25 anni fa l'avventura dei Sub lecchesi fino all'Andrea Doria
Sono trascorsi 25 anni da quel 1994, quando subacquei di Lecco, Mandello, Valtellina, Canzo, si alzarono dall'Italia in volo verso New York per la spedizione "Andrea Doria 94". Era un'impresa sicuramente singolare e coraggiosa, con una serie di immersioni nelle acque dell'Oceano Atlantico dove giace il transatlantico Andrea Doria, gioiello e gloria della Marina Mercantile italiana post bellica 1945.
Il transatlantico Andrea Doria
Il tragico evento era avvenuto il 25 luglio 1956 quando l'Andrea Doria, salpata da Genova il 17 luglio entrava in collisione con una nave norvegese che aveva la prua corazzata anti ghiaccio. Il transatlantico italiano subì danni gravissimi ed affondò 12 ore dopo, con la perdita di 42 vite. La nave era attesa al porto di New York il 26 luglio: l'affondamento avvenne alle 23.10 del 25 luglio. Era stato un avvenimento tragico di rilevanza mondiale; i quotidiani italiani furono nelle edicole con edizioni straordinarie, con pagine intere dedicate alla nave affondata, alle operazioni di soccorso e salvataggio di equipaggio e passeggeri.
I sub della spedizione lecchese nel 1994
Vi furono edizioni speciali del Radio Giornale, la televisione era ancora in bianco e nero dopo aver iniziato i programmi, molto ridotti, nel 1954. Le immagini dell'agonia dell'Andrea Doria giunsero, comunque, sul video della RAI TV nel telegiornale della sera. L'Andrea Doria è rimasta sui fondati a 77 metri di profondità, ad 83 chilometri dalla costa, a 145 miglia dal porto di New York.
Il momento dell’affondamento
La spedizione lecchese del 1994 vide tra i protagonisti Gabriele Ingrosso di Mandello, e Franco Biancelli di Lecco, due veterani delle acque lariane e dei mari di diversi continenti. Esperti erano anche tutti gli altri componenti della spedizione che sfidò le profondità dell'oceano, cercando "misteri" ancora sommersi intorno all'Andrea Doria. Le settimane che mancavano alla partenza nell'estate 1994 furono impegnate dai componenti la spedizione lecchese in duri allenamenti nelle profondità lacustri della Rocca di Parè, come presso la galleria del Melgone verso Onno e sulla sponda opposta del Lario, all'altezza delle gallerie di Lierna. La comitiva, raggiunta New York, salì subito a bordo di una nave di ricerca oceanica, appositamente attrezzata per immersioni a notevole profondità.
La pagina illustrata della Domenica del Corriere dedicata alla tragedia
Dodici ore di navigazione furono necessarie per raggiungere la "mappa" del relitto. Il parcheggio in zona ebbe la durata di quasi cinque giorni. Dopo la ricognizione delle prime ore si entrò nel vivo della spedizione con discese a squadre alternate, dotate di forti lampade illuminanti. Nelle "discese" oceaniche sulla verticale del transatlantico i sub portarono una targa collocata presso lo squarcio di affondamento. Voleva ricordare i 42 italiani che trovarono la morte con l'Andrea Doria inghiottita dall'oceano. L'impresa registrò alcune difficoltà per la profondità del relitto, per le forti correnti in aperto oceano, per la scarsa visibilità ad una certa quota ed anche per la presenza di squali.
Franco Biancelli
Il lecchese Franco Biancelli, allora quarantenne, ricorda l'impresa con le seguenti dichiarazioni: "Sì, sono trascorsi 25 anni dalla spedizione sul relitto dell'Andrea Doria organizzata da un gruppo di amici che avevano in comune la passione per l'attività subacquea. Un quarto di secolo è passato in cui i ricordi di tali eventi si sono affievoliti, compresi i contatti fra noi. Grazie a coloro che hanno voluto rammentarcelo e farli rinverdire, compresa la motivazione per realizzare l'impresa, il fascino e la commozione di un'icona della nostra Marina Mercantile, in un ambiente anche abbastanza ostile, ma consono alla nostra passione".
Aloisio Bonfanti