Fontana Group: test sierologici commissionati dall’azienda a un laboratorio emiliano. ''Ci aspettavamo di più da Stato e Regione''
“Sono ben oltre le aspettative”, così il commento dei vertici di Fontana Group all’esito dei test sierologici effettuati sui 550 dipendenti circa. L’azienda ha quindi disposto che sui dipendenti “potenzialmente infetti”, che ovviamente lunedì non hanno potuto rientrare in fabbrica, vengano eseguiti in tempi rapidi i tamponi, che dovranno confermare o smentire la positività dei soggetti. Se il risultato verrà confermato “significa che in Italia abbiamo un problema più grave di quanto pensiamo”, ha affermato la vice presidente Valentina Fontana.
La notizia positiva è invece che i dipendenti dell’azienda di Calolziocorte che ieri hanno varcato i cancelli dando inizio alle Fase Due, sono tutti risultati negativi ai test sierologici anticorporali. Chi ha potuto quindi riprendere il lavoro, lo ha potuto fare con la certezza di non essere malato e soprattutto di non essere infettivo.
È l’alta percentuale dei “positivi”, del tutto inaspettata, a preoccupare ora la famiglia Fontana, in ansia per i propri dipendenti. Bisognerà però attendere fino a fine settimana per conoscere l’esito dei tamponi.
“E’ un dato che ci preoccupa – ci ha confermato Valentina Fontana, vice presidente della Fontana Group – in quanto è stato del tutto inatteso. Soprattutto perché se la positività venisse confermata anche dal tampone anche solo per la metà di loro, significherebbe che siamo in presenza di un numero elevato di soggetti asintomatici e potenzialmente infetti e questo sarebbe un grosso problema per l’intero Paese. Per il momento preferiamo non rilevare la percentuale per non creare inutili allarmismi, però non nascondo che il dato ci ha sorpresi e non poco”.
Il vicepresidente Valentina Fontana
Nel tardo pomeriggio di lunedì abbiamo sentito la dottoressa, per fare un bilancio del primo giorno della Fase Due, iniziata dopo sei settimane di chiusura.
“Si trattava di una giornata tanto attesa, ed è stato un po' come ripartire dopo le vacanze. C’era molta voglia di tornare in azienda anche da parte di tutto il nostro personale, che a differenza magari di altre realtà, grazie ai test sierologici si sente più tranquillo. In questi tre giorni prima della riapertura siamo riusciti a sottoporre ai test tutti e cinquecentocinquanta i dipendenti mentre il personale che opera negli uffici continuerà a lavorare in smart working almeno fino alla fine di maggio. Le persone risultate positive ai test non sono rientrate. Per evitare invece di penalizzare quei dipendenti che in realtà potrebbero essere dei falsi positivi, come ci auguriamo, abbiamo deciso di sottoporli in tempi brevi al tampone”.
L’iniziativa dei test promossa dall’azienda è stata accolta come un’opportunità da parte di tutti e infatti ha avuto un’adesione del 100%, trattandosi di un esame facoltativo e non certo obbligatorio.
“Ci ha fatto molto piacere questo dato in quanto sarebbe bastato che anche solo due persone non avessero effettuato il test per pregiudicare l’intera operazione. Come famiglia siamo molto soddisfatti perché significa che tutta la nostra squadra è consapevole dell’importanza dell’iniziativa finalizzata a tutelare la loro salute. Abbiamo fatto una comunicazione molto dettagliata spiegando che l’iniziativa era per tutelare la loro salute, ma anche quella delle loro famiglie. L’età media dei nostri collaboratori è di 37 anni, ma ognuno di noi a casa ha una nonna o delle persone fragili e quindi per tutelare anche loro abbiamo offerto questa opportunità… I numerosi ringraziamenti ricevuti accrescono la nostra soddisfazione e ci fanno sentire più uniti”.
Per effettuare i test la Fontana Group si è dovuta affidare a un laboratorio privato dell’Emilia Romagna e non lombardo…
“Ci siamo dovuti rivolgere a un laboratorio fuori Regione in quanto in Lombardia c’erano dei rallentamenti. Non ho ancora capito il motivo ma la cosa mi ha colpita. Dalla Lombardia, che è l’epicentro dell’emergenza, mi aspettavo una maggior reattività. Non so se sia per colpa della Regione o del Governo ma le autorizzazioni tardavano ad arrivare e quindi ci siamo rivolti ad un centro diagnostico fuori regione”.
Ovviamente sono stati adottati tutti i DPI previsti dai decreti per garantire una ripartenza in sicurezza. Gli spogliatoi sono rimasti chiusi, come pure la mensa, per ridurre al minimo le possibili occasioni di contagio. Inoltre sono stati creati un ingresso e un’uscita separati, mentre le postazioni di lavoro sono organizzate in modo da garantire per tutta la giornata le distanze di sicurezza.
