El Cid Campeador o Capitan Matamoros?
Sono curioso di conoscere la sorte dei ragazzacci che a metà del luglio scorso hanno danneggiato alcuni lampioncini sulla pista ciclo-pedonale di Pescate.
Una miriade di telecamere in funzione H25 (il giorno pescatese è un po' più lungo di quello marziano), gli sciami di droni con visori a infrarossi, le squadriglie di "angeli" guerrieri perennemente in volo, i drappelli di trifulau albesi che scrutano indefessi il sottobosco, i manipoli di giardinieri bloccatraffico armati di tagliasiepi, tutti mirabilmente comandati dal sirenetto che sorge dalle onde ad ammaliare i turisti e a terrorizzare le nutrie, hanno indubbiamente permesso l'immediata cattura dei pericolosi criminali: è impensabile il contrario!
Dove sono però finiti i malfattori? Dopo l'annuncio che, in applicazione del singolarissimo Codice Penale Militare di Guerra dell'alcazar sublariano, sarebbero stati privati della residenza (i minorenni accompagnati dai genitori), tutto stranamente tace.
Avvezzo a bearmi di entusiasmanti notizie sull'inespugnabile piazzaforte blindata, sui blitz scatologici, sugli effetti taumaturgici delle acque, sui trapianti di humus tartufigeno, sui prodigi dell'olivicoltura, sulla regalia di dentiere e così via, ho atteso invano un editto, un bando o almeno un'informazione sull'esilio irrogato agli stolti sabotatori.
Colpito dalle severe reprimende lanciate sistematicamente dallo stratego e conscio dello smisurato astio che i maggiorenti del "sogno tra lago e monte" nutrono per il capoluogo, reo di averli proditoriamente derubati dell'immagine manzoniana e di convogliare i liquami del depuratore ai fragranti lidi della Pyongyang brianzola, mi vien da dubitare che i teppistelli, in tutta inusuale segretezza, siano stati deportati a Lecco, perché qui perseverino nel fare danni.
Vigilino perciò i miei compatrioti sui nuovi arrivati in Città e si preparino a difenderla. Si decidano poi a intraprendere il lungo, gravoso e arduo percorso che porta al superamento del gap cultural-politico-amministrativo che separa l'esecrando caos lecchese dalla ferrea sicurezza che fa meravigliosa Pescate.
Ora però mi sorge un secondo atroce dubbio. Abbagliato dallo splendore del condottiero, potrei anch'io, come tanti, aver ingenuamente preso lucciole per lanterne? Incantato dalla martellante propaganda di successi chimerici, potrei anch'io aver istintivamente ignorato numerose situazioni comiche ed enfatizzato rari minuscoli successi?
E' cioè possibile che i notturni monelli, come molti loro predecessori, l'abbiano fatta franca, spernacchiando il cerbero del drin-drin? Ne sarei mortificato.
Chiedo comunque sin d'ora venia per l' invadenza, valendomi dell'explicit di don Lisander: "... credete che non s'è fatto apposta".
Una miriade di telecamere in funzione H25 (il giorno pescatese è un po' più lungo di quello marziano), gli sciami di droni con visori a infrarossi, le squadriglie di "angeli" guerrieri perennemente in volo, i drappelli di trifulau albesi che scrutano indefessi il sottobosco, i manipoli di giardinieri bloccatraffico armati di tagliasiepi, tutti mirabilmente comandati dal sirenetto che sorge dalle onde ad ammaliare i turisti e a terrorizzare le nutrie, hanno indubbiamente permesso l'immediata cattura dei pericolosi criminali: è impensabile il contrario!
Dove sono però finiti i malfattori? Dopo l'annuncio che, in applicazione del singolarissimo Codice Penale Militare di Guerra dell'alcazar sublariano, sarebbero stati privati della residenza (i minorenni accompagnati dai genitori), tutto stranamente tace.
Avvezzo a bearmi di entusiasmanti notizie sull'inespugnabile piazzaforte blindata, sui blitz scatologici, sugli effetti taumaturgici delle acque, sui trapianti di humus tartufigeno, sui prodigi dell'olivicoltura, sulla regalia di dentiere e così via, ho atteso invano un editto, un bando o almeno un'informazione sull'esilio irrogato agli stolti sabotatori.
Colpito dalle severe reprimende lanciate sistematicamente dallo stratego e conscio dello smisurato astio che i maggiorenti del "sogno tra lago e monte" nutrono per il capoluogo, reo di averli proditoriamente derubati dell'immagine manzoniana e di convogliare i liquami del depuratore ai fragranti lidi della Pyongyang brianzola, mi vien da dubitare che i teppistelli, in tutta inusuale segretezza, siano stati deportati a Lecco, perché qui perseverino nel fare danni.
Vigilino perciò i miei compatrioti sui nuovi arrivati in Città e si preparino a difenderla. Si decidano poi a intraprendere il lungo, gravoso e arduo percorso che porta al superamento del gap cultural-politico-amministrativo che separa l'esecrando caos lecchese dalla ferrea sicurezza che fa meravigliosa Pescate.
Ora però mi sorge un secondo atroce dubbio. Abbagliato dallo splendore del condottiero, potrei anch'io, come tanti, aver ingenuamente preso lucciole per lanterne? Incantato dalla martellante propaganda di successi chimerici, potrei anch'io aver istintivamente ignorato numerose situazioni comiche ed enfatizzato rari minuscoli successi?
E' cioè possibile che i notturni monelli, come molti loro predecessori, l'abbiano fatta franca, spernacchiando il cerbero del drin-drin? Ne sarei mortificato.
Chiedo comunque sin d'ora venia per l' invadenza, valendomi dell'explicit di don Lisander: "... credete che non s'è fatto apposta".
Pinuccio, scartuzzèl