Re-Move Lecco: tre giovani ingegneri ridisegnano l'area tra la Meridiana, il Ferrhotel e piazza Sassi, riconnettendo la città

Da una tesi di laurea di alcuni studenti del Politecnico lecchese spunta un’ipotesi di intervento urbanistico ed edilizio per quello che potrebbe essere definito l’autentico completamento di un’area centrale della città: quella compresa tra la Meridiana, la stazione con lo scalo ferroviario, la piazza Sassi.

Il Ferrhotel attuale e quello immaginato dai firmatari del progetto

I lecchesi di mezza età ricorderanno. C’era una volta il tapis roulant tra la piazza Sassi e quell’area che non era ancora il centro della Meridiana, ma il cosiddetto ex Caleotto, capannoni secolari e simbolici da abbattere per lasciare il posto al futuro della città. Su quell’idea – il tapis roulant appunto – si fecero polemiche e ironia. Si era alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso (l’avvio dell’abbattimento della storica acciaieria lecchese è dell’aprile 1989; due anni dopo, la demolizione della torre dell’acquedotto). E fu, invero, il tormentone di una sola stagione. Perché, strada facendo, del tapis roulant non si parlò più: doveva essere il collegamento tra la Meridiana e il centro cittadino passando sotto i binari del treno, uno dei raccordi tra le parti della città tagliata in due dalla ferrovia (cruccio antico che periodicamente torna alla ribalta politica). L’idea si perse nelle more delle diverse modifiche al progetto dell’area dismessa apportate nel corso del tempo. Per un momento, fece capolino anche l’ipotesi di una passerella sopraelevata. Pure di questa non si fece nulla. Così come accantonata fu anche la realizzazione della stazione degli autobus proprio nei parcheggi interrati della Meridiana. Che il tapis roulant avrebbe collegato quindi all’altra stazione, quella dei treni. Pollice verso dai vigili del fuoco: troppo pericoloso tutto quel movimento di bus sotto terra.

Ilaria Mularoni, Giacomo Sarra e Giulia Citterio

Così, il ridisegno dell’area della vecchia ferriera – con il complesso della Meridiana inaugurato nel 1999 – ha finito con il mancare alcuni dei suoi obiettivi. A cominciare dal parco sotto le torri annunciato come il più grosso polmone della città e che oggi altro non è che verde ornamentale; per continuare con i raccordi tra le due parti della città rimasti la via Carlo Porta con il camminamento in riva al Caldone e il sottopasso pedonale di via Balicco. Con alcuni scorci più da periferia urbana cha da cuore della città. E, dulcis in fundo,  il terminal dei bus rimasto nel libro dei sogni.
Ora, su quei discorsi rimasti in sospeso da ormai una trentina di anni si collega “Re-Move Lecco. Progetto di rigenerazione urbana dello scalo ferroviario di Lecco. Recupero e ampliamento dell’edificio ex Ferrhotel”. E’ redatto da tre studenti del Politecnico di Lecco per loro tesi di laurea quinquiennale in ingegneria edile-architettura: Giulia Citterio di Bergamo, Ilaria Mularoni di San Marino e Giacomo Sarra, lecchese di Costa Masnaga.

Il logo del progetto e sotto i tre neoingegneri Giacomo Serra, Giulia Citterio e Ilaria Mularoni

Il lavoro riguarda sostanzialmente tre aree. Quella della Meridiana, appunto, quella del Ferrhotel e dei binari dell’antistante scalo ferroviario, infine la piazza Sassi. Ha preso le mosse dai piani urbanistici preesistenti, ma anche dai desideri dei cittadini raccolti attraverso appositi questionari distribuiti alla biblioteca civica o in stazione ai pendolari. Obiettivo, appunto, il raccordo tra le due parti della città ispirandosi proprio al quasi epico tapis roulant trasformato in questo caso in una passerella ciclopedonale sopraelevata a collegare i parcheggi della Meridiana e la piazza Sassi dove – tra l’altro – dovrebbe essere eliminato il posteggio realizzato soltanto l’anno scorso. Con buona pace dell’assessore ai lavori pubblici Corrado Valsecchi, costretto a rivedere i disegni per l’insurrezione in difesa dell’olmo in procinto di essere abbattuto. La pista ciclopedonale sarebbe collegata alla viabilità ordinaria con rampe elicoidali che dovrebbero diventare un sorta di simbolo di riconoscimento della città, un vero e proprio marchio.


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Il render di progetto

In quanto allo scalo ferroviario, il progetto dei neoingegneri prevede un vero e proprio parco urbano “adesso – si sottolinea - assente a Lecco” che sarebbe diviso tra una parte di verde pubblico e una parte destinata a orti urbani andando a degradare verso il Caldone con una grande gradinata verde così da valorizzare anche quell’angolo particolarmente suggestivo ma un po’ lasciato a se stesso e ancora un po’ spauracchio per frequentazioni poco rassicuranti.
Inoltre, rispunta anche la stazione dei bus che potrebbe essere interrata sempre nell’area dello scalo ferroviario. A filo terra, sul tetto del terminal, campi sportivi.

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Infine, la riqualificazione della palazzina del Ferrhotel che ora ospita qualche ufficio e che nei mesi scorsi è stata alloggio per alcuni profughi prima che il ministro degli Interni Matteo Salvini smantellasse la rete di accoglienza diffusa. Al piano basso, la tesi propone di realizzare una “velostazione”, vale a dire un parcheggio per biciclette a disposizione dei pendolari ma anche un centro di noleggio e riparazione. Quindi, bar e ristorante, ma anche una struttura alberghiera con camere tradizionali ma anche camere in affitto per periodi più lunghi, zone e spazi comuni come una cucina, sale conferenze, palestra. La sola palazzina del Ferrhotel non sarebbe sufficiente o ospitare tutto, il progetto prevede anche la realizzazione di un nuovo edificio annesso che tra l’altro potrebbe anche ospitare spazi viaggiatori e ambienti polifunzionali (coworking o studio collettivo o individuale).
Dario Cercek
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