“Abbiamo creato anche un servizio di messaggistica via sms con tutti i nostri dipendenti, per consentire comunicazioni in tempo reale, soprattutto per quelle di emergenza. Questo consente al nostro personale di produzione di essere informato immediatamente dello stato delle cose e di quello che accade, senza doverlo leggere al mattino sulla bacheca aziendale. Questo servizio evita anche il rischio di assembramenti… Abbiamo inviato un messaggio a tutti i nostri collaboratori invitandoli ad attrezzarsi con la colazione al sacco, che grazie alle splendide giornate di questi giorni possono consumare all’aperto. Ci stiamo organizzando anche con il gestore della mensa per fornire a partire dai prossimi giorni dei panini…”.
Anche per i visitatori, che ovviamente devono indossare i Dpi previsti, è stato predisposto un percorso protetto e inoltre hanno disposizione servizi igienici riservati. Insomma, nulla è stato lasciato al caso.
L’azienda, specializzata nella produzione di carrozzerie di alta qualità, ha per clienti le più importanti case automobilistiche europee e non solo. Si tratta di aziende la cui attività è legata a doppio filo alla fornitura delle scocche da parte della Fontana Group. Il blocco della produzione dell’azienda di Calolziocorte avrebbe quindi potuto avere pesanti ricadute sui clienti con conseguenze occupazionali imprevedibili. Per questo è stato vitale ripartire appena possibile.
“I nostri clienti sono in parte italiani e stanno quindi riaprendo con noi. Ad esempio la Ferrari, per fare un nome, sta riavviando la produzione con le nostre stesse tempistiche e dobbiamo garantire loro le scocche per le linee di assemblaggio, evitando ritardi o interruzione della produzione. Per quanto riguarda la Germania e l’Inghilterra, apriranno nei prossimi giorni… In qualche modo siamo allineati con i nostri clienti per non creare problemi di produzione. Inoltre abbiamo anche dei contratti da rispettare che ovviamente non contemplavano fermi o interruzioni nelle consegne a causa di pandemie…”.
L’azienda ha uno stabilimento in Romania e uno in Turchia. Quindi dal quartier generale di Calolziocorte, si sono trovati a gestire l’emergenza Coronavirus su tre diversi fronti.
“In Romania e in Turchia l’emergenza Covid-19 ha avuto una diffusione molto diversa rispetto al nostro Paese. Anche lì ovviamente sono stati imposti i Dpi ma l’attività non è mai stata sospesa. Nei plant all’estero realizziamo gli stampi per le produzioni e non avendo interrotto l’attività riusciremo ad evitare ai nostri clienti di dover posticipare il lancio sul mercato delle nuove vetture…”.
Quindi tutto sommato il bilancio della prima giornata della Fase Due possiamo dire che sia stato positivo?
“Siamo felici di essere ripartiti anche se un po’ dispiaciuti perché ancora una volta in tutta questa vicenda il Governo si è dimostrato distante dall’esigenze dei cittadini: penso agli operatori sanitari in primis, ai comuni cittadini ma anche agli imprenditori. Non trovo giusto che debba essere sempre il singolo a salvarsi da solo. Tanto e quanto si chiede e pretende giustamente alle nostre aziende, anche in termini di sicurezza, ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso dallo Stato e dalla regione. Invece ancora una volta siamo stati lasciati soli abbiamo dovuto preoccuparci noi della salute delle nostre persone. Sono preoccupata dal tasso di contagio che è ancora a livelli elevati… Forse anche la riapertura andava gestita in modo diverso. Le aziende e l’economia dovevano riaprire e sono sicura che lo hanno fatto in modo responsabile proteggendo i loro collaboratori, mi chiedo invece chi controlla quello che avviene sui mezzi pubblici e in giro. Per le visite ai parenti si poteva aspettare ancora, oggi la tecnologia riduce anche questo tipo di distanze. Se volevano concedere questa libertà dovevano presidiare questo momento con maggiori controlli ma anche sottoponendo i cittadini ai test come è stato fatto in Veneto. Ho una grandissima stima del governatore Zaia, per come ha saputo gestire l’emergenza nella sua regione. Ancora una volta dobbiamo contare sul senso di responsabilità dei singoli cittadini… e spero che tutti si mettano una mano sulla coscienza. Ora vedremo cosa succederà nei prossimi quindici giorni…”.
Infine il pensiero e la preoccupazione vanno ancora per quegli uomini della ”squadra Fontana” risultati positivi ai test sierologici. In attesa dell’esito dei tamponi, non si può fare altro che tenere le dita incrociate.
Angelo Baiguini