Ferruccio De Bortoli a Lecco con 'Ci salveremo'. Tra i tanti problemi, elogi al terzo settore e all'imprenditoria



Ci salveremo? O l'Italia rischia di precipitare in una nuova crisi finanziaria, nel baratro della recessione? Rispondendo a queste domande, Ferruccio de Bortoli ci parla dei costi della folle deriva populista che stiamo vivendo e mette in luce le colpe e le ambiguità delle élite, della classe dirigente, dei media. Eppure il Paese è migliore dell'immagine che proietta il suo governo: ha un grande capitale sociale, un volontariato diffuso, tantissime eccellenze. Questo libro è anche un viaggio nelle virtù, spesso nascoste, dell'Italia, perché una riscossa è possibile, ma dipende da ognuno di noi. Per riuscirci bisogna riscoprire un nuovo senso della legalità e avere un maggior rispetto dei beni comuni; ci vuole più educazione civica, da riportare nelle scuole, e più cultura scientifica; è necessario combattere per una vera parità di genere e per dare più spazio ai giovani in una società troppo vecchia e ripiegata su sé stessa. Il futuro va conquistato, non temuto, e non dobbiamo mai perdere la memoria degli anni in cui eravamo più poveri e senza democrazia. Solo così ci salveremo. Nonostante tutto.

Questa la sintesi, fruibile in internet, di "Ci salveremo. Appunti per una riscossa civica", libro presentato nel tardo pomeriggio di mercoledì 16 ottobre, presso la sede di via Caprera di Confindustria Lecco Sondrio dal suo illustre autore, introdotto dal Presidente Lorenzo Riva, convinto nell'affermare, dinnanzi ad un nutrito pubblico, che gli imprenditori sapranno avere un ruolo da protagonisti nello scrivere il nostro futuro e da Matteo Bonacina (Università Cattolica Sacro Cuore) pronto invece a sottolineare come la "salvezza" non possa essere solo "privata" ma passi necessariamente attraverso la dimensione "pubblica".

Primo a sinistra il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio Lorenzo Riva

Sollecitato da Diego Motta di Avvenire, De Bortoli - pur snocciolando i temi cardine del volume, a cominciare dalla spaccatura tra un'Italia chiusa e rancorosa e un'Italia tutta da scoprire della piccola e media industria, dei capitani coraggiosi e del terzo settore - non ha lesinato, con garbo e senza eccessi, commenti sulla stretta attualità, bocciando - ad esempio - senza mezza misura la manovra giallo-rossa appena varata in quanto giudicata poco coraggiosa in quanto "non taglia nemmeno una spesa" (detto da chi, di contro, si è dichiarato "non così contrario" allo scongiurato aumento dell'Iva). Non risparmiati nemmeno, dall'ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, quota 100 e il reddito di cittadinanza. Ha dato infatti ragione a Renzi sulla necessita di abolire la novità in tema previdenziale introdotta dalla Lega, pur ammettendo come, agendo in tale direzione, si verrebbe a creare però un gradino e dunque una discriminazione. E ha poi domandato, ironicamente evidentemente, a un pubblico di lecchese abituati a rimboccarsi le maniche, quanti posti di lavoro sono stati trovati dai navigator e ancora più esplicitamente "ma che Paese è quello che educa parte del Paese stesso al concetto che è lo Stato che ti porta a casa il lavoro? Così incentiviamo solo la pigrizia".

Ferruccio De Bortoli

Al tempo stesso, alla classe dirigente attuale, De Bortoli ha chiesto una duplice riflessione, oltre a sottolineare come si parli di rottamazione perché il ricambio generazionale non è scontato nemmeno nelle aziende, in un'Italia i cui amministratori delegati sono tra i più anziani d'Europa e nonostante ciò poco inclini a lasciare spazio ai giovani: chiedersi come mai negli ultimi 10 anni si siano persi così tanti laureati ( dei quali, "se fossero partiti su barchini si sarebbe scritto per mesi e mesi, parlando di esodo biblico") e chiedersi cosa si può fare per i così detti Nerd e dunque quei ragazzi che né studiano né lavorano, appellandosi in quest'ultimo caso, magari, al terzo settore, elogiato a più riprese, come già detto, ed indicato quale tratto distintivo del nostro Paese, anche come "cuscinetto" che ha evitato scossoni in un periodo di impoverimento come quello vissuto dal 2008 in avanti.

Il comandante provinciale della Guardia di Finanza col. Paolo Cussotto, il Prefetto Michele Formiglio,
il Questore Filippo Guglielmino e la dirigente della Questura di Lecco Giuseppina Menna

Ricordando come "le comunità che si chiudono in sé stesse sono perdenti", il giornalista-scrittore ha esortato poi a guardare "a tutto ciò che va bene nel nostro Paese: abbiamo un capitale sociale che gli altri Paesi non hanno", elogiando altresì gli imprenditori "che guardano al futuro con ottimismo e determinazione", pur continuando con le punzecchiature, come quella rivolta, da credente, alla componente cattolica della nostra società tacciata di "irrilevanza" in questa fase storica, dove gli elettori ormai votano di pancia - "non per delega ma per rifiuto e rigetto" - e dove la disintermediazione - il venir meno della forza espressa in passato dai sindacati e dalla stessa Confindustria, richiamati ai tavoli solo con il recente cambio di governo - ha "esasperato il rapporto diretto tra leader e popolo".
"Il prossimo non è il nostro nemico. Siamo forse se siamo coesi". Il messaggio-slogan, rilanciato anche da Lecco.
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.