Maglioni Rossi in piazza Garibaldi: i Ragni rivivono un anno

Saranno anche cambiati i tempi ma i Ragni sono i Ragni e ieri sera – giovedì 3 settembre – piazza Garibaldi era gremita per l’ormai tradizionale serata con i Maglioni Rossi che hanno presentato il bilancio dell’ultima stagione alpinistica. Tanta gente in piedi e non soltanto per le sedie lasciate vuote dalle norme anticovid.

Una serata velata anche di tristezza per i lutti che negli ultimi mesi hanno colpito il gruppo alpinistico e in particolare il suo presidente Matteo Della Bordella: in maggio, infatti, era morto Matteo Bernasconi, 38 anni, travolto da una slavina in Valtellina e all’inizio di agosto invece perdeva la vita sulle Grandes Jorasses al Monte Bianco Matteo Pasquetto, 25 anni,  che, assieme proprio a Della Bordella e a Luca Moroni, aveva appena aperto una nuova via. Bernasconi e Pasquetto erano inseparabili compagni di arrampicata del presidente dei maglioni rossi.

Ed è stato toccante il filmato sulla conquista della Guglia Standard in Patagonia: la voce fuori campo era proprio quella di Pasquetto a raccontare il ripiego su quella cima minore dopo che il maltempo aveva impedito l’assalto al Cerro Torre con la convinzione – il commento del rocciatore scomparso – che su quella parete prima o poi avrebbero messo le mani. Tutti in piedi, dunque, per un minuto di silenzio, a ricordare Bernasconi e Pasquetto, ma anche di altre tre “ragni”: Agostino Castagna, morto in giugno a 89 anni;  Giovanni Carcianiga, scomparso all’inizio di agosto a 93 anni; Luciano Riva, spentosi il 1° settembre a 93 anni. E alla fine un applauso che il conduttore della serata, il “ragno” Matteo De Zaiacomo, ha voluto fosse più forte, fortissimo «affinchè potesse essere udito fin lassù….».

Virginio Brivio e Matteo Della Bordella

Inoltre, Luciano Riva è stato ricordato anche dal sindaco Virginio Brivio, intervenuto per il saluto della città agli alpinisti-simbolo, che ha detto come sia morto proprio nel giorno in cui il Comune varava il progetto per l’illuminazione del campanile, un progetto per il quale Riva aveva insistito a lungo, giudicando inconcepibile che la sera non si potessero leggere le ore del “matitone”.
Poi, la serata, che ha condotto appunto De Zaiacomo.

Dimitri Anghileri

Si è partiti dal Kirghizistan dove Dimitri Anghileri, Mirco Grassi e Matteo Motta si sono avventurati nella valle dell’Ak-su percorrendo una delle  vie più belle che è la Perestroika Crack e aprendo una via che hanno chiamato Rocket Donnkey in onore di uno degli asini con i quali trasportavano attrezzature e viveri, «un asino supersonico».

Maurizio Tasca

Luca Schiera

Il filmato successivo ha posto l’attenzione al progetto di valorizzazione falesie con Simone Pedeferri, Maurizio Tasca e Luca Schiera, impegnati a richiodarne una ormai malmessa a Stilo in Calabria, chiamati proprio dagli appassionati locali.
E quindi la Patagonia, con la quale ormai, l’alpinismo lecchese ha stretto un legame da decenni e che vede oggi erede di tanti miti locali proprio Matteo Della Bordella, innamorato di quei luoghi «nei quali tornerò sempre». L’obiettivo era una nuova via sul Cerro Torre, poi abbandonato a causa del maltempo con la decisione di rifarsi con la “minore” Guglia Standard. In quell’impresa, con Della Bordella, c’erano proprio Bernasconi e Pasquetto.

Matteo Della Bordella

Con l’occasione sono state presentate due iniziative di solidarietà: una, “Per Berna” a favore della figlia Kiki: «Quando parlava di lei gli brillavano gli occhi. Quando eravamo in Patagonia e poteva parlarle non le staccava gli occhi di dosso»; l’altra è la “Casa Matteo” a Varese, in ricordo di Pasquetto: si tratta di una struttura destinata ad accogliere i neomaggiorenni in uscita dalle Case-famiglia per offrire loro supporto nel reinserimento.
Nella stessa Patagonia, da registrare inoltre l’ “esplorazione” dello Hielo Norte da parte di Luca Schiera, Paolo Marozzi e Giacomo Mauri, ma anche l’ascesa al Fitz Roy di Luca Moroni e Leo Gheza.

Matteo De Zaiacomo

Attenzione quindi spostata, per l’ultimo filmato presentato, all’Himalaya e all’avventurosa conquista, esattamente un anno fa, del Baghirati IV, 6193 metri, in India. Protagonisti Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Matteo De Zaiacomo. Ci avevano già provato nel 2015 ma erano stati respinti. Ci sono tornati lo scorso anno con un primo tentativo andato a vuoto e poi la voglia di mollare tutto e tornarsene a casa quando – proprio il 3 settembre - «una frana gigantesca con massi grandi come autombili» è precipitata proprio lungo la verticale di salita scelta dai tre “ragni” per la salita: «Stavamo già preparando gli zaini per andarcene. Poi, la mattina, è bastato uno sguardo per cambiare idea». Un altro tentativo andato a vuoto e infine la decisione di salire “in velocità”, vale a dire senza la zavorra di zaini e borse varie: partenza di notte e un’arrampicata continua per 22 ore. Alle 23 del 15 settembre, la conquista della cima: «Di solito, in vetta, si scatta una foto e invece eravamo su al buio a gridare come ubriachi in un parcheggio».

De Zaiacomo, inoltre, ha ricordato come in quell’impresa fossero stati accompagnati da suo papà: «Il giorno previsto per il rientro, mio padre è salito al campo base e non ha trovato nessuno e in parete non c’era nessuno perché noi ormai eravamo passati dall’altra parte. I casi erano due: o ce l’avevamo fatta o eravamo caduti tutte e tre ai piedi della parete. Per accertarsene, papà ha dovuto salire su una morena e guardar giù».
D.C.
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