Mandello: tra 'giornalisti puttane' e i 'taxi del mare' la Lega spiega il decreto Salvini

In linea con il clima di campagna elettorale continua nel quale si trova immerso il Paese, venerdì sera nella sala civica di Molina la sezione mandellese del Carroccio con il suo commissario Annalisa Sangineto ha promosso un’iniziativa pubblica dal titolo “Immigrazione: il vero cambiamento con la Lega al Governo”. Ad intervenire sono stati il consigliere provinciale Stefano Simonetti, l’ex ministro Roberto Castelli, l’onorevole Roberto Paolo Ferrari - sindaco di Oggiono - e i senatori Paolo Arrigoni e Toni Iwobi. Buona la risposta dei militanti del partito che si sono mossi da tutta la provincia per assistere all’incontro.


Stefano Simonetti, Roberto Ferrari e Roberto Castelli

A rompere il ghiaccio Simonetti che ha ricordato che “la Provincia c’è, non è stata cancellata e ha un ruolo di coordinamento con i Comuni, operando su temi particolari come strade ed edifici scolastici. Cosa non fa ma potrebbe fare? Potrebbe svolgere un ruolo di ente intermedio anche nell’ambito della sicurezza come gestione dei migranti. La Provincia non ha più i dati perché tutto passa attraverso la Prefettura. Oggi la Provincia ha un nuovo presidente - Claudio Usuelli - sostenuto da una lista unica che ha avuto il voto anche degli amministratori della Lega nord e il nostro gruppo chiederà tanta attenzione sul tema dell’immigrazione e della sicurezza sul nostro territorio”.

Castelli con il proprio intervento ha voluto fare una cronistoria: “Le cose vanno ricordate. La prima iniziativa che la Lega fece di carattere istituzionale nel 1989 fu una raccolta firme per riformare la legge sull’immigrazione, perché già trent’anni fa era un tema forte per il Paese. Sul finire degli anni Novanta inizia la migrazione clandestina e selvaggia di barconi che si dirigevano dalla Tunisia e dal Nord Africa a Lampedusa, un viaggio rischioso. Noi abbiamo cercato di fare una legge, la Bossi-Fini, che è ancora in vigore ma nessuno la fa rispettare. Cade il Governo Berlusconi del 2011, va su fondamentalmente la sinistra e questi decidono di creare l’invasione del nostro Paese, c’è la volontà di sostituzione del popolo italiano, le prove sono tantissime. Nel frattempo cade anche Gheddafi e le grandi correnti di migrazione non partono più dalla Tunisia ma dalla Libia, che è lontana, per questo si sono inventati le navi delle Ong e per anni abbiamo sentito che sono stati salvati in mare dal canale di Sicilia, una balla che ci hanno rifilato. Noi abbiamo combattuto questa gigantesca fake news con tutti i telegiornali e le televisioni: i giornalisti sono tutti puttane, è l’unica cosa su cui mi trovo d’accordo con i grillini. ‘Migranti’ è un termine che io odio perché fino a prova contraria sono clandestini. Salvini è arrivato e nel giro di due mesi ha bloccato una vera e propria invasione. Oggi abbiamo il 90 per cento di immigrazione in meno. Una grandissima vittoria sul piano sostanziale e poi sul piano della verità. Questo di cui parliamo stasera è un decreto importante che cercherà di mettere un freno legislativo: rimettere in moto la Bossi-Fini, che dice che decidiamo noi chi viene e chi non viene, decidiamo noi il numero e chi viene deve avere una casa e un lavoro. Non date una lira a Medici senza frontiere, non danno da mangiare ai bambini ma usano i soldi per pagare il loro funzionamento e portare qua i clandestini. Io i grillini non li riesco a sopportare ma è il prezzo che dobbiamo pagare per una cosa fondamentale come questa”.

