Chiuso: 'speriamo che i tecnici non ci abbiano fregato'. I dubbi sull'autorizzazione per il deposito di inerti nella ex cava

La cava di Chiuso
“In merito al parere non favorevole espresso dal Comune di Lecco - si legge nel verbale della Conferenza dei servizi del 18 maggio scorso presieduta dal dirigente alla Viabilità e alle infrastrutture della Provincia di Lecco, Angelo Valsecchi - alcuni aspetti evidenziati riguardano porzioni di area esterne al perimetro dell’impianto di gestioni rifiuti, e pertanto non risultano attinenti od ostativi alla realizzazione del progetto. Riguardo agli altri aspetti - essi sono, continua Valsecchi - costituiti da valutazioni soggettive e non tecnicamente motivate, e pertanto non possono costituire motivi per il diniego all’istanza”.
Ma che cosa diceva quel parere “soggettivo e immotivato”, non degno, secondo la Provincia, di essere considerato ai fini dell’autorizzazione o meno dell’impianto? Partiamo dagli aspetti che avrebbero riguardato “porzioni di area esterne al perimetro dell’impianto di gestioni rifiuti”. Il dirigente della Provincia intende alcuni elementi rilevati dal Comune di Lecco, insieme alla Polizia locale comunale e alla Polizia provinciale, in occasione di un sopralluogo scattato a seguito di un esposto presentato lo scorso 30 gennaio. Durante l’ispezione erano stati individuati dei manufatti di nuova costruzione, realizzati senza permesso, per i quali il 14 febbraio è stata emessa un’ordinanza di demolizione; un secondo procedimento avviato il 19 febbraio prevede misure interdittive all’utilizzo della struttura di 44,5 metri per 17, parzialmente costruita dopo che il Pgt approvato nel 2015 ha trasformato l’area da produttiva a residenziale e lasciata incompiuta, utilizzata oggi come posteggio per i camion. È stata poi rilevata all’interno dell’area la presenza di due tettoie presumibilmente in amianto, che non risultano censite nel registro dell’Ats Brianza. Anche in questo caso è stato avviato un procedimento di accertamento finalizzato all’applicazione di un’eventuale sanzione. Infine viene fatto presente che durante il sopralluogo si è constatato l’intubamento del torrente Rondalascio nella parte Nord della proprietà in una zona ricavata dal bosco e utilizzata come piazzale di manovra e deposito. Ne è nato un altro procedimento per l’accertamento della legittimità da parte della proprietà Pozzi dell’occupazione di area demaniale. Questi gli aspetti del parere del Comune di Lecco che, non riguardando strettamente la porzione di area interessata dalla costruzione dell’impianto per lo smaltimento dei rifiuti, sarebbero non attinenti né ostativi.
Passiamo alle valutazioni che sarebbero “soggettive e non motivate”. Gilardoni, per quando riguarda lo smaltimento delle acque meteoriche, prende atto nel documento del parere positivo per lo scarico nella fognatura pubblica espresso da Lario reti holding nel 2018, gestore del servizio idrico, segnalando però che il dimensionamento della vasca di laminazione non è a norma con quanto previsto dal Regolamento regionale numero 8 dello scorso anno. Rispetto al “verde” viene ribadito che l’intervento chiesto da Pozzi interessa la porzione di area individuata dal Pgt come Verde ecologico territoriale (Vet) che sarebbe da recuperare ambientalmente con un apposito progetto di ingegneria naturalistica. Invece gli interventi sul suolo previsti dal progetto comportano l’abbattimento di alberi e la compromissione del verde, in particolare a ridosso della strada che dovrà essere percorsa da veicoli di grandi dimensioni. Anche per quanto riguarda la dispersione e la ricaduta di polveri e il rumore che deriveranno dalla nuova attività si stoccaggio dei rifiuti, il Comune di Lecco ritiene che non siano compatibili per un’area, come la via ai Molini, classificata come “prevalentemente residenziale” e come le vicinanze immediate che costituiscono un “vecchio nucleo storico”.
Infine, secondo i tecnici del Comune, l’aumento del traffico di automezzi che comporterà l’autorizzazione, su una strada periferica e stretta come via ai Molini, “rappresenta una notevole criticità”. Tutte queste ragioni, considerate non sufficientemente valide dalla Provincia, hanno portato il Comune di Lecco a stabilire che l’autorizzazione richiesta da Pozzi, che avrebbe comunque la notevole durata di dieci anni, ha caratteristiche tali “da compromettere la qualità globale dell’ambiente a livello locale”.

