Calolzio: la missione in Thailandia di Padre Antonio Valsecchi, 60 bambini aiutati con le adozioni a distanza
Non tornava nella “sua” Calolzio da quattro anni Padre Antonio Valsecchi: mai prima d’ora, ovvero da quando ha lasciato l’Italia, aveva trascorso un periodo così lungo in quella che dal 1985 è ormai la sua seconda casa, la Thailandia, ma del resto negli ultimi tempi il lavoro non gli è di certo mancato.

Padre Antonio Valsecchi durante una celebrazione in Thailandia
Nato a Calolzio nel 1951, a 18 anni si è consacrato a Dio con la professione semplice, per poi essere ordinato sacerdote nel 1977 e continuare a Roma gli studi di teologia morale: nominato superiore del convento di frati cappuccini di Sovere, nel 1985 ha accettato la proposta di partire per una missione in Thailandia, nella provincia di Ratchaburi; dopo un primo periodo di studio della lingua locale, il trasferimento nel piccolo villaggio di Bangtan (letteralmente “la casa dello zucchero”), nel mezzo della foresta.


“Per la maggior parte gli abitanti erano emigrati che si erano spostati lì dalle zone più povere del paese per poter coltivare e pescare, sfruttando la presenza di un’enorme diga costruita proprio da un gruppo di italiani” ci ha raccontato Padre Antonio. “Allora la situazione non era delle migliori: molte famiglie vivevano in precarie abitazioni fatte di legno e paglia, quella che veniva usata come chiesa era in realtà una palafitta che non di rado si riempiva di rettili, e molti bambini non avevano la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata. Poco alla volta, poi, le cose hanno iniziato a cambiare”.
Scelto anche per ricoprire il ruolo di superiore nel convento di Ratchaburi, nonché per insegnare nel seminario maggiore, tuttora Padre Antonio si divide tra la provincia, il villaggio di Bangtan e il suo ufficio nella capitale Bangkok, dove dal 2010 è segretario della Commissione per la Liturgia della Conferenza Episcopale (in sostanza, al momento collabora alla traduzione in lingua moderna di alcuni libri liturgici).


Padre Antonio con Madre Teresa di Calcutta
“Negli ultimi anni, come dicevo, la situazione complessiva a Bangtan – e in generale in Thailandia – è migliorata” ha proseguito il frate. “Grazie ad alcune organizzazioni internazionali è stato possibile costruire un acquedotto e approntare nuovi sistemi di coltivazione per i periodi di secca con apposite pompe e “girandole”: sono arrivati molti aiuti anche ai singoli abitanti, che hanno potuto acquistare nuove reti da pesca e altri strumenti da lavoro, mentre per i bambini tanto è stato fatto grazie alle adozioni a distanza, di cui si sono fatti carico anche diversi calolziesi. Ne abbiamo aiutati almeno una sessantina, dando loro la possibilità di andare a scuola e di costruirsi un futuro: molti di loro sono riusciti persino a frequentare l’università, per poi trovare un lavoro e sostenere a loro volta le famiglie d’origine”.

La nuova chiesa del villaggio e, sotto, le varie fasi di costruzione



Gli ultimi mesi in Thailandia, come accennato, sono stati decisamente impegnativi per Padre Antonio, che insieme alla sua comunità ha portato a conclusione i lavori per la costruzione di una nuova chiesa, fortemente desiderata dai fedeli del posto: alla raccolta dei fondi necessari hanno contribuito, oltre alla diocesi di Ratchaburi, un noto professore locale e numerosi abitanti della zona (cristiani, ma anche buddisti); una piccola parte delle spese, inoltre, è stata coperta grazie alla generosità di famigliari, amici e compaesani di Padre Antonio.
Dopo qualche mese a Calolzio, nella comunità in cui è cresciuto e in cui ha maturato la sua vocazione, il 25 ottobre il religioso rientrerà in Thailandia, per portare avanti la sua missione: a Ratchaburi lo attendono molti altri impegni, tra cui l’arrivo in zona nientedimeno che di Papa Francesco, in programma per la metà di novembre.
B.P.