con Padova e Udinese. La stampa locale intitolò, infatti, “Lecco-Mantova 1 a 0 – Provvista di ossigeno per i blucelesti, tornati finalmente alla vittoria”. Arbitrò l’incontro Righi, di Milano, con il Lecco che schierò Bruschini, Facca, Tettamanti, Gotti, Pasinato, Duzioni, Savioni, Abbadie, Di Giacomo, Galbiati, Sarchi. Il Mantova scese in campo con Negri, Corradi, Cancian, Tarabbia, Pini, Castellazzi, Alleman, Mazero, Sormani, Del Negro, Recagni.

Rimane da ricordare il campionato di serie A 1966/1967, dopo la promozione già menzionata di Lecco e Mantova nella massima serie calcistica, al termine del torneo precedente. Il 9 ottobre 1966, giocando in trasferta, il Lecco conquistava il suo primo punto in classifica nel campionato di A. La partita terminò 1 a 1, arbitrata da Acernese da Roma. La rete bluceleste venne siglata al 13° del primo tempo da Bonfanti. Nella partita di ritorno, giocata al Rigamonti il 19 febbraio 1967, il risultato fu di 0 a 0; direttore di gara è stato Piantoni di Torino. Al termine del torneo Foggia, Venezia e Lecco retrocedevano in serie B. Il Mantova rimaneva, invece, in A. Lo “zuccherino” di fine stagione per i blucelesti con il ritorno in B venne rappresentato dal pari ottenuto a San Siro, contro il Milan. Per i padroni di casa segnò Mora, pareggiò Schiavo; arbitrò Spalazzi di Palermo. Merita di essere menzionata anche la formazione del 28 maggio 1967 a San Siro, ultima partita del Lecco sinora in serie A. La squadra vedeva Balzarini, Grossetti, Tettamanti, Schiavo, Malatrasi, Bacher, Iaconi, Azzimonti, Incerti, Ferrari, Bonfanti. Allenatore era Angelo Piccioli.