Alberto Pozzi, Claudio Usuelli e Virginio Brivio
la sera del confronto a Chiuso
la sera del confronto a Chiuso
Le motivazioni addotte dai tecnici, sarebbero per Pozzi “degli escamotage per trovare delle cose che non vanno bene”: “L’intubamento non lo abbiamo fatto noi, è stato un lavoro realizzato dal provveditorato quando ha sistemato la cava, noi lo abbiamo solo ereditato, la tettoia invece era già stata controllata negli anni ’70 o ’80, ma non c’è problema a sistemare quelle cose che non sono a norma, questo non è però un motivo per bocciare il nostro progetto”.
Anche rispetto al rapporto con gli abitanti del rione Pozzi è abbastanza sereno: “Le persone pratiche e con un’esperienza tecnica hanno capito che nel deposito non c’è niente di anomalo né pericoloso per il quartiere. Chi mi conosce mi ha sostenuto e anche con qualcuno di quelli che hanno firmato la petizione contro il mio progetto mi sono confrontato e ho spiegato bene di cosa si trattava. Io credo che sia stata fatta firmare la petizione a persone che non erano consapevoli di quello che stavano sottoscrivendo, che qualcuno sia stato un po’ raggirato. In ogni caso io sono un privato e nella mia area posso decidere di fare quello che voglio nel rispetto delle norme: i tecnici di tutti gli enti coinvolti hanno fatto le loro valutazioni per due anni, mi hanno dato diverse prescrizioni e l’autorizzazione dimostra che ho fatto tutto seguendo le regole, infatti i tecnici, che non ragionano con le logiche politiche, mi hanno dato ragione. Mio papà mi ha insegnato che chi percorre la strada sbagliata arriva a precipizio da solo: è stata una procedura lunga, ma alla fine abbiamo avuto l’autorizzazione, sono più contento a livello di principio che non a livello lavorativo”.
Per il Comune di Lecco non è ancora detta l’ultima parola però. “La procedura è molto tecnica e spero che i tecnici non ci abbiano fregato”, fa una battuta il sindaco Virginio Brivio “a caldo”, ancora prima di ricevere e analizzare l’autorizzazione rilasciata dalla Provincia alla Pozzi Strade. "Noi avevamo il dubbio che la richiesta tecnicamente avesse qualche fondamento, per questo nella delibera del Consiglio comunale avevamo proposto delle clausole da rispettare nel caso l’opera fosse stata autorizzata contro il nostro parere. Mi spiace sia stata interpretata come elemento di debolezza”.
La questione per Brivio è molto chiara e riguarda il cambio di progetto in corsa che avrebbe permesso alla Pozzi Strade di ottenere l’autorizzazione: “Non è irrilevante, noi abbiamo esaminato un determinato progetto e se il progetto è stato modificato, doveva essere portato a conoscenza di tutti e del Comune in primis. Se è stato un escamotage tecnico per noi sarebbe inaccettabile: se Pozzi ha interloquito con la Provincia, questo doveva essere reso noto prima della conferenza dei servizi, perché avrebbe potuto portare ad una rivalutazione che compete ai singoli enti coinvolti”.
Il sindaco non è convinto neanche delle motivazioni addotte da Villa Locatelli per bypassare le osservazioni del Comune: "Può una procedura tecnica essere così specifica da non considerare il contesto? Se io ho una destinazione di un certo tipo non posso partire sapendo che ho un vicino di casa che fa tutt’altro in quel contesto. Dovrebbe essere una valutazione che fa il Comune questo, non certo una conferenza di servizi”. Per come stanno le cose adesso infatti, paradossalmente non sarebbe neanche necessaria una variante al Pgt, motivo per cui era stato coinvolto il Consiglio comunale: “La Provincia dice che il deposito di rifiuti non è interno al’Ambito di trasformazione urbana (Atu) previsto nel Pgt ma ‘è lì vicino’. Mi sembra un po’ sommario affermare in maniera perentoria che un’area si trova fuori o dentro il perimetro dell’Atu. Così facendo il pare del Comune è stato anestetizzato, è stato ridimensionato, si è spostata di qualche metro l’opera e le nostre valutazioni urbanistiche sono diventate non più rilevanti, ma questo va approfondito”.
I prossimi passi, da parte della giunta, saranno quelli di coinvolgere la commissione capigruppo e il Consiglio comunale, per valutare la situazione e condividere una strategia, che potrebbe anche prevedere il ricorso agli strumenti che mette a disposizione in questi casi il diritto amministrativo. Nel frattempo le autorità competenti continueranno a vigilare affinché tutte le violazioni evidenziate dal sopralluogo vengano ripianate dalla Pozzi Strade.
Manuela Valsecchi