Lecco, ASPPI: l’80 % degli affitti a canone concordato, serve una politica dell’abitare. 3.168 sfratti dal '02, il 49,7% morosi

Lecco maglia nera per la redditività degli affitti? Non proprio.
Il presidente dell’ASPPI (Associazione Sindacale Piccoli Proprietari Immobiliari) Enzo Bergamaschi fa chiarezza in merito ai dati pubblicati il 12 gennaio da Il Sole 24 Ore, che indicava nella città di Lecco la peggiore, sull’intero territorio nazionale, con un ritorno annuo sul capitale investito da chi affitta che va da 2,25% (cedolare) all’1,45% (prelievo ordinario), inferiore dunque rispetto alla media nazionale del 2,61% annuo e del 1,78%.

Marco Possenti e Enzo Bergamaschi

“Non critichiamo i dati esposti, è certamente vero che la redditività degli affitti è bassa e i costi per i piccoli proprietari sono elevati, ma su questa questione si è creato un dibattito politico e istituzionale che non tiene conto di alcuni fattori” ha spiegato Bergamaschi, unitamente al segretario Marco Possenti.
“A Lecco infatti, al contrario di Milano ad esempio, il canone a libero mercato rappresenta solo il 20 – 30% dei contratti di affitto sottoscritti, che presentano tassi di redditività pari a quelli indicati sul quotidiano. Ma il 70 – 80% dei contratti è a canone concordato, con tassi pari a 2,33% (cedolare) e 1,72% (prelievo ordinario). Qui in città, cioè, il canone concordato è inferiore del 17% rispetto a quello libero. Questo grazie ad un accordo territoriale valido in tutta la Provincia, sottoscritto tra associazioni di proprietari e inquilini”.

A Lecco città sono 14.199 le abitazioni di proprietà abitate (dati censimento 2011), 4.778 quelle in affitto abitate, 1.287 quelle concesse con altre modalità come comodato gratuito e usufrutto.
Dei 3.500 circa proprietari di case affittate, nel corso del 2013 in 1.344 hanno optato per un contratto a canone concordato, presentando in comune la richiesta per l’agevolazione sull’IMU.
In totale la riduzione IMU è stata di 240.000 €” ha spiegato Enzo Bergamaschi. “Prevediamo che nel 2014 ci sarà una vera a propria corsa a contratti di affitto di questo tipo. Nel 2014 ne sono stati sottoscritti circa 450 dall’ASPPI, per il 2015 ne prevediamo 2.500”.
Uno dei problemi maggiori sul fronte affitti, che riguarda il nostro territorio come l’intero Paese, è quello degli inquilini che non pagano. “Non si può ridurre tutto alla crisi economica, è necessario che anche a Lecco si sviluppi una politica dell’abitare, che le istituzioni se ne facciano carico” ha sottolineato il presidente ASPPI.
In Provincia di Lecco nel 2013 sono stati eseguiti 351 sfratti, di cui 157 - 44,7% - per morosità (le segnalazioni per questa problematica ammontavano però a 265). Dal 2002 al 2013 sono 3.168 gli sfratti eseguiti, di cui 1.576 (49,7%) perché gli inquilini non pagavano.

Questi dati, da cui emerge che ogni anno si effettuano in media 200 sfratti di cui un centinaio per morosità, fanno emergere un problema profondo e di carattere sociale oltre che economico.
“Gli sfratti eseguiti corrispondono a situazioni famigliari critiche. Questa situazione viene affrontata dal punto di vista sociale, ma a Lecco per risolverlo servono politiche per l’affitto e l’abitare, altrimenti tra 10 o 20 anni la città sarà inospitale e inabitabile” ha spiegato Bergamaschi. “C’è tutta una fascia di famiglie che ha diritto ad abitare in abitazioni di edilizia convenzionata, e un’altra fascia che invece può permettersi l’affitto a libero mercato. Ma un terzo gruppo di persone, intermedio tra queste due situazioni, si trova in forte difficoltà. Servono politiche per loro, come l’housing sociale, ma anche per i piccoli proprietari immobiliari. Si tratta di ex commercianti o artigiani, che posseggono un massimo di 4 - 5 unità immobiliari, rappresentanti del ceto medio”.
Calcolando i 157 sfratti per morosità eseguiti nella nostra Provincia nel 2013, in un anno i proprietari immobiliari hanno perso 1.522.900 € di reddito per il mancato pagamento del canone di locazione, calcolando anche le spese legali derivanti dalla procedura.

Non fa eccezione il mercato immobiliare dell’affitto alle attività commerciali, che risulta bloccato. “Alcuni proprietari riducono il canone di affitto perché si rendono conto delle difficoltà economiche delle attività, e cercano di non perdere l’affittuario perché trovarne un altro risulta molto complesso” ha spiegato Bergamschi. Una situazione ben visibile nelle serrande abbassate di tanti negozi. 
“Nel lecchese in generale gli sfratti aumentano, la società sta cambiando ed è necessario pensare ad una “politica dell’abitare” per poter rispondere nel modo adeguato”.
I problemi non mancano, ma Lecco non è la maglia nera d’Italia. 
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