Valmadrera intitola a Carlo Maria Martini il lungolago di Parè. Rusconi: 'Le sue parole continuano a interrogarci'

Sferzanti raffiche di gelido vento hanno accompagnato l’inaugurazione, a Valmadrera, del nuovo parco urbano di Parè e l’intitolazione al cardinale Carlo Maria Martini della strada che, costeggiando il lago, attraversa tutta l'area verde.
Presenti tutte le autorità della città, a cominciare dal primo cittadino Antonio Rusconi, insieme a monsignor Erminio De Scalzi, che è stato il primo segretario di Martini, e a Giovanni Facchini Martini, nipote del cardinale.

“Intitolare una nuova strada – per altro particolare perché parte dalla casetta degli Amici di Parè, percorre tutto il nuovo parco e accompagnerà la nuova zona turistica lungo la prevista ciclopedonale fino al comune di Malgrate – vuol dire dare un significato, ricercare un senso; come ogni viaggio, ogni via è metafora della ricerca del senso della vita” ha commentato il sindaco Antonio Rusconi. “La scelta unanime della Giunta e il consenso dei capigruppo sulla figura del cardinale Carlo Maria Martini è un invito a riconoscere nel tempo che viviamo parole e riflessioni che continuano a interrogarci. Penso alla capacità di distinguere ciò che è essenziale da quello che può essere meno importante, penso alla lungimiranza della cattedra dei non credenti, al bisogno di dialogo tra pensanti, alla casa della carità, penso a quanti, fra i giovani di allora, furono attratti dal convegno Farsi Prossimo, all’intuizione delle scuole di sociopolitica. Così abbiamo pensato che il richiamo del nome del cardinale Carlo Maria Martini, su quel ramo del Lago di Como, favorisse un pensiero che aiuti a unire, solleciti il dialogo e la riflessione a credenti e non credenti, o meglio ai pensanti come amava lui dire, e faccia nascere – conclude Rusconi – una risposta alle inquietudini dei cuori, una luce alle domande più difficili della vita”.

Antonio Rusconi, Mons. Erminio De Scalzi e Giovanni Facchini Martini

“Ringrazio l’amministrazione comunale di Valmadrera per questa decisione di intitolare una via sul lungolago al cardinale Carlo Maria Martini” ha esordito monsignor De Scalzi. “L’intestazione di una via dice quanto indelebile vorremmo che fosse il ricordo di questo grande pastore. Il cardinalato di Martini a Milano, dal 1980 al 2002, è stato tra i più significati dell’ultimo secolo per l’intensità delle sfide con cui è stato chiamato a misurarsi. Per ricordare il cardinal Martini parto da quel 3 settembre 2012, giorno in cui Milano ha dato l’estremo saluto al suo arcivescovo. Una folla immensa si è riversata in Duomo per porgere l’ultimo saluto all’arcivescovo emerito da dieci anni; tantissime persone di ogni credo, di ogni pensiero e di ogni età si sono ordinatamente messe in fila al grande portone della cattedrale attendendo a lungo, e a tratti sotto una pioggia battente, per salutare il loro cardinale. Qualcuno le ha contate in duecentomila persone, prova del tangibile amore, sincero, dei milanesi per Martini”.

“È stato descritto come un uomo del dialogo e del confronto con la modernità, come voce delle istanze più coraggiose e avanzate, ma mi piacerebbe che lo sentissimo innanzitutto come una guida spirituale” ha aggiunto De Scalzi. “Anche nei suoi pronunciamenti sul sociale, la spiritualità ritorna sovente come una delle risorse importanti per costruire il futuro della città, quel futuro che veramente ha a cuore il bene comune. Che fosse una guida spirituale lo si è capito subito il giorno del suo ingresso a Milano: era il 10 febbraio di quarant’anni fa, una giornata invernale, fredda, per me la prima come segretario del nuovo arcivescovo. Fu un ingresso singolare, mai nessun arcivescovo era entrato così: a piedi dal Castello al Duomo, tra la gente, con il Vangelo in mano. A quarant’anni di distanza, il ricordo di un vescovo che attraversa Milano con un Vangelo tra le mani è rimasto nella mente e nel cuore di tutti”.

“Grande uomo di fede, di straordinario intelletto e di singolare carisma, Carlo Maria Martini è stato capace di guardare lontano come pochi altri e per questo motivo la sua visione del presente a volte gli ha portato qualche incomprensione e isolamento. Il suo era uno sguardo sempre fiducioso, incoraggiante e mai giudicante, in dialogo con tutti, rispettoso delle persone, della loro intelligenza e della loro autonomia. Fu così che divenne punto di riferimento per tante persone, ben oltre i confini della chiesa milanese e italiana, coinvolgendo in una profonda ricerca spirituale anche numerose persone che si dichiaravano non credenti ma erano con lui interlocutori pensosi e attenti ai valori” ha concluso il monsignore.

La parola è quindi passata a Giovanni Facchini Martini, figlio della sorella del cardinale e rappresentante della Fondazione Carlo Maria Martini. “Grazie al sindaco di Valmadrera, a don Erminio e a tutti voi per essere qua” ha detto. “Io trovo sempre molto commovente quando si ricorda una persona che non c’è più. Il fatto che voi gli abbiate dedicato una strada sul lungolago significa che Carlo Maria Martini ha lasciato un segno. Molti di noi che l’hanno conosciuto si commuovono oggi nel vedere che c’è ancora tanta gente che ricorda con affetto una persona che è stata importante, un padre spirituale, ed è bello che questa famiglia allargata continui a ricordarlo. Per rendere concreta l’eredità spirituale del cardinal Martini – ha aggiunto – è quindi nata la Fondazione che io rappresento qui oggi, che ha come scopo quello di mantenere viva la sua memoria attraverso una ricerca d’archivio di tutte le tante cose che ha scritto e pubblicato, e con la pubblicazione dell’opera omnia, un grossissimo lavoro che verrà portato avanti per i prossimi trent’anni”.
Mi.C.
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