Al centro Toni Iwobi

Dopo Castelli ha preso la parola Roberto Ferrari. “Grazie alla nostra battaglia sono cambiati tutti gli equilibri e anche la scelta combattuta di creare un governo ci porta oggi a nove mesi di distanza ad affrontare il tema dell’immigrazione con dati e risultati che possiamo portare ai nostri elettori. Il nostro lavoro di parlamentari è stato quello di essere un blocco compatto dietro le spalle del nostro capitano Salvini, qualunque cosa decidesse di fare. Quello che Matteo ha concretizzato è stato fatto a normativa vigente: l’impossibilità, i morti in mare, il dover dare aiuto alle persone che scappano dalla guerra erano una balla clamorosa. Siamo riusciti a bloccare i taxi del mare, smascherando l’ipocrisia delle nazioni europee confinanti, Francia e Spagna in testa, e abbiamo fermato un flusso inarrestabile riducendo del novanta per cento gli sbarchi. Ci sono piccoli flussi di barchini che partono dalla Tunisia e arrivano o in Lampedusa o in Sardegna ma si tratta di numeri minimali. Adesso dobbiamo pensare a quelli arrivati, l’80 per cento non sono ritenuti meritevoli di asilo e si è alzata asticella con la protezione umanitaria. Noi non abbiamo chiuso le porte a chi realmente scappa dalla guerra ed è in pericolo, a chi mette a repentaglio la vita. Poche settimane fa ho fatto una missione in Libano, in quel Paese ci sono oltre un milione di rifugiati siriani, sono lì perché vogliono tornare nel loro Paese, la necessità di dare soccorso a tutte queste persone era una farsa mascherata da intervento umanitario. Per dare un esempio di come il fatto di essere arrivati qua dà una mano agli amministratori locali: la diminuzione della pressione che le Amministrazioni locali subivano da parte del governo per l’accoglienza diffusa. Le prefetture spingevano le Amministrazioni locali per stringere accordi e infilare delle situazioni alloggiativi gestite dalle cooperative, che sono l’ultimo passaggio delle Ong. In Provincia di Lecco siamo 87/88 comuni - sono 85 ndr - e in un’assemblea dei sindaci dell’Asl dove veniva affrontata l’accoglienza dei clandestini, solo in cinque sindaci abbiamo respinto questo accordo, che io criticai e il prefetto mi disse che ero un ignorante in tema giuridico. Tentarono di mettere delle persone a Oggiono riuscimmo ad impedirlo, adesso il problema della redistribuzione sul territorio è un pericolo scampato con questo governo. È nata anche l’esigenza di cercare di mettere mano alla normativa e togliere l’alibi all’amministrazione della giustizia nel concedere questi permessi. Voglio sottolineare due altri aspetti del decreto che riguardano la sicurezza. L’articolo 19 prevede che la sperimentazione del taser alle forze dell’ordine, che ha dato la dimostrazione della sua efficacia facendo vedere come possono essere prevenuti i contatti fisici e solo la messa in mostra dello strumento facesse desistere gli aggressori che sono molto spesso clandestini, si estenda anche alla Polizia locale dei capoluoghi, e potrà essere allargata con decreti ministeriali anche ad altri Comuni. Ritengo che la Polizia locale non è più il vigile che abbiamo imparato a conoscere ma svolge un vero e proprio compito di polizia e deve avere gli strumenti idonei. Con l’articolo 18 si dà alla Polizia locale accesso alle informazioni del centro dati della Polizia. Stiamo lavorando alacremente con il ministro Stefani per l’attuazione dell’autonomia chiesta con il referendum, è vero che abbiamo allargato i confini ma il nostro Dna è quello dell’autonomia”.

In piedi Paolo Arrigoni

Durante l’iniziativa è poi intervenuto Paolo Arrigoni: “Il decreto Salvini è un grande successo, frutto di un lavoro durato anni che ha messo mano ad un disastro combinato dalla sinistra dal 2013. Nella precedente legislatura ero l’unico componente della Lega nel comitato Schengen e ho avuto il merito di convocare a udienza il Pm Zuccaro che ha indagato le Ong che andavano a prendere le persone sul bagnasciuga delle coste Africane. Sono arrivate 700mila persone: un terzo non hanno chiesto l’asilo. Gli altri sono entrati nel circuito dell’accoglienza, con tutti i benefit, dove stanno per due anni, per poi scoprire che il 90 per cento non sono profughi. Una situazione esplosiva che si manifesta in tutte le piazze e i parchi pubblici dove sono tutti lì a gozzovigliare e a spacciare droga. Il nostro Paese oggi ha finalmente avuto una chiusura delle frontiere e con il decreto ci occupiamo di chi in questi cinque anni è entrato: applicazione del rigore, meno tempo per analizzare la domanda, revoca della domanda e espulsione per chi viola la legge, chi commette reati di terrorismo perde la cittadinanza, eliminazione della protezione umanitaria, regola della manifesta infondatezza e redazione della lista dei Paesi sicuri: chi viene da qui e fa la domanda essa viene rigettata subito. Adesso la pacchia è veramente finita. Si tratta di un’azione fondamentale che mette in sicurezza il nostro Paese dal punto di vista sociale ed economico. I ricollocamenti in Europa: non si sono fatti e la sinistra ha dato la colpa a Visegrad, la colpa è nostra perché noi dovevamo ricollocare i 40mila profughi che effettivamente avevano bisogno di protezione internazionale. Oggi i ricollocati sono 13mila perché nel nostro Paese di persone che scappano dalla guerra ce ne sono davvero poche. Nel 2014 è stato fatto da Renzi un accordo segreto per portare i migranti in Italia anche se salvati da navi straniere, anche se salvati al largo di Malta o delle coste di Tunisi”.

A concludere la serata è stato l’ospite d’onore, il senatore Toni Iwobi che ha illustrato i provvedimenti previsti in tema di sicurezza dal Decreto Salvini. “Questo decreto nasce da un lavoro fondamentale del tavolo tecnico che ha tracciato una linea guida sull’immigrazione, distinguendo la materia in tre aree: l’immigrazione reale, giusta, l’immigrazione di qualità; i rifugiati, chi scappa dalla guerra, che ha il diritto di essere accolto nel rispetto della dignità umana; e la clandestinità che noi contestiamo perché finché esisteranno i confini di Stato la clandestinità resterà sempre un reato, essa è un’anticamera di ingiustizia sociale, è l’anticamera dell’insicurezza ed è una sorta di oppressione per chi la subisce”. Il primo senatore di colore della storia della Repubblica italiana ha poi passato in rassegna le innovazioni introdotte dal decreto: “L’abrogazione della protezione umanitaria non prevista dalle norme internazionale che creava confusione perché il concetto di umanitario è molto generico. Non significa essere meno umani ma significa rendere consapevoli i migranti del fatto stesso che se non rientrano in un caso specifico disciplinato dalla legge italiana vedranno respinta la domanda. Bisogna potenziare l’informazione nei Paesi d’origine: no ai migranti economici, ci sono altre strade per combattere la povertà. Nel 2018 c’è qualcuno che muore di fame? L’Africa ha il 25 per cento della terra coltivabile del mondo. Ci saranno al suo posto dei permessi speciali: per le vittime di violenza domestica e di sfruttamento lavorativo, per chi ha condizioni di salute di eccezionale gravità e per situazione contingenti di calamità naturale nei Paesi di origine. È previsto poi il permesso di soggiorno per lo straniero che abbia compiuto atti di particolare valore civile. È raddoppiato il tempo di permanenza nei centri per i rimpatri da 90 a 180 giorni, perché non sono sufficienti 90 giorni per rimpatriare una persona. E i gestori dei centri di prima accoglienza e dei Cpr dovranno pubblicare ogni sei mesi la rendicontazione delle spese di gestione. Gli stranieri che hanno presentato domanda di protezione internazionale potranno essere trattenuti fino a 30 giorni e verrà potenziato il fondo per il fondo rimpatri: due milioni dal 2018 al 2020. Abbiamo speso in quattro anni 15 miliardi di euro, i due milioni in confronto non sono niente. È stato ampliato l’elenco dei reati che comportano il diniego e la revoca della protezione internazionale, esso comprende: violenza sessuale, furto aggravato, rapina ed estorsione, produzione, detenzione e traffico di stupefacenti, minaccia o violenza a pubblico ufficiale. Il diniego della domanda è previsto nei casi in cui lo straniero è un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica e nel caso manifesta infondatezza della domanda se si proviene da un Paese di origine sicuro. Lo status di rifugiato cessa nel caso in cui una persona faccia ritorno nel Paese d’origine. Nel caso in cui un richiedente asilo sia stato destinatario di una sentenza di condanna il questore ha obbligo di darne comunicazione alla commissione territoriale che dovrà immediatamente esaminare la domanda”.

Passando ai circuiti di accoglienza: “Lo Sprar sarà solo per i veri profughi, l’integrazione è un dovere del richiedente, deve partire dal soggetto stesso, anche loro devono fare la loro parte. Il taglio dei 35 euro serve per garantire solo ai veri profughi l’accoglienza. I lavori di utilità sociale saranno accessibili solo per i richiedenti e le cooperative dovranno mostrare trimestralmente l’elenco dei soggetti a cui versano somme per lo svolgimento di servizi finalizzati ad attività di integrazione e assistenza. In tema di cittadinanza è prevista la revoca per reati gravi e la conoscenza dell’italiano per il suo ottenimento. Infine, quanti avvocati si sono arricchiti con i migranti? D’ora in poi l’inammissibilità dell’impugnazione comporterà la mancata liquidazione del compenso al difensore pagato dallo Stato”.
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