Lecco: con 'Matilde' e altre due storie di scelte, Vanda Bono porta i suoi lettori in Uruguay
«Ci sono momenti che ci portano a fare scelte difficili, ma sono scelte che vanno fatte per dare un senso alla propria vita». Scelte accompagnate da un filo di solitudine perché nelle scelte necessarie per la propria vita, in fondo, si è sempre soli.
Quello della scelta è il filo conduttore di "Matilde", il romanzo di Vanda Bono - insegnante liceale di storia e filosofia e psicologa - presentato ieri sera al circolo "Fratelli Figini" di Maggianico, romanzo che intreccia tre storie personali apparentemente lontane le une dalle altre, ma appunto legate tra loro al "dovere" della scelta.
La storia di Matilde è quella di un'orfana che finalmente riesce a lasciare la "case dei bambini" con l'affido a una madre, coronando così il desiderio di "essere scelta", espresso tempo prima assieme a una compagna mentre dal tetto dell'orfanotrofio guardavano un dirigibile volteggiare sulla città e poi scomparire nell'orizzonte. Nonostante la nuova madre avesse previsto per lei un futuro da sarta, Matilde si ribella, decide di studiare, affascinata dalla matematica «perché alla fine i conti tornano sempre.»
A introdurre l'incontro con Vanda Bono - intervistata da Anna Nozzari della libreria "Cattaneo" - è stato il presidente dell'Anpi lecchese Enrico Avagnina. Che si è soffermato proprio sulla figura di Eugenio Corti, sul "caso" degli Imi, gli internati militari italiani nei campi di prigionia tedeschi, una pagina di storia della quale si è ancora scritto troppo poco, rimanendo obliata per troppi anni. E confessando su questo tema anche la distrazione della stessa Associazione dei partigiani, «ma stiamo recuperando.»
Quello della scelta è il filo conduttore di "Matilde", il romanzo di Vanda Bono - insegnante liceale di storia e filosofia e psicologa - presentato ieri sera al circolo "Fratelli Figini" di Maggianico, romanzo che intreccia tre storie personali apparentemente lontane le une dalle altre, ma appunto legate tra loro al "dovere" della scelta.
Enrico Avagnina, Vanda Bono e Anna Nozzari
Le tre storie sono quelle dell'uruguaiana Matilde, che appunto dà il titolo al romanzo, del marinaio tedesco Hans Wilhelm Langsdorff e dell'italiano - lecchese di Rancio - Eugenio Corti. Che si incrociano a Montevideo, dove peraltro Vanda Bono è nata da madre uruguagia e padre italiano, appunto lecchese di Rancio.
La storia di Matilde è quella di un'orfana che finalmente riesce a lasciare la "case dei bambini" con l'affido a una madre, coronando così il desiderio di "essere scelta", espresso tempo prima assieme a una compagna mentre dal tetto dell'orfanotrofio guardavano un dirigibile volteggiare sulla città e poi scomparire nell'orizzonte. Nonostante la nuova madre avesse previsto per lei un futuro da sarta, Matilde si ribella, decide di studiare, affascinata dalla matematica «perché alla fine i conti tornano sempre.»
A introdurre l'incontro con Vanda Bono - intervistata da Anna Nozzari della libreria "Cattaneo" - è stato il presidente dell'Anpi lecchese Enrico Avagnina. Che si è soffermato proprio sulla figura di Eugenio Corti, sul "caso" degli Imi, gli internati militari italiani nei campi di prigionia tedeschi, una pagina di storia della quale si è ancora scritto troppo poco, rimanendo obliata per troppi anni. E confessando su questo tema anche la distrazione della stessa Associazione dei partigiani, «ma stiamo recuperando.»
Dario Cercek