La vocazione precoce, il covid 'toccato con mano' a Bergamo e l'arrivo a Lecco: Padre Vitale si racconta

«Sono un presbitero da tre soldi, non aspettatevi da me un granché»: si presenta così padre Vitale Maninetti, nuovo parroco della Comunità dei Frati cappuccini di san Francesco d'Assisi, sul Viale Turati a Lecco. Il riferimento scherzoso è a Monsignor Libero Tresoldi, a cui deve l'ordinazione sacerdotale nella Basilica di Sant'Ambrogio a Milano, il 24 giugno 1978. Dodicesimo di 13 figli, padre Vitale nasce a Clusone nella bergamasca, 67 anni fa, nel 1953.

Padre Vitale Maninetti


«Sono figlio di genitori anziani - racconta - ed anche per questo mi sono sentito molto legato alla figura di san Giovanni Battista, che è stato sempre il mio punto di riferimento spirituale. Malgrado all'epoca fosse la "star" del momento, ha saputo farsi da parte, fissando il suo sguardo su Cristo. Non tiene le persone legate a sé, ma addita Gesù, l'Agnello di Dio». Padre Vitale ha una vocazione precoce: emette la professione religiosa a soli 17 anni nel 1970, «ultimo nella storia». Nello stesso anno la Chiesa stabilì un limite di età che non consentisse il noviziato prima della fine delle superiori.
«Ho avuto la vocazione molto presto - spiega - e ho frequentato il seminario: ho studiato Lettere Classiche alla Cattolica e insegnato nel nostro Liceo di Varese. Per trent'anni sono stato formatore».
Alla Cattolica si perfeziona anche in Psicologia, materia che poi insegnerà. E poi finalmente la parrocchia e i nove anni alla guida della comunità di Casalpusterlengo in provincia di Lodi, dove sarà parroco dal 2008 al 2017, oltre che cappellano dell'Ospedale, nei reparti di Oncologia e Hospice. «Tre anni fa - continua - sono poi stato trasferito a Bergamo come Superiore di una comunità di 35 frati e lì mi sono diviso fra l'Ospedale Papa Giovanni e la cappellania del cimitero».
L'esperienza recente dell'emergenza sanitaria da Covid-19 lo tocca dunque molto da vicino, tra i confratelli ammalati da assistere e le attività del camposanto, quelle che sono rimaste negli occhi di tutti: i camion tristemente in fila e le bare, per cui quasi mancava lo spazio. «Per tutto il tempo dell'emergenza Covid - ricorda - andavo al Cimitero anche tutti i giorni, contando  il numero delle bare presenti nella nostra chiesa e rivolgendo una preghiera per tutti i defunti. Ne ho contate fino a 132 e quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo, con i camion militari che portavano via i morti a 45 per volta, le ho vissute sulla mia pelle. Anche nella mia comunità abbiamo avuto ammalati, quarantene, decessi: io però, sono sempre stato bene».
Poi, il 2 agosto scorso, la nomina come parroco di san Francesco a Lecco. «È stato un bell'impatto con una comunità piccola, diversamente da come ero abituato: qui siamo solo in quattro. Ho trovato anche una bella comunità ecclesiale, fatta di persone legate affettivamente a noi frati. C'è davvero un bel clima, è una gioia grande e non ho avuto difficoltà. Sono felice».
Bergamo è sempre nel cuore e i ricordi sono tanti: «San Francesco però ci insegna che seguire Gesù porta ad essere "pellegrini e forestieri"».

In questi primi mesi padre Vitale ha incontrato le varie realtà presenti in parrocchia, dal Consiglio Pastorale, ai gruppi caritativi e familiari, per cui esprime una certa «predilezione»: «Al momento la sfida è gestire i nuovi assetti dovuti all'emergenza, e al desiderio ma anche al timore dei parrocchiani rispetto all'incontrarsi. Per esempio, abbiamo dovuto dividere le classi di catechismo e questo comporta che i ragazzi partecipino a turno, a settimane alterne. Per il momento bisogna prendere quello che viene: un domani si potrà pensare a distinguere magari gli orari o aumentare il numero dei catechisti».
Progetti per il futuro? «Voler bene alle persone. Innanzitutto fra noi: io sono per una pastorale d'insieme. Anche in questo primo periodo in qualche occasione ho voluto proporre un'omelia a tre voci con altri fratelli, per dare segno dell'unione fra di noi. Penso anche ai laici, alla compartecipazione di tutte le realtà che operano nella parrocchia».
E l'accoglienza? «Ottima. Sono una persona timida e riservata: non irrompo mai nella vita delle persone o nelle realtà, cerco di entrare in maniera soft, come lo studio della psicologia e delle regole della comunicazione mi hanno insegnato. Non voglio essere invadente: la familiarità ha bisogno di tempo».
E di certo il tempo non mancherà: padre Vitale Maninetti dovrebbe restare a Lecco alla guida della Parrocchia di San Francesco d'Assisi per i prossimi 9 anni, la durata della nomina.
A.I.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.