Lecco, sfogo di una residente per un rione abbandonato: Maggianico lasciato andare
Soffrire d’incuria, alle porte di Lecco. Il rione cittadino di Maggianico chiede aiuto a gran voce, dopo anni di proteste, lettere, lamentele. «Sono almeno dieci anni che riceviamo solo promesse – questo lo sfogo di Micaela Canali, residente – e non ne possiamo più». I racconti sembrano storie di frontiera: dai «giri» poco chiari, alla spazzatura che spunta nei luoghi peggiori, al Parco abbandonato della bellissima Villa Gomes, un tempo luogo di ritrovo per la Scapigliatura milanese.
«Il problema della Villa – racconta la nostra lettrice – è innanzitutto il cancelletto di collegamento con la stazione, che permette il passaggio all’interno dei giardini. Abbiamo notato attività poco chiare e desideriamo che la situazione venga monitorata. I controlli qui però non ci sono mai.
Per non parlare della sporcizia, del degrado, delle condizioni in cui versano i giochi». L’area destinata ai più piccoli pare non sia molto frequentata dai bambini, che al di là dell’arrivo della stagione più mite e della recente vicenda legata all’emergenza sanitaria, sembra preferiscano andare a giocare in altri luoghi: «Bambini qui non se ne vedono, nemmeno in estate e non è stato per il Covid…. Non se ne vedevano nemmeno gli anni scorsi. I giochi sono pochissimi, brutti, rotti e pericolosi».
Rotte e pericolose anche le altalene: i ferri che dovrebbero garantire la sicurezza dei bambini sono divelti, e così la gomma di appoggio. La bascula per i disabili non funziona più: «Ci sono quelli che fanno i dispetti e ci saltano sopra. Ci sono persino quelli che fanno i loro bisogni in giro, dietro le piante, o davanti alle porte dei bagni, chiusi per il Covid».
E poi cestini stracolmi, rifiuti anche sulle panchine. Il «pezzo forte» della collezione è però il ponte in legno per i giochi di equilibrio: da un lato il tetto ha un’asse mancante e altre pericolanti, e i pioli sono distrutti in gran parte. «Un bambino qui si può far male sul serio. Sono assi su cui i nostri figli dovrebbero camminare tenendosi in equilibrio, ma con la struttura ridotta in questa maniera non è sicuro, si cade. Del resto siamo ancora in ottobre e certi pomeriggi il parco sarebbe frequentabile, non fa ancora così freddo: come si può lasciare dei giochi ridotti così?».
E questa non è nemmeno l’unica difficoltà che i piccoli abitanti di Maggianico incontrano nella vita quotidiana, a partire dall’ingresso a scuola, disciplinato da un ausiliare del traffico: «L’accesso alle elementari, sia in entrata che in uscita – raccontano Micaela e un’altra residente, che si aggiunge allo sfogo – avviene oltre che da via Zelioli, anche dalla via Olivieri, che sale da Corso Emanuele Filiberto a senso unico. Lì c’è un divieto di accesso negli orari riservati ai bambini, tra le 8 e le 8.30 e le 16 e le 16.30, che non viene mai rispettato: anche il camioncino comunale dei rifiuti passa negli orari che sarebbero vietati! A questo si aggiunge che non abbiamo una cartoleria e quest’estate ci ha chiuso anche l’edicola. Per i giornali possiamo andare a Chiuso: i bambini invece, per il materiale scolastico come fanno? Qui non c’è niente!».
Ad aggiungersi alla situazione già di per sé critica che riguarda l’infanzia del quartiere, le condizioni disastrose della stradina che costeggia il Cif, il torrentello che attraversa Maggianico, dal retro dell’ufficio postale fino ad arrivare all’imbocco dello spiazzo che proseguendo conduce alla Taurus e poi alla pista ciclabile. «La strada è pericolante – sbotta Micaela – si rischia di finire in acqua, di prendersi una storta, è un covo di topi e di chissà che altro. Qui la gente che viene dal supermercato sulla provinciale passa con la spesa, è molto battuta. Andrebbe rimessa a posto e invece è lasciata andare. C’è anche un odore fortissimo e dire che siamo in città!».
Del resto alle strade più grandi non sembra andare meglio: «I passaggi pedonali sul corso non sono in sicurezza, e qui passano i camion a tutta velocità. La via Zelioli nelle ore serali è lasciata al buio, le luci sono bassissime, è illuminata solo la chiesetta di San Rocco: più in là c’è l’oratorio, e con l’inverno, che viene sera presto, i ragazzi entrano ed escono al buio: poco sopra, in via alla Fonte, abbiamo già avuto episodi di giri poco chiari, tant’è che due anni fa hanno messo le telecamere. Noi non ci sentiamo al sicuro».
A.I.