Lecco: con i disegni di Federico Maggioni una versione 'diversa' dei Promessi Sposi

Soprusi, violenze, ingiustizie. Il capolavoro di Alessandro Manzoni non racconta la storia d’amore tra Renzo e Lucia (definita in più di una occasione solo un pretesto letterario), ma indaga la bassezza dell’animo umano e la corruzione politico-sociale dell’epoca. Questa la chiave di lettura dei Promessi Sposi di Federico Maggioni, illustratore e grafico originario della provincia di Como, che giovedì sera ha presentato il libro ''I promessi sposi nei disegni di Federico Maggioni'', volume a colori edito da Jaca Book.

Federico Maggioni

L’incontro si è svolto presso il Palazzo delle Paure di Lecco e ha visto anche la partecipazione, come moderatrice, di Barbara Cattaneo, storica dell’arte, archeologa industriale, direttrice del Simul (Sistema Museale Urbano Lecchese) e curatrice della sezione di Arte Contemporanea al Palazzo delle Paure. Dopo il periodo universitario, Maggioni viene assunto alla Domenica del Corriere e nel 1980 comincia a realizzare le copertine per la casa editrice Rusconi.
Nello stesso periodo i suoi disegni appaiono su testate come Grazia, Corriere della sera, Epoca, Internazionale o Abitare. Collabora con la rivista Liber ed è direttore responsabile di Un sedicesimo. Ha partecipato a numerose collettive in Italia e in Europa.

Barbara Cattaneo

Sue personali sono state organizzate a Milano, Pavia, Pontremoli, Mantova, Bologna e Lecco. Attraverso le sue illustrazioni, i presenti in sala hanno così potuto ripercorrere l’intero romanzo di uno degli autori più importanti del '800. «La Provvidenza c’è ma per arrivare a riconoscerla bisogna attraversare i territori della sopraffazione, della violenza e dell'ingiustizia e, in una parola, il male» scrive Alessandro Zaccuri dell’Avvenire a proposto di questo romanzo storico.
Ed è proprio questa l’operazione che tenta Maggioni con in suoi disegni: rappresentare il male e i soprusi che devono subire le persone che non hanno i mezzi per ribellarsi. Le sue illustrazioni sono di forte impatto, cupe e in qualche caso violente.

Don Rodrigo si trasforma in un corvo nero che cala dall’alto, il convento di Monza è avvolto dalla nebbia, i lebbrosi sono una massa compatta e informe, Gertrude è sporca di sangue. I colori utilizzati sono pochi: neri, grigi, rosso sangue, blue indaco. «Certo, il mio libro non mette di buon umore. Con le sue pagine Manzoni fa emergere i rapporti di forza della società.
Il suo libro è cupo e ho tentato di rendere questo aspetto anche nei miei disegni»  spiega Maggioni. Il capolavoro manzoniano emerge vivo come non mai e i passi scelti si intrecciano, pagina dopo pagina, in un lungo fluire di visioni e graffiti. L'atmosfera violenta dell'epoca si riverbera nel paesaggio, nella città, e noi ne siamo calamitati.

Per Guido Ceronetti, il prefatore del volume, l'esito è liberatorio: impossibile ricadere nell'insofferenza per questo capolavoro universale: ''[..] Maggioni stravolge Manzoni con accentuazioni e pressioni incessanti del segno: l’ironia librata e il tacito straniamento dello stile manzoniano, ben noti a chi lo ama, faticano a riconoscersi tali – ma intanto il nuovo (sperabile) lettore è costretto a riappropriarsi del testo, sotto il filtro ipnotico delle figure. [..]''.

Nel spiegare le sue tavole emerge in Maggioni la volontà di attualizzare le pagine dei Promessi Sposi. L’illustratore definisce l’Innominato un “Totò Riina” dell’epoca (con una conversione dubbia e troppo repentina), Don Abbondio un poveretto senza mezzi per opporsi e, quindi, in parte giustificato e giustificabile per la sua codardia. Che cosa ci affascina dunque di questi personaggi? Siamo sicuri che la società ingiusta e corrotta descritta nei Promessi Sposi sia così distante dalla nostra?
Beniamino Valeriano
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