Le storie di ben 402 valsassinesi internati nei lager tedeschi raccolte nel nuovo libro di Augusto Amanti e Angelo Pavoni
402 nomi. 402 biografie, poche righe che raccontano di persone in carne e ossa che hanno passato le pene dell’inferno per aver scelto la strada più difficile: dire “no” alle lusinghe delle SS naziste e della RSI, dando vita a quel fenomeno di “Resistenza passiva” troppo spesso dimenticato. Sono le storie dei 402 valsassinesi internati e deportati nei campi di prigionia e di lavoro in Germania durante la Seconda guerra mondiale, raccolte e pubblicate da Augusto Giuseppe Amanti, presidente dell’ANPI della Valsassina, insieme al suo collaboratore Angelo Pavoni, in un libro presentato ieri sera per la prima volta nella sala “Pietro Pensa” della Comunità Montana della Valsassina a Barzio.
Autori del libro, come già detto, Augusto Giuseppe Amanti e Angelo Pavoni, che si sono occupati della ricerca dei 402 nomi, della raccolta delle loro biografie, delle 250 foto e dei 180 documenti riportati all’interno del libro. Alla stesura del volume hanno contribuito anche il professor Carlo Amanti con un quadro storico del periodo e lo storico Gabriele Fontana che si è occupato della storia della Resistenza a nord di Milano, a Lecco e in Valsassina. Per la pubblicazione del libro è stato fondamentale il contributo economico del locale Lions Club.
“A spingermi a scrivere questo libro, oltre alla mia curiosità per la Seconda guerra mondiale e l’interesse per la Shoah e la Resistenza, è stato il volume ‘1935-1945: Valsassina anni difficili’ di Gabriele Fontana” ha spiegato Amanti. “Mi sono improvvisato storico dilettante e l’Archivio di Stato di Como è diventata la mia seconda casa con lo scopo preciso e limitato di riportare alla memoria i nomi e le vicende degli internati e dei deportati valsassinesi nei campi di prigionia e di lavoro in Germania. Oltre 400 giovanissimi, in molti casi nemmeno ventenni, che hanno scelto la strada più difficile, quella di dire di no alle SS e alla RSI. Questo libro non ha pretese, se non quella di esercitare il dovere della memoria”.
402 biografie, dicevamo, ma probabilmente ne mancano ancora perché è stato molto difficile recuperare tutte le informazioni e i documenti. Questi giovani erano quasi tutti soldati fatti prigionieri dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, quando si sono trovati schiacciati tra nazisti da una parte, prima compagni e poi diventati nemici, e dall’altra i nuovi alleati contro cui si sparava fino al giorno prima. Molti di questi soldati diventarono degli “sbandati”, dandosi alla macchia e venendo poi catturati e imprigionati dai tedeschi. È il caso ad esempio di Alessandro Ambrosini, l’unico ancora in vita di quei 402 nomi: classe 1923, dopo l’armistizio ha cercato di far perdere le proprie tracce venendo bloccato a Cortenova durante un rastrellamento nel 1944 e deportato in Germania. Il 27 gennaio 2020, in occasione della Giornata della Memoria, ha ricevuto la Medaglia d’Onore da parte del Presidente della Repubblica.
Nel libro di Amanti e Pavoni una sezione è dedicata alla Guerra in Grecia e ai valsassinesi che vi hanno combattuto. Poi sono elencati i nomi dei 24 abitanti della valle che vennero iscritti al Casellario Politico Centrale, ovvero l’elenco dei “sovversivi” che per un motivo o per l’altro venivano considerati nemici da parte del regime fascista. Quindi nel libro sono riportati i 7 diari di valsassinesi internati, di cui uno, quello di Domenico Gianola, è presentato in scansione del diario originale: l’esempio migliore – a detta di Amanti – per far capire davvero le drammatiche condizioni di vita dei deportati. Il libro passa poi in rassegna 180 documenti di vario titolo (lettere, passaporti, atti di notorietà e documenti militari vari) e 250 foto, raccolti grazie alla collaborazione delle famiglie e dell’Archivio di Stato. In chiusura del volume sono ricostruiti i nomi dei 224 valsassinesi caduti nel corso della Seconda guerra mondiale, con data e luogo di morte.
In chiusura della serata, oltre ai ringraziamenti di rito alle autorità e alle istituzioni con consegna del libro, Amanti ha ricordato che esiste la possibilità, e la si sta prendendo in considerazione anche in Valsassina, di chiedere risarcimenti alla Germania da parte dei parenti degli internati.
Gli autori del volume Augusto Giuseppe Amanti e Angelo Pavoni
“Valsassinesi internati nel III Reich” il titolo del volume, che nei prossimi giorni verrà portato in tour: sabato 17 ottobre, ore 15, a Introbio (PalaBaster); domenica 18 ottobre, ore 15, di nuovo a Barzio ma stavolta presso la tensostruttura in Via Provinciale; mercoledì 21 ottobre, ore 20.30, a Cassina Valsassina nell’aula civica in Piazza Comunale.Autori del libro, come già detto, Augusto Giuseppe Amanti e Angelo Pavoni, che si sono occupati della ricerca dei 402 nomi, della raccolta delle loro biografie, delle 250 foto e dei 180 documenti riportati all’interno del libro. Alla stesura del volume hanno contribuito anche il professor Carlo Amanti con un quadro storico del periodo e lo storico Gabriele Fontana che si è occupato della storia della Resistenza a nord di Milano, a Lecco e in Valsassina. Per la pubblicazione del libro è stato fondamentale il contributo economico del locale Lions Club.
“A spingermi a scrivere questo libro, oltre alla mia curiosità per la Seconda guerra mondiale e l’interesse per la Shoah e la Resistenza, è stato il volume ‘1935-1945: Valsassina anni difficili’ di Gabriele Fontana” ha spiegato Amanti. “Mi sono improvvisato storico dilettante e l’Archivio di Stato di Como è diventata la mia seconda casa con lo scopo preciso e limitato di riportare alla memoria i nomi e le vicende degli internati e dei deportati valsassinesi nei campi di prigionia e di lavoro in Germania. Oltre 400 giovanissimi, in molti casi nemmeno ventenni, che hanno scelto la strada più difficile, quella di dire di no alle SS e alla RSI. Questo libro non ha pretese, se non quella di esercitare il dovere della memoria”.
402 biografie, dicevamo, ma probabilmente ne mancano ancora perché è stato molto difficile recuperare tutte le informazioni e i documenti. Questi giovani erano quasi tutti soldati fatti prigionieri dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, quando si sono trovati schiacciati tra nazisti da una parte, prima compagni e poi diventati nemici, e dall’altra i nuovi alleati contro cui si sparava fino al giorno prima. Molti di questi soldati diventarono degli “sbandati”, dandosi alla macchia e venendo poi catturati e imprigionati dai tedeschi. È il caso ad esempio di Alessandro Ambrosini, l’unico ancora in vita di quei 402 nomi: classe 1923, dopo l’armistizio ha cercato di far perdere le proprie tracce venendo bloccato a Cortenova durante un rastrellamento nel 1944 e deportato in Germania. Il 27 gennaio 2020, in occasione della Giornata della Memoria, ha ricevuto la Medaglia d’Onore da parte del Presidente della Repubblica.
Nel libro di Amanti e Pavoni una sezione è dedicata alla Guerra in Grecia e ai valsassinesi che vi hanno combattuto. Poi sono elencati i nomi dei 24 abitanti della valle che vennero iscritti al Casellario Politico Centrale, ovvero l’elenco dei “sovversivi” che per un motivo o per l’altro venivano considerati nemici da parte del regime fascista. Quindi nel libro sono riportati i 7 diari di valsassinesi internati, di cui uno, quello di Domenico Gianola, è presentato in scansione del diario originale: l’esempio migliore – a detta di Amanti – per far capire davvero le drammatiche condizioni di vita dei deportati. Il libro passa poi in rassegna 180 documenti di vario titolo (lettere, passaporti, atti di notorietà e documenti militari vari) e 250 foto, raccolti grazie alla collaborazione delle famiglie e dell’Archivio di Stato. In chiusura del volume sono ricostruiti i nomi dei 224 valsassinesi caduti nel corso della Seconda guerra mondiale, con data e luogo di morte.
Per gli appassionati di numeri, dei 402 deportati e internati valsassinesi, il comune che ha pagato lo scotto maggiore è stato Premana, con 75 imprigionati. Seguono Barzio (43), Pasturo (41), Primaluna (38), Pagnona (35), Cremeno-Cassina-Moggio (35), Cortenova (27), Vendrogno (25), Casargo (24), Ballabio (22), Introbio (15), Margno (7), Taceno (6), Crandola Valsassina (5), Morterone (2) e Parlasco (2). In 47 non sono mai più tornati a casa. La maggior parte di loro (145) erano Alpini, 33 i civili e i restanti facevano parte dei vari corpi militari, dalla fanteria all’artiglieria, dai bersaglieri alla Guardia alla frontiera, dai Carabinieri al Genio.
Mi